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La sponsalità dei celibi

The Recipe for a Good Priest – it

Jeffrey Bruno

Juan Ávila Estrada - Aleteia - pubblicato il 20/03/14

I sacerdoti non sono "single"

Esiste uno stato nel cristianesimo che potremmo chiamare propriamente “essere single”? Leggendo la Sacra Scrittura scopriamo di no. La parola di Dio ci presenta solo due stati possibili: matrimonio e celibato. Quest'ultimo, pensano alcuni, è l'equivalente di essere single, ma non possiedono lo stesso significato.

Guardiamo un po': nel Vangelo di San Matteo (19,12), Gesù ci dice: “Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”. Questa parola, EUNUCO, è l'equivalente di CELIBE, e ci sono tre possibilità di celibato:

1- Derivante dalla natura, ovvero da qualche circostanza fisiologica o psichica che impedisce di accedere al matrimonio.

2- Derivante dagli uomini, cioè che qualche circostanza legale regolata dallo Stato o dalla Chiesa impedisca loro di arrivare al matrimonio perché non hanno i requisiti minimi per farlo; ovvero non solo vogliono sposarsi, ma non possono farlo senza violare una legge stabilita che regola l'unione.

3- Che si facciano eunuchi per il Regno dei Cieli. In quest'ultimo caso, Gesù si riferisce a quelli che avendo trovato nel Regno dei Cieli un tesoro, che vale tutti i regni di questo mondo, si dedicano al suo raggiungimento e alla sua costruzione.

Che li faccia la natura, gli uomini o gli stessi interessati non vuol dire in alcun modo che questo stato di celibato debba essere visto nello stesso senso dell'essere “single”. Sia il matrimonio che il celibato, infatti, sono stati di sponsalità, perché entrambi puntano alla fecondità umana per la costruzione del Regno di Dio, ciascuno nella propria condizione di “sposo”.

Lo stato di “single” è uno stato di solitudine; spesso, se assunto male, può trasformarsi in uno stato di amarezza, malessere e nonsenso; il celibato, invece, è uno stato di compagnia costante nel Signore, di gioia e pienezza dell'esistenza.

Sia il matrimonio che il celibato sono una chiamata del Signore, una vocazione, perché è in questo modo che ci si riesce a disporre con tutte le forze del mondo a lavorare per una causa che ci trascende e che è più grande dell'esistenza stessa.

Noi celibi siamo stati chiamati dal Signore Gesù a dare al mondo una visione che trascende l'aspetto puramente fisiologico, ad aiutarlo a ri-comprendere quell'opzione che ci presentano coloro che vivono nella carne e hanno venduto l'idea per cui non è possibile vivere senza un partner o che tutti, assolutamente tutti gli esseri umani, sono chiamati a procreare e a generare dando compimento al comandamento del Signore “Crescete e moltiplicatevi” che appare nella Genesi.

Il celibato è una nuova forma di fecondità, e la prova più tangibile di questo è lo stesso Gesù che “ha generato” un nuovo popolo con tutta la sua vita per suo Padre Dio.

Perché tutto questo acquisisca il suo vero senso e la sua pienezza, è importante sperimentare Gesù nel cuore, perché solo in Lui si comprende questo stato di vita. Solo in Lui smettiamo di essere facile preda delle passioni disordinate, dell'angoscia della solitudine, perché un vero celibe non è mai una persona sola perché conosce perfettamente chi è il suo Signore, la sua compagnia, colui al quale ha donato la sua vita e con cui getta un nuovo seme per costruire il Regno dei Cieli tra gli uomini.

Il celibato non è mai uno stato di abbandono, di non opportunità, di asessualità, di indifferenza di fronte all'altro, di mancato impegno verso gli altri, di incapacità di donazione; al contrario, in esso facciamo “tutto con tutti per guadagnare tutti”, e anche se non si è propriamente una persona consacrata come religioso o sacerdote, si è uno sposo in Cristo.

Il celibato di Gesù, il suo stato di vita, la sua opzione fondamentale per il Regno dei Cieli è il nostro referente, e a lui deve puntare tutta la nostra visione per non perdere mai di vista chi è che ci ha conquistati e chi è che ha sedotto il nostro cuore.

Sposi-celibi: questa sarebbe la nostra figura, e questa sarà la nostra vocazione.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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