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C’è un numero massimo di defunti da poter ricordare durante la Messa?

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Antonio Rizzolo - Credere - pubblicato il 31/03/14
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Il problema sorge quando ci sono di mezzo le offerte durante la celebrazione della MessaCaro direttore, l'altro giorno era l'anniversario della morte di mia nonna, così sono andata dal parroco per far “dire una Messa”. Ma il sacerdote si è rifiutato, dicendo che quella sera c'erano già tre morti da ricordare. So benissimo che gli anniversari non hanno senso nell'aldilà e che l'efficacia della Messa per i defunti non viene meno se la celebrazione viene fatta in un altro giorno, mi chiedo però perché il sacerdote mi ha risposto in questo modo. Esistono delle regole sul numero di defunti da poter ricordare?

Antonella, Pesaro.

La tua domanda, cara Antonella, è legata al tema delle offerte per la Messa. Partiamo da alcune considerazioni di fondo: la Messa è sempre l'unico sacrificio di Cristo per tutti, il suo valore è infinito. I fedeli si uniscono a questo sacrificio attraverso la loro partecipazione e con l'offerta della loro vita. Tutti i membri della Chiesa, vivi e defunti, sono anche uniti nella comunione dei santi. I fedeli perciò possono elevare al Padre, per messo di Cristo, preghiere e richieste a beneficio di tutti, vivi e morti, e secondo intenzioni particolari. In ogni Messa, infatti, si ricordano il Papa, i vescovi, il popolo cristiano e tutti i defunti. Nella seconda preghiera eucaristia, ad esempio, così si prega il Padre: “Ricordati dei nostri fratelli, che si sono addormentati nella speranza della risurrezione e di tutti i defunti che si affidano alla tua clemenza: ammettili a godere la luce del tuo volto”. Perciò non c'è limite, di per sé, al numero di intenzioni. Il problema sorge quando c'è di mezzo un'offerta.

Da sempre, nella Chiesa, ogni fedele contribuisce alle necessità dei sacerdoti, della comunità e dei poveri attraverso le proprie offerte. Anticamente questo avveniva, al momento dell'offertorio, con doni in natura. In seguito soprattutto con un contributo in denaro. E' da qui che nasce l'offerta per la Messa. L'Eucaristia è gratis, non si paga, l'offerta è per le necessità della Chiesa. Per evitare abusi, però sono state poste delle regole.

Come leggiamo nel Codice di diritto canonico, “è lecito a ogni sacerdote che celebra la Messa, ricevere l'offerta data affinché applichi la Messa secondo una determinata intenzione”. Tuttavia “è vivamente raccomandato ai sacerdoti di celebrare la Messa per le intenzioni dei fedeli, soprattutto dei più poveri, anche senza ricevere alcuna offerta”. Il Codice poi specifica che “devono essere applicate Messe distinte secondo le intenzioni di coloro per ciascuno dei quali l'offerta, anche se esigua, è stata data e accettata”.

Cosa fare però nel caso in cui ci siano tante richieste di applicazione con relativa offerta? Il sacerdote, in via eccezionale può soddisfare a più richieste con una sola Messa, ma a due condizioni: che gli offerenti, dopo essere stati previamente ed esplicitamente avvertiti, consentano liberamente che le loro offerte siano cumulate con altre in una sola; che ciò avvenga non più di due volte alla settimana, indicando il giorno, il luogo e l'orario. Il sacerdote può trattenere per sé una sola offerta secondo la tariffa vigente in diocesi, mentre la somma residua va consegnata al vescovo. I sacerdoti che ricevono offerte per la Messa in gran numero e sanno di non essere in grado di soddisfarle possono accettarle lo stesso, per non frustrare la volontà degli offerenti, ma devono trasmetterle ad altri sacerdoti o al vescovo.

Questo sono in breve le norme generali. Ogni diocesi prevede poi disposizioni specifiche sulle tariffe, che servono a evitare che qualche sacerdote chieda un'offerta troppo alta.

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