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Cos’è e come si è formata la mariologia nel corso dei secoli?

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أليتيا

padre Thiago Pereira, SCJ - pubblicato il 26/03/14

È nell'agire di Maria che vediamo il modello della vita cristiana

Come cattolici, possiamo pensare che la Vergine Maria, nella Chiesa, sia solo un oggetto di devozione e dimentichiamo che anche lei ha avuto e ha un ruolo molto importante nell'opera della Salvezza, e per questo è degna di essere studiata, oltre ad essere degna di ricevere culto. Per questo esiste una materia che chiamiamo mariologia.

Che cos'è la mariologia? È la disciplina che, all'interno della teologia, studia il locus (posto) della Vergine Maria nell'opera della Salvezza.

Maria nei primi secoli del cristianesimo: La mariologia come aspetto separato è frutto del Medioevo. Il primo millennio di cristianesimo conosce Maria, ma sempre in relazione con Gesù Cristo, che era il protagonista dei discorsi e delle omelie – ricordiamo che la Patristica era il periodo delle grandi controversie teologico-cristologiche, salvo alcuni racconti pietosi, come il “protovangelo di Giacomo” (inizio del III secolo) e la “Vita di Maria” del monaco Epifanio.

Mariologia medievale: Nel Medioevo, dopo la definizione dei dogmi cristologici, la pietà mariana ha guadagnato spazio. Basta ricordare l'affermazione del Santo Rosario, delle innumerevoli devozioni mariane e delle rivelazioni private a vari santi. Il Trattato della Santissima Vergine, di San Bernardo di Chiaravalle (+ 1153), è l'opera mariologica che caratterizza questo periodo.

Sempre nel periodo medievale, percepiamo grandi controversie mariologiche, soprattutto per quanto riguarda l'Immacolata Concezione di Maria. Le università erano veri poli di discussione tra teologi francescani e domenicani. Malgrado questi ultimi portassero il rosario sull'abito e avessero una storica tradizione di devozione mariana – per via del loro fondatore, San Domenico di Guzmán –, erano i frati minori che difendevano l'immacolata concezione di Maria, trovando la loro figura principale nel beato Giovanni Duns Scoto. È per questo che San Tommaso non scrisse un trattato di mariologia, visto che era domenicano e quindi frutto di un'epoca e di una scuola di pensiero.

Mariologia Sistematica nel Medioevo: Il periodo moderno è segnato dalla teologia sistematica, e la mariologia entra in questo campo. Di fronte alla Riforma protestante, che promosse “un taglio radicale nella devozione ai santi e soprattutto a Maria […], la Controriforma riprende con più vigore la figura di Maria” (MURAD, Afonso. Maria, toda de Deus e tão humana. 2. ed.. São Paulo: Paulinas; Valência: Siquem, 2006. p. 14). Francisco Suarez (1584) elaborò il primo trattato mariano e Placido Nigido (1602) coniò la parola “mariologia”.

Mariologia devozionale, frutto dell'illuminismo: Di fronte all'Illuminismo dei secoli XVIII e XIX sorge “una mariologia devozionale, di stampo affettivo, in cui si mescolano elementi simbolici e razionali” (MURAD, 2006, p. 14). Nasce così il Trattato della Vera Devozione alla Santa Vergine, di San Luigi Maria Grignion de Montfort. A parte il linguaggio iperbolico dell'autore, Montfort cerca di mostrare che il vero modo di essere liberi è diventare schiavo di colui che è il Signore della Libertà, Gesù Cristo. Per far questo nel modo migliore, però, è necessario passare per le mani di Maria, tenendo in mente che è più facile percepire le virtù che hanno santificato la Vergine Madre che quelle che ci hanno portato alla salvezza (presenti in Cristo (già santificato)). Nasce così la schiavitù di Gesù attraverso Maria, che ha caratterizzato molti istituti religiosi sorti in quest'epoca.

Mariologia nel XX secolo: Negli anni Sessanta del XX secolo è iniziato un movimento di ritorno alle fonti del cristianesimo (Sacre Scritture, Patristica e Liturgia Sacra), conosciuto come Nouvelle Theologie, che trova i suoi esponenti principali in Joseph Ratzinger, Hans Urs von Balthasar e Henry de Lubac. Così, tutta la “mariologia armata solo di argomentazioni della tradizione” (MURAD, 2006, p.15), principalmente del raziocinio scolastico e del suo metodo deduttivo, cade a terra. Era necessario che si tornasse alle radici e si considerasse la Vergine Maria come realmente Signora, ma anche creatura, per il dispiacere del tomismo leonino di Lagrange e del cardinale Ottaviani, tra gli altri. E anche per il dispiacere di certi teologi liberali, che volevano dimostrare solo l'opera di “Maria di Nazareth”, quella che aveva una vita comune, senza nulla di straordinario, con le difficoltà di qualsiasi essere umano, ma hanno dimenticato che la dimensione interiore (spirituale) di Maria era quella che la rendeva grande, al punto da essere assunta in Cielo, in corpo e anima (dogma del 1950).

Gli anni '70 e “Maria di Nazareth”: Negli anni Settanta si è verificata una sorta di minimalizzazione della figura della Vergine Maria, arrivando all'assurdo di “affermare: 'Si è già parlato troppo di Maria. Ora è tempo di tacere'” (MURAD, 2006, p. 15). Il pensiero moderno scredita la figura della Madre di Dio con pretesti sociologizzanti e psicologizzanti.

La devozione mariana oggi: Alcuni mariologi credono che ci troviamo ancora in una crisi, visto che alcuni gruppi di fedeli sono tornati ai grandi trattati mariani di Montfort, Bernardo o Ligorio. Nel frattempo, bisogna guardare alla realtà attuale con uno sguardo più attento. Ciò che affermano questi grandi trattati è profondamente vero ed efficace per coltivare la fede cristiana cattolica. Non c'è nulla di falso. A volte, però, il linguaggio è iperbolico, perché Maria viene estremamente esaltata (cfr. il detto latino De Maria nunquam satis). Di fatto, se individuo un fine che mi è molto caro, non posso trasferire la ragione del mio agire al mezzo, e al contempo devo essere estremamente attento al mezzo per arrivare al fine. Il fine è Gesù e il mezzo è Maria. Devo stare attento alle disposizioni di Maria, come ella ci ha dimostrato a Cana. Bisogna fare attenzione alla voce attenta di Maria che conosce la realtà più di noi, semplici servi, persone limitate per natura. In questo senso le apparizioni della Madonna non smettono mai di essere confermate biblicamente, visto che Ella è la Signora che sa di cosa hanno bisogno i “neosposi”. Ella sa come Dio vuole che viviamo, e per questo ci dice “Fate quello che vi dirà”.

Modello di vita cristiana: È nell'agire di Maria che vediamo il modello della vita cristiana. Le Sacre Scritture sono piene di persone che hanno parlato e ci hanno mostrato il cammino attraverso le loro parole e prediche, come Giona, Isaia, Geremia, Giovanni il Battista, tra gli altri, ma esistono coloro che hanno parlato di Dio senza pronunciare una sola parola, come nel caso di Abramo, Giuseppe e Maria. Chi può dire quali di loro sono stati più importanti? San Francesco d'Assisi diceva: “Predicate il vangelo, e se è proprio necessario usate anche le parole”. La testimonianza di vita è la predica più efficace. In questo senso, la Vergine Maria diventa per noi modello da imitare, perché non imita se stessa, ma Dio. Ella può affermare a ragione “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.

Con la consapevolezza di quello che è Gesù, Dio, e di quello che è Maria, modello di vita cristiana, possiamo leggere anche i trattati più esaltati sulla Santissima Vergine. Non ci porteranno a idolatrarla. Se non abbiamo questa consapevolezza profondamente assunta e vissuta, però, la più piccola Ave Maria che reciterò mi trasformerà in un idolatra, perché non cerco la gloria di Dio su tutte le cose, ma solo un amuleto che mi faccia acquisire il mio onore e la mia gloria.

(Reparatoris)

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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