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Imparando dall’uomo che mi ha preso a calci lo sportello dell’auto

Learning from the Man that Kicked in My Car Door Wasfi Akab – it

Wasfi Akab

Aleteia - pubblicato il 28/03/14

Un giorno verrà sottoposto al Giudizio Finale...e lo stesso vale per me

di John Cuddeback

In realtà, io non ero nemmeno lì. Mia moglie stava guidando nel centro di Washington, DC quando è successo. Il nostro Suburban del 2004 ha visto giorni migliori – vorrei che il mio reddito annuo fosse la metà del suo numero di miglia. Ma non era il danno allo sportello del passeggero ad essere così inquietante.

Avevamo finalmente trovato un pomeriggio per la tanto attesa gita di mia moglie al Museo Nazionale d’Arte. Una madre di sei figli non ha molti pomeriggi liberi. La speciale mostra d’arte bizantina è stato il motivo perfetto per una speciale fuga di mezza giornata. Io mi sarei preso il pomeriggio libero e avrei guardato i bambini a casa. Tutto era organizzato.

Mia moglie stava girando a destra. Il semaforo era rosso per i pedoni, poiché la strada in cui stava svoltando aveva il verde per i veicoli. Un uomo – vestito con cura nell’abbigliamento tecnico sempre più popolare e costoso, e con il nuovo iPhone premuto all’orecchio – aveva appena messo piede sulle strisce pedonali. La presenza della macchina di mia moglie lo ha riportato bruscamente alla realtà del suo corpo in una strada a scorrimento continuo. Ma apparentemente ignaro del fatto di trovarsi dove non doveva essere, ha selvaggiamente gesticolato con rabbia. Naturalmente i pedoni hanno sempre la precedenza, anche quando si trovano dove non dovrebbero. Ma con più macchine in avvicinamento dalla sinistra dietro di lei, mia moglie ha dovuto prendere una decisione rapida. Dal momento che l’uomo si era fermato, si è mossa di nuovo, solo per scoprire che anche lui aveva ricominciato a camminare. Mentre gli sfilava davanti, ha incominciato a imprecare e a tirare calci (forse il suo abbigliamento tecnico non era mera vanità) sulla porta anteriore del passeggero. Mia moglie non riusciva a credere a quello che era accaduto. Scioccata e confusa, si è sforzata di guidare con attenzione, cercando di vedere la strada tra le lacrime.

Immaginate di essere il marito che più tardi, quella notte, avrebbe ascoltato il racconto di questa brutta esperienza. Verrà forse apprezzato il fatto che la mia mente ha iniziato immediatamente a prendere in considerazione una serie di opzioni, tutte etichettabili come peccato di vendetta piuttosto grave. Ma un pensiero continuava a ronzarmi in testa.

Era un uomo arrabbiato. Come osa sfogare la sua rabbia su qualcuno che ha innocentemente incrociato la sua strada? Letteralmente. Capisco che tutti noi abbiamo problemi che ci fanno imbufalire, normalmente radicati nelle ferite più profonde. Ma è l’ABC dell’educazione non perdere il controllo con chi non hanno la minima colpa dei problemi che abbiamo?

Mentre stavo più o meno riuscendo a domare le inclinazioni più estreme che provavo, non potevo evitare il desiderio di vedere almeno l’uomo, per essere in grado di esprimere in qualche modo che bestia fosse stato. I miei pensieri erano rivolti al Giudizio Finale. In ogni caso, lo avrei visto allora in un contesto molto soddisfacente – quello in cui sarebbe stata resa una perfetta giustizia per ogni male, anche se egli stesso si fosse dimenticato di questa trasgressione, forse perso nel groviglio dei suoi tanti peccati.

Ho immaginato cosa gli avrei detto (come se io non avessi di meglio da fare, o di cui preoccuparmi…). Ho potuto sentire le parole che mi si formavano sulle labbra mentre camminavo verso di lui: "Tu figlio di….". E poi è successo. Era come se fossi davvero lì al Giudizio Finale, scosso dal mio universo di egocentrismo. E le parole sono state scritte per me: "Dio". "Tu Figlio di Dio".

Improvvisamente, tutto era luce e si è abbattuto su di me. Il Giudizio Finale sarà un luogo dove tutti, soprattutto Dio, pareggeranno i conti? Mi chiedo quante persone aspettano di ottenere giustizia per i mali che gli ho causato. Ma più di ogni altra cosa, è stata la condanna specifica che la mia coscienza aveva emesso su quell’uomo.

“Era un uomo arrabbiato. Come osa sfogare la sua rabbia su qualcuno che ha innocentemente incrociato la sua strada?”. Oddio. Quell’uomo sono io. Non potrebbero i miei stessi figli dirmi lo stesso? E non avrebbero forse ancora più ragione per farlo? Ho deciso di non dimenticare l’uomo che ha preso a calci lo sportello della mia auto. Forse non avrò mai più una tale opportunità di vedere svelato me stesso nel tribunale del mio stesso giudizio. Se c’è in me il buon senso di prendere a cuore ciò che ho visto, allora sicuramente c’è ancora speranza – la speranza nella Misericordia che ha creato il mondo, e ha redento il mondo, e può portare quelli come me a vedere le cose come Lui fa, se io non sono bendisposto.

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Dr. John Cuddeback, professore di filosofia presso ilChristendom College, è membro del consiglio di esperti di Aleteia e autore di Bacon from Acorns, un blog dedicato alla spesso trascurata “filosofia della famiglia”. È anche l’autore di True Friendship: Where Virtue Becomes Happiness.

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giudizio universalegiustizia
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