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A cosa serve il digiuno quaresimale?

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padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 17/03/14
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Per comprendere il significato del digiuno cristiano è necessario riferirsi alla sacre Scritture

Quesito

Caro Padre Angelo,
riceva un saluto molto cordiale unito alla sicurezza delle mie preghiere e al mio ringraziamento per il sito web nel quale offre risposte molto chiare, profonde e di grande aiuto. Desidero chiederle un chiarimento riguardo al digiuno in quaresima. In modo schietto “a cosa serve digiunare?”, “qual è lo spirito corretto del digiuno cristiano?”. Certamente serve al dominio delle passioni, a rendere più forte la volontà… ma è vero che il digiuno ci apre anche agli altri? Qual è il “ponte” tra digiuno e amore a Dio e agli altri? Sa, mi è difficile predicare ai fedeli una cosa della quale non sono io per primo pienamente convinto, vorrei sinceramente capirne meglio il senso.
Grazie mille, la ricordo nella mia santa Messa,
P. Fabrizio


Risposta del sacerdote

Caro Padre Fabrizio,
1. per comprendere il significato del digiuno cristiano è necessario riferirsi alla sacre Scritture. Anche in altre religioni si digiuna, ma il digiuno cristiano ha un significato diverso.

2. Nell’Antico Testamento abbiamo diverse testimonianze. Mosè “rimase con il Signore 40 giorni e quaranta notti senza mangiare pane e senza bere acqua” (Es 34,28). Compie questo digiuno per prepararsi a ricevere la Legge. Anche Daniele digiuna per un certo tempo prima delle rivelazioni notturne (Dan 9,3; 10,2).

3. Questo significato rimane valido anche oggi. Le posso dire che San Tommaso quando si trovava a commentare passi difficili della Sacra Scrittura, ne domandava il significato a Dio pregando e digiunando. Certo il digiuno rinforza la nostra preghiera.

4. Nell’Antico Testamentoil digiuno è praticato anche per umiliarsi davanti a Dio, per essere liberati da dolori e preoccupazioni (2 Sam 12,16), perché siano allontanate le calamità, per essere ascoltati da Dio. Al digiuno era annesso un valore meritorio. Nell’apocalisse apocrifa di Elia si esalta il merito acquistato col digiuno: “Rimette i peccati e guarisce le malattie, scaccia gli spiriti e ha il potere fino al trono di Dio” (22s). Alcuni, tuttavia, digiunavano senza cambiare condotta e ostentandolo davanti agli altri. Contro costoro reagiscono duramente i profeti. Ciò che Dio gradisce maggiormente è la macerazione dell’anima (Is 58,5), il servizio dei poveri e degli sfortunati.

5. Nel Nuovo Testamento campeggia anzitutto il digiuno di Gesù. Ma il suo digiuno ha un significato diverso. Mentre Mosè digiuna per prepararsi a ricevere la rivelazione divina, Gesù l’ha già ricevuta, anzi è la rivelazione. Per san Tommaso Gesù digiuna per meritare che gli ascoltatori della sua parola ricevessero la forza di aprirgli il cuore. Tra questi ascoltatori ci siamo anche noi.

6. Gesù ai suoi raccomanda il digiuno (Mt 6,16). Dice che quando lo Sposo sarà tolto, allora i discepoli digiuneranno. Serve dunque a ravvivare la devozione e il fervore.

7. Gli Atti degli Apostoli ricordano gesti di digiuno (13,2; 14,23). Paolo non si contenta di soffrire la fame e la sete quando le circostanze lo esigono, ma vi aggiunge ripetuti digiuni (2 Cor 6,5; 11,27). Gesù aveva dichiarato che l’efficacia di certe azioni apostoliche dipende dalla preghiera e dal digiuno (Mt 17,21).

8. La Chiesa chiede il digiuno come forma di espiazione e anche di purificazione interiore. Nel prefazio IV della Quaresima si legge: “Con il digiuno quaresimale, Tu vinci le nostre passioni, elevi lo spirito, infondi la forza e doni il premio”.

9. S. Tommaso (Somma teologica, II-II, 147,1) riassume i vari significati del digiuno e dice che viene praticato principalmente per tre motivi:
Primo, per reprimere le concupiscenze o passioni disordinate, che in tal modo vengono snervate. S. Girolamo scrive che “senza Cerere e Bacco, Venere si raffredda” (Contra Jovin., 2) e cioè che con l’astinenza nel mangiare e nel bere, la lussuria si smorza.
Secondo, per disporre l’anima a contemplare le realtà più sublimi e come a dire che si ha più fame di queste che di quelle materiali.
Terzo, in riparazione dei peccati.La conversione non è semplicemente un fatto interiore, ma impegna tutto l’uomo, compresa la corporeità, secondo quanto si legge in Gioele: “Convertitevi a me di tutto cuore, nel digiuno, nel pianto e nel lamento” (2,12)”.
La Liturgia della Chiesa aggiunge, come si è visto, un’altra motivazione: infondi la forza e doni il premio. Questa motivazione è la più evidente nel digiuno compiuto da Gesù. Egli non ha bisogno di mettere ordine nelle passioni, né di ricevere particolari rivelazioni, ma digiuna per espiare i peccati dell’umanità, di cui è il capo e salvatore, e anche per ottenere la forza di aprire il loro animo per quelli che di lì a poco avrebbero cominciato ad ascoltare la sua predicazione.

10. Potrei dire che col distacco che attua da se stessi, il digiuno crea indirettamente le condizioni per aprirsi maggiormente agli altri. Senza dire che talvolta il digiuno rinforza direttamente la preghiera fatta a favore del nostro prossimo, coopera all’espiazione e alla conversione.

Contraccambio di cuore il ricordo nella S. Messa e Le porgo auguri di fecondo ministero.
Padre Angelo

qui l’articolo originale