Dopo 25 anni, il libro più famoso di Standaert, rivisto, aggiornato, sinteticodi mons. Jozef De Kesel
Quando questo libro di padre Benoît vide la luce, vivevamo ancora gli ultimi tempi del Concilio. Nel frattempo da allora sono trascorsi già più di venti anni. Il confronto con una cultura secolare si è fatto semplicemente più serrato, ma le sfide sono sempre le stesse. Forse più grandi di quanto pensavamo allora. Ci rimane sempre la domanda di come la Parola di Dio e il Vangelo possano toccare ancora il cuore dell'uomo del nostro tempo. E la strada è sempre quella del ritorno alle fonti, alla nobile semplicità della fede. […] La riscoperta del “poco necessario”, come esprime il sottotitolo in modo significativo e indovinato, è diventata solo più urgente […].
Si tratta di tre cose: sono descritte nella Scrittura e nella tradizione di fede con molteplici toni, ma alla fine si ritorna sempre ad esse. Sono le tre colonne del mondo, quelle di cui parla il nostro libro. Esse rimandano al “poco necessario”, al cuore stesso che interessa la fede biblico-cristiana, ma hanno un valore universale. Si tratta dell'ascolto della Parola di Dio, della preghiera e della celebrazione dell'alleanza di Dio e dell'impegno in favore degli uomini e del mondo, “l'arte di amare” come qui viene definita.
Leggendo il libro non smettevo di pensare a quanto Dietrich Bonhoeffer aveva scritto. Allora egli si trovava già in prigione e rifletteva sulla situazione del dopoguerra e sul futuro della Chiesa. Aveva previsto le sfide con le quali noi oggi dobbiamo confrontarci e si rendeva conto di quanto lungo sarebbe stato il cammino. Un cammino di purificazione e di conversione. Un cammino che resta sempre il nostro cammino. E scriveva così: “Il nostro essere cristiani in questo tempo consisterà soltanto in due elementi: pregare e fare il bene tra gli uomini”. Ma in modo alquanto rimarchevole egli aggiunge alcune righe: “Fino a quel momento la questione dei cristiani rimarrà nascosta e tacita, ma ci saranno uomini che pregano e fanno il bene e aspettano l'ora di Dio”. Anche per lui sembrano esserci le tre cose: ascoltare indica qui aspettare. Attendere Dio. Mi sono sempre chiesto se qui con l'attendere non si intendesse in ultima analisi anche il vero ascolto. Attendere per altro non è qualcosa di passivo, non è un'attesa rilassata, ma un vigilare con attenzione. Senza credere di saper già tutto in partenza. Senza pregiudizi e in maniera aperta e franca. Aspettare è essere estremamente attenti. E' ascoltare. E lasciarsi persuadere. D'altronde, come potremmo pregare e come potremmo sapere che cosa dobbiamo fare, se egli non avesse parlato per primo e se noi non avessimo conosciuto quella Parola?
Le tre colonne sono descritte in modo così toccante che ogni volta di nuovo pensi: sì, è proprio così! Non può essere altro, né più né meno di questo, quel poco che è necessario.
Molti oggigiorno si domandano che cosa possa significare Dio nella loro vita. In mezzo a tante domande e a tanta insicurezza essi desiderano una vita di fede più profonda e più autentica. Molte comunità poi hanno bisogno di bere di nuovo alla sorgente e attendono un nuovo slancio. Questo libro intende prendere per mano e indicare loro la strada. Esse vedranno quanto sia ricca e varia la via, ma anche quanto sia semplice e affascinante essere cristiani, anche oggi. Tutti noi non desideriamo altro in questo tempo se non “la nobile semplicità” del Vangelo, “il poco necessario”.
[Estratto dal volume di Benoît Standaert, “Le tre colonne del mondo. Il poco necessario” (Edizioni San Paolo]
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Benoît Standaert è un monaco benedettino dell'abbazia di Sant'Andrea a Zevenkerken, nei pressi di Brugge nelle Fiandre occidentali. Ha studiato a Roma, Gerusalemme e Nimega. Si occupa di formazione in patria e all'estero.