Aleteia logoAleteia logoAleteia
sabato 20 Aprile |
Aleteia logo
Storie
separateurCreated with Sketch.

Ucraina: cristiani in piazza Maidan

Hombre reza por la paz en ucrania – it

AP Foto

Religión en Libertad - pubblicato il 20/03/14

Intervista al vescovo greco-cattolico Borys Gudziak

diLuis Antequera

Chiese cristiane hanno alzato tende-cappella in piazza Maidan, e molte persone sono accorse per pregare, confessarsi, celebrare la Messa… Lo spiega il vescovo dell'eparchia greco-cattolica ucraina di Parigi e presidente dell'Università Cattolica dell'Ucraina, Borys Gudziak.

Qual è la presenza dei cattolici in Ucraina?

L'Ucraina è uno dei Paesi più grandi d'Europa, più della Germania o della Francia. Ha 46 milioni di abitanti, e di questi il 10-12% è cattolico.

Per la maggior parte sono greco-cattolici, di rito orientale, che sono tradizionalmente quelli che hanno formato la Chiesa cattolica in Ucraina. I cattolici di rito latino sono di origine polacca, ungherese o slovacca, e rappresentano solo il 10-15% dei cattolici.

Ai tempi dell'Unione Sovietica, i cattolici sono stati fortemente perseguitati. La Chiesa cattolica latina si è vista ridotta a un'esistenza simbolica. Dal canto suo, la Chiesa greco-cattolica ucraina è stata dichiarata illegale, e il suo clero è stato costretto ad aderire alla Chiesa ortodossa.

Nel 1946 tutti i vescovi sono stati arrestati, e tutti i sacerdoti che hanno rifiutato di diventare ortodossi sono stati portati in Siberia con le proprie famiglie, perché la maggior parte di loro era sposata. Si è passati da 4 milioni di fedeli e 3.000 sacerdoti nel 1939 ad avere nel 1989, 50 anni dopo, appena 300 sacerdoti.

Ora, a 25 anni dal crollo dell'URSS, ci sono di nuovo 3.000 presbiteri, la cui età media è di 40 anni. I seminaristi sono 800, i fedeli circa 5 milioni.

Com'è il rapporto tra i cattolici latini e i greco-cattolici?

Ci sono cordialità e cooperazione, anche se abbiamo anche differenze storiche collegate alle identità nazionali, soprattutto tra polacchi e ucraini. Il rapporto non è stato sempre facile, e a volte anche oggi ci sono sfide da superare.

Vorrei però sottolineare che esiste un rapporto particolarmente buono con la Polonia, e la Chiesa polacca e la società polacca in generale hanno appoggiato il movimento per le riforme e la libertà in Ucraina.

I sacerdoti greco-cattolici possono sposarsi?

I sacerdoti non possono sposarsi, ma i seminaristi sì. Vuol dire che una persona può sposarsi solo prima dell'ordinazione sacerdotale. Se si rimane vedovi, allora non ci si può risposare. Ci sono alcuni che non sono sposati, ma circa il 90% dei seminaristi si sposa.

Che ruolo hanno avuto i cattolici negli eventi di questi giorni in Ucraina?

La Chiesa greco-cattolica ucraina, quando ha smesso di essere illegale ed è “uscita dalle catacombe”, aveva un'autorità morale incredibilmente grande, perché non ha collaborato con le autorità ai tempi dell'Unione Sovietica, è rimasta all'opposizione e ha mantenuto lo spirito di libertà.

È una Chiesa minoritaria – tradizionalmente gli ucraini sono ortodossi –, e di fatto al giorno d'oggi praticamente la metà della popolazione non ha alcun contatto con la Chiesa, nessuna Chiesa.

Ad ogni modo, la Chiesa greco-cattolica ha mantenuto una notevole leadership, soprattutto nella persona del cardinale Lubomir Husar, oggi ritirato, e con la nuova guida della Chiesa, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk. Negli ultimi vent'anni si sono pronunciati su tutti i possibili temi sociali, offrendo risposte equilibrate ed essendo molto rispettati nella società.

Durante gli eventi degli ultimi quattro mesi, la Chiesa greco-cattolica è stata in molti modi all'avanguardia per quanto riguarda le questioni sociali ed etiche, richiamando la gente alle proprie responsabilità.

Anche la Chiesa cattolica latina ha fatto la sua parte, così come gli ortodossi, i protestanti, gli ebrei e i musulmani. Possiamo quindi dire che c'è stato un consenso ecumenico e interreligioso sulla necessità di riforme in Ucraina.

Le Chiese hanno stabilito quattro punti fondamentali relativi alle proteste:
-il Governo deve ascoltare il popolo
-si respinga ogni violenza
-le attività volte a dividere il Paese devono essere frenate
-il dialogo è necessario. Il dialogo è difficile, bisogna essere pazienti, non dà immediatamente frutti, ma è molto meglio della guerra.

Dal 21 novembre, la gente si è riunita tutti i giorni in piazza Maidan a Kiev perché il Presidente ha rifiutato arbitrariamente di associarsi all'Unione Europea dopo aver promesso per tre anni che l'Ucraina lo avrebbe fatto.

L'8 dicembre si erano riunite circa 800.000 persone. C'era gente tutti i giorni, non solo il fine settimana, e questo malgrado il freddo inverno di Kiev, con temperature di 25°C sotto lo zero.

La giornata iniziava con una preghiera, e la notte, quando fa freddo ed è buio e pericoloso, la preghiera veniva effettuata ogni ora, e si cantava ogni ora l'inno nazionale. È qualcosa che si può immaginare difficilmente a Madrid, Parigi o Londra.

La gente chiedeva ai sacerdoti di essere presenti e di stare con la gente a pregare. Spesso quella preghiera era ispiratrice, spesso è stata pastorale.

La Chiesa greco-cattolica e anche altre Chiese hanno allestito tende-cappella nella piazza, abbastanza grandi. Quella allestita dalla Chiesa greco-cattolica era come questa stanza (circa 100 metri quadri, ndt). La gente veniva per la liturgia, la Messa, veniva a pregare, a confessarsi.

Ci sono state centinaia di conversioni, perché la gente che si solleva, che soffre, per mesi, con il brutto tempo e subendo la violenza della polizia ha potuto vedere che, di fatto, il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo è la piena espressione dei suoi desideri. Molta gente che non aveva alcun contatto con la Chiesa ha iniziato ora una vita esplicitamente religiosa e spirituale.

Nelle ultime settimane, le Chiese hanno avuto il difficile compito di guidare la gente in un periodo di violenza e di morte. Più di cento persone hanno perso la vita e mille sono state ricoverate.

Molti dei morti erano giovani, padri di famiglia disarmati raggiunti a bruciapelo dai franchi tiratori . Tutta l'Europa ha visto questi fatti alla luce del giorno, nel bel mezzo della città, nel cuore dell'Europa.

L'Europa ha visto tutto questo, ma credo che non abbia la minima idea del ruolo delle Chiese in questa rivoluzione…

Personalmente sono stato a Kiev per tre settimane in momenti diversi. Le Chiese erano lì confortando nella morte, pregando per i defunti, aiutando le persone sul piano sia spirituale che psicologico. La gente muore tutti i giorni per le ferite dei fatti di febbraio. Ci sono tanti funerali in tutto il Paese, funerali religiosi.

Le Chiese sono state con la gente nei momenti di celebrazione, di dignità e di grande dolore. Oggi sono viste come voci etiche di libertà, dignità e, diciamo, maturazione nella pace.

Questo movimento degli ultimi quattro mesi non è fondamentalmente un movimento che appoggia un partito politico, ma un movimento di principi che vuole passare dalla paura alla dignità umana. E la gente ogni giorno capisce meglio che è una dignità data da Dio.

Esiste un enorme pellegrinaggio che è importante non solo per l'Ucraina, ma per tutta l'Europa. Dall'Ucraina si sta richiamando l'Europa ai suoi principi. La gente è morta per la bandiera europea in Ucraina. Credo che sia la prima volta che accade qualcosa del genere nel nostro continente.

Ritiene possibile una riunificazione con la Chiesa ortodossa?

Si può contribuire con i propri sforzi, ma i movimenti e i processi spirituali sono guidati dal Signore. È molto importante che in questi quattro mesi le Chiese abbiano agito insieme – il grado di comunicazione e cooperazione non ha precedenti –, ritrovandosi in una causa comune, malgrado le differenze etniche, linguistiche e religiose.

Il primo morto al Maidan è stato un armeno, il secondo un bielorusso, il primo ad aver rivolto un appello ai giornalisti è stato un afghano. Il Maidan ha modellato per le Chiese un modo di stare insieme e ci sta aiutando a vivere una nuova situazione.

L'Ucraina è una Nazione, una società, che sta subendo una conversione, ma anche le Chiese hanno bisogno di conversione, di sentire la chiamata del Signore. Le parole più importanti che Gesù ha detto ai suoi apostoli prima della sua passione e morte sono state quelle in cui ha chiesto loro di essere una cosa sola come Lui lo è con il Padre.

Esiste la speranza che ci sia un maggiore avvicinamento. Quando e come avverrà l'unità totale è una cosa alla quale provvederà lo Spirito Santo, ma abbiamo pensiero molto positivi nei confronti di quello che papa Francesco definisce lo stare vicini al popolo, e di fatto le sue parole sono state una motivazione per i pastori. Ha detto che i pastori devono avere l'odore delle pecore, e i pastori sono stati nel gregge.

A volte c'erano cinquanta sacerdoti sulla piazza, in vari giorni, di varie confessioni. Ci sono timori per l'invasione russa, a causa del passato, ma c'è grande speranza.

Estratto dell'intervista pubblicata su Religión en Libertad.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
chiesa cattolicaucraina
Top 10
See More