Alla Messa in S. Pietro il pontefice chiede di aprirsi all’amore di Dio per non diventare corrotti
Il peccato della classe dirigenziale ai tempi di Gesù è stato quello di essersi allontanati dal popolo, troppo chiusi in se stessi e nelle lotte interne di partito. Così il cuore di queste persone si è indurito tanto che era impossibile per loro sentire la voce del Signore e con il tempo scivolare nella corruzione è stato facile. Lo ha detto Papa Francesco ai 492 esponenti delle due Camere del Parlamento italiano riuniti in S. Pietro per la messa mattutina delle 7, traslocata in questa occasione da S. Marta.
C'erano, tra gli altri, i due presidenti della Camera e del Senato, Laura Boldrini e Piero Grasso, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio e i ministri Alfano, Boschi, Giannini, Lorenzin, Lupi, Madia, Pinotti e Orlando ad ascoltare Papa Francesco dall'altare della Cattedra di S. Pietro. Una omelia, quella di Bergoglio, tutta centrata sulla prima lettura del giorno – tratta dal libro di Geremia – ma che interpellava l'attualità. Forse perchè, come ha rilevato Papa Francesco, "l'uomo nella storia è sempre lo stesso" e il profeta Geremia dà voce al "lamento di Dio" verso una generazione che ha indurito il suo cuore e non ascolta il messaggio della salvezza.
C'è una lunga storia di infedeltà del popolo a Dio che non ascolta i messaggeri – i profeti – che lui invia e si ripropone anche con Gesù. I farisei, i sadducei, i dottori della legge, cioè la classe dirigenziale dell'epoca, spiega il Papa, dice che Gesù deve essere "un soldato di Beelzebul o della cricca di Satana" per giustificarsi dell'incapacità di dargli ascolto.
"Erano chiusi – ribadisce il pontefice – lontani dal popolo" che rimane abbandonato tanto che "Gesù si commuove e va dai poveri, dagli ammalati, per guarirli". "Tutti siamo peccatori – sottolinea il Papa – ma queste persone da peccatori sono scivolati, sono diventati corrotti. Ed è difficile che un corrotto torni indietro. Il peccatore, sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose". "Gesù con la sua semplicità – afferma Bergoglio – dava fastidio e per questo si convincono di doverlo uccidere. E' meglio, dicono, che uno solo muoia per il popolo".
Sono persone che "hanno sbagliato strada e hanno fatto resistenza alla salvezza. Da una teologia della fede sono passati a una teologia del dovere. Bisogna fare questo, bisogna fare quello. Gesù li chiama ipocriti, perchè addossano sulle spalle dei fratelli pesi che loro non toccano nemmeno con un dito". Tutti loro "hanno rifiutato l'amore del Signore e il rifiuto li ha messi fuori dalla dialettica della libertà che offriva il Signore per passare a una logica della necessità dove non c'è posto per Dio: si deve fare, si deve". "Sono diventati comportamentali – insiste il Papa -. Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini. Gesù li chiama 'sepolcri imbiancati'. Questo è il dolore del Signore, il dolore di Dio, il lamento di Dio".
Tutti siamo chiamati ad aprirci a Dio perchè lui ama tutti: è questo il richiamo del Papa all'assemblea dei parlamentari che ascolta con attenzione. “In questa strada della Quaresima ci farà bene, a tutti noi, pensare a questo invito del Signore all’amore, a questa dialettica della libertà dove c’è l’amore, e domandarci, tutti: ‘Ma, io sono su questa strada? Ho il pericolo di giustificarmi e andare per un’altra strada?'. Una strada congiunturale, perché non porta a nessuna promessa".
Per non diventare anche noi "dottori del dovere" che perdono la strada e sono lontani dal popolo, dobbiamo rispondere all'invito di Dio, perchè lui chiede solo, conclude Bergoglio: "Aprimi la porta. Il resto lo faccio io".