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Anoressia: una risposta possibile nell’ossitocina?

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Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 16/03/14
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Un nuovo studio in arrivo dall’InJe University di Seul pone le basi per un uso dell’ormone “dell’amore” nel trattamento di questo grave disturbo alimentareÈ sempre più presente sui giornali, e non parliamo di un divo di Hollywood. Ogni giorno si scoprono nuovi usi possibili dell’ossitocina, definito l’ormone dell’amore per le sue capacità di influire sulle emozioni e sui comportamenti sociali. Ora uno studio pubblicato sulla rivista Psychoneuroendocrinology da un team di scienziati coreani rileva le risposte positive a livello emotivo di alcune ragazze affette da anoressia a cui era stata somministrata, attraverso uno spray, l’ossitocina. Ebbene, queste ragazze avrebbero mostrato dopo il trattamento un atteggiamento più favorevole nei confronti del cibo. Abbiamo chiesto di commentare la portata scientifica di questo studio alla dottoressa Laura Gianotti, neuroendocrinologa, docente presso l’Università di Torino, ed esperta di alterazioni neuroendocrine nell’ambito del comportamento alimentare, tra le quali l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa.

Dottoressa, quanto è diffusa l’anoressia?

Gianotti: Parliamo di disturbi di comportamento alimentare, e l’anoressia nervosa è certamente quello più frequente. È studiata da moltissimo tempo. Ci sono moltissimi studi sulla componente biologica, che è molto importante, e in particolare la componente neuroendocrina. In generale queste patologie, che vengono collocate nell’ambito dei disturbi mentali, anche se hanno ovviamente una ripercussione fisica, corporea molto importante, hanno una diffusione alquanto ampia tra la popolazione giovanile e in particolare tra la popolazione femminile. Tuttavia stanno aumentando le forme maschili di anoressia nervosa, e anche di altri disturbi alimentari. L’età media va dai 14 ai 18 anni. L’incidenza non è irrilevante, anche se non è ovviamente una malattia ad alta incidenza: le casistiche parlano di 8-10 casi nuovi all’anno su 100.000 persone, comunque, non sono pochi. Inoltre sono malattie di lunga durata, che tendono a cronicizzare e portano all’isolamento sociale.

Gli ormoni possono essere utili nel curare l’anoressia?

Gianotti: Il ruolo delle terapie neuroendocrine, cioè il ruolo degli ormoni, è noto da tempo, ci sono molte ricerche. Si conoscono sempre di più, anche se non sono definite completamente le basi biologiche di questa malattia, che comunque ha nella sua patogenesi una componente biologica importante, così lo è anche la componente psicologica e sociale: il modello che spiega queste malattie tiene da conto questi fattori diversi, genetica, fattori neurobiologici, dove entrano in gioco neurormoni, ormoni, neurotrasmettitori e genetica. Poi c’è la componente sociale, i fattori ambientali, socioculturali, la famiglia, le mode, che poi si innescano su un terreno psicologico e su caratteristiche comportamentali dei soggetti che facilitano l’insorgenza del disturbo.

Cosa pensa dell’ossitocina e di questo studio in particolare?

Gianotti: Sono molto note alterazioni che riguardano l’asse che regola la pidità gonadica, quindi la pidità ovarica nella donna, l’alterazione degli ormoni tiroidei, dell’asse ipotalamo-ipofisario sul rene, che è un asse che si attiva in condizioni di stress, che è molto alterato in questi soggetti. E poi ci sono una serie di studi sulle alterazioni neuro-ormonali, neurotrasmettitoriali. Questi dati sull’ossitocina sono molto interessanti, premetto, e anche molto nuovi. Va comunque tenuto presente che il ruolo dell’ossitocina è descritto da tempo, ed è particolare: in realtà fa tante cose, è un piccolo neuropeptide (una proteina di pochi amminoacidi) prodotta dal sistema nervoso centrale, che agisce attraverso dei recettori specifici che sono come antenne, che recepiscono il passaggio di questo piccolo ormone. È un ormone molto particolare: ad esempio, è un ormone molto importante al momento del parto, durante l’allattamento, ad esempio è quello che attiva di fatto il travaglio e poi contiene le contrazioni uterine post partum e si attiva durante l’allattamento. Sembra che in qualche modo moduli il meccanismo dell’attaccamento tra madre e neonato, quindi ha un ruolo importante da subito. Regola le emozioni, il comportamento sociale, l’affettività, insomma fa tante cose. Il suo ruolo è sempre stato descritto come aspecifico. Tornando a questi dati, sono importanti, e sono un piccolo tassello nell’ambito di una patologia che ha molte evidenze di carattere neurobiologico. Questo può sicuramente incidere ad esempio su alcuni tratti di queste pazienti, come l'isolamento sociale e progressivo: infatti con l’anoressia nervosa queste pazienti tengono poi a isolarsi sempre di più dal sociale. È anche descritto un ruolo di regolazione nel comportamento alimentare, liberando queste pazienti dalle paure che vivono costantemente verso il cibo.

Si stratta di dati rivoluzionari?

Gianotti: Questi dati aprono una porta. Certo, è esagerato considerarli rivoluzionari. Tra l’altro questi autori hanno pubblicato dei dati proprio di trattamento, tra l’altro di somministrazione nasale, una somministrazione facile con uno spray. Hanno utilizzato due gruppi, con un gruppo placebo ed uno trattato. Anche loro dicono di essere all’inizio, tra l’altro, e notano dei miglioramenti, addirittura anche nei tratti espressivi del viso, di paura di rabbia, di preoccupazione, ecc. A me hanno colpito anche dei dati simili sull’ossitocina nell’autismo, dove sembra proprio esserci un ruolo importante nello sviluppo cerebrale dell’individuo, come se ci fosse una ridotta espressione dell’ossitocina che sembra andare a modulare l’espressione di alcune aree del cervello che sono coinvolte nei circuiti che regolano le emozioni, anche in parte l’apprendimento. Hanno addirittura studiato dei modelli animali dove la somministrazione dell’ossitocina sembra migliorare questi aspetti. Esistono dati molto belli, anche nell’ambito della genetica: sembra che ci siano soggetti che hanno un particolare polimorfismo anche del recettore dell’ossitocina, cioè sono più sensibili all’ossitocina e hanno un comportamento sociale più spiccato, rispetto ad altri che hanno un comportamento sociale meno brillante.

Comunque, tornando all’anoressia nervosa, l’aspetto dell’ossitocina è interessante perché può spiegare una parte delle alterazioni di questi soggetti, e anche un possibile trattamento che potrebbe andare a collocarsi in combinazione con altri trattamenti, tra cui quello fondamentale resta la psicoterapia.