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Mare nostrum dei migranti

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 19/03/14
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Oltre 2000 profughi soccorsi nel Canale di Sicilia nelle ultime 48 ore. Caritas: necessario un approccio al problema transnazionaleSono oltre 1500 i migranti tratti in salvo nelle ultime ore nel Canale di Sicilia dalla Marina militare e dalla Guardia costiera nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum. Il miglioramento delle condizioni meteo e del mare spingono centinaia di persone a tentare il viaggio della speranza verso l'Italia e l'Europa a bordo di barconi di dubbia solidità, come i tredici intercettati dai mezzi militari italiani nella notte tra il 17 e il 18 marzo. In precedenza erano stati soccorsi altri 596 migranti: 2128 in tutto nel giro di 48 ore. Tra di loro molte donne e ragazzi con meno di 18 anni, soprattutto di nazionalità palestinese, siriana ed eritrea. E il fenomeno è destinato a non arrestarsi, come spiega ad Aleteia Ivo Forti, responsabile immigrazione di Caritas italiana, a Berlino per un incontro di coordinamento con la gemella tedesca.

 

Con il ritorno di condizioni climatiche favorevoli riprendono gli attraversamenti in massa del Mediterraneo da parte dei migranti: è così?

 

Forti: E' la situazione che siamo abituati a vedersi ripresentare ogni anno ormai. La novità è che in realtà gli attraversamenti quest'anno non sono cessati nemmeno d'inverno, sia pure in misura minore. La nostra percezione è che ci siano molte migliaia di persone pronte a cogliere l'occasione di lasciare le coste dell'Africa del nord per arrivare sulle coste italiane e quindi in Europa. Mi trovo in Germania in questi giorni proprio per riflettere insieme sul problema dei flussi migratori perchè sta maturando la consapevolezza di come questo degli arrivi non possa essere un problema che riguardi solo il Paese di ingresso ma debba essere affrontato in una logica europea. Occorre l'attenzione di tutti i governi nazionali perchè quello delle migrazioni costituirà uno dei temi più rilevanti dei dei prossimi decenni. Oggi il sistema è impreparato ad affrontarlo e ha a disposizione strumenti normativi non adeguati.

 

In che senso?

 

Forti: Al centro di Berlino esiste – come ormai in diverse città tedesche, un fenomeno al quale non sono abituati – una sorta di accampamento con alloggi di fortuna dove vivono molti migranti che provengono dall'Italia, li chiamano "profughi di Lampedusa". Per loro l'Italia è stata solo un luogo di transito verso paesi dove ci sono condizioni di accoglienza migliori, ma per le norme europee dovrebbero essere in carico all'Italia perchè è il paese d'ingresso. La Germania, quindi, dovrebbe mandarli indietro, con una procedura complicata e costosa. Ma i migranti non hanno intenzione di adeguarsi a questi schemi: il loro obiettivo è costruirsi una esistenza dignitosa laddove ci sono le condizioni di vita e di lavoro che garantiscono migliori opportunità. Così tutto il sistema viene messo in crisi.

 

E qual è la soluzione?

 

Forti: Occorre oggi più che mai affrontare la questione con una politica europea che ridistribuisca il peso degli arrivi tra i vari paesi. Non si tratta di grandi numeri in assoluto, ma della distanza ravvicinata con la quale arrivano i migranti: circa tremila sbarchi in 48 ore metterebbero in crisi non solo il sistema italiano che comunque ha sempre fatto fatica.

 

Avete parlato di questo con la Caritas tedesca?

 

Forti: E' stata decisa una più stretta collaborazione tra Caritas italiana e Caritas tedesca la quale, per andare incontro alle necessità dei "profughi di Lampedusa" relativamente a permessi di soggiorno e accoglienza, ha bisogno di informazioni sulle condizioni di arrivo e di assistenza di queste persone. Entrambe siamo inoltre impegnate in una azione di pressione a livello istituzionale con i rispettivi governi per tentare di cambiare l'ottica con la quale si guarda al problema: è urgente mettere in campo una politica transnazionale.