“Quando fioriscono i melograni”. Amori che scaldano, illuminano, rallegrano ma che possono bruciare, distruggere“Quando fioriscono i melograni. L'amore ai tempi della Bibbia” (Città Nuova) è il titolo del libro di Michele Genisio che racconta le storie d'amore narrate nel testo sacro.
Perché il melograno? Il suo frutto, spiega l'autore, “evoca abbondanza, passione, ricchezza, fecondità, allegria: è il simbolo dell’amore. Di quello umano come di quello divino”.
“La melagrana è simbolo di virtù, del vivere perfetto. Allegorie ebraiche le attribuiscono 613 chicchi, tanti quanti sono i precetti della Torah che devono essere osservati. Nel cristianesimo il frutto aperto della melagrana, con la pienezza dei suoi semi, indica l’amore di Cristo che riversa su tutti misericordia; diventa emblema della Chiesa che unisce sotto il suo guscio popoli diversi, tanti come i suoi chicchi; il rosso dei suoi semi evoca il sangue dei martiri, la loro abbondanza la ricchezza dei doni della Chiesa”. La melagrana, quindi, fa da ponte fra le due parti della Bibbia, l'Antico e il Nuovo Testamento.
La Bibbia, ricorda Genisio, parla spesso d’amore, di quello tra uomo e donna e dell’amore divino, usando a volte l’uno come termine di paragone per l’altro, “perché, si sa, la Bibbia non ama le cose astratte”.
Il testo sacro conosce l’istinto sessuale, ma non ritiene che sia da ascriversi alla parte più spregevole e animale della persona, perché la concezione biblica intende l’atto sessuale fra moglie e marito come conoscenza.
In questo contesto, il libro di Genisio vuole raccontare le storie d’amore e di matrimoni contenute nel libro sacro “che in gran parte accomuna ebrei e cristiani, ma che affascina molte persone di ogni religione o senza religione”.
Ecco allora snodarsi lungo le pagine del testo le vicende di tante “coppie celebri”, cominciando con Adamo ed Eva e proseguendo, tra le altre, con Abramo e Sara, Abramo e Agar, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Rachele, Giacobbe e Lia, Mosè e Zippora, Sansone e Dalida, Davide e Betsabea.
Le storie narrate, avverte l'autore, “possono destare qualche perplessità”, perché se l'amore è rimasto pressoché immutato nei secoli, non è stato così per il matrimonio. Il matrimonio ai tempi della Bibbia era diverso da quello che conosciamo oggi: “si inseriva in usanze sociali, in problematiche storiche e in standard morali lontani dalla nostra sensibilità, rifletteva una concezione della donna diversa da quella attuale, avere figli aveva un valore diverso da quello che gli riconosciamo oggi, l’adulterio era punito violentemente, per lunghi tempi della storia biblica era lecito per un uomo avere più mogli, ripudiare la moglie e avere concubine”.
Si termina con la coppia formata da Maria e Giuseppe. Come fu il loro amore?, si chiede l'autore. “Non lo sappiamo. Inutile provare a descriverlo. Nel corso dei secoli tanto si è scritto e detto. Ma anche il loro silenzio è significativo. Perché ogni vero amore non ama atteggiarsi in pubblico. Non ama parlare e far parlare di sé. È appagato dal silenzio che lo racchiude e lo protegge come un velo, come un tabernacolo”.
L’amore, conclude Genisio, “è rimasto uguale dall’inizio del mondo. È fuoco che incendia il cuore, le vene. Come il fuoco, può riscaldare, illuminare, rallegrare. Ma, come il fuoco, può anche scottare, ustionare, distruggere”.
Da sempre, l’amore ha salvato molte persone portandone tante altre alla rovina. “Chi conosce l’amore sa che è materia da usare con cautela, ma da usare – avverte Genisio –. Perché, se per paura di scottarsi ci si chiude a riccio e si sbarra la porta all’amore, capita ciò che di più tremendo può accadere a una persona: diventare insensibile, ritrovarsi con un cuore rinsecchito, che a poco a poco si riduce a sasso”.