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La partecipazione giovanile alla Messa

Young missionaries

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 14/03/14

In un testo, l'analisi del comportamento degli studenti di un liceo di Milano nell'arco di 25 anni

La partecipazione dei ragazzi alla Messa è l'oggetto di un libro di don Piero Barberi e Giorgio Spedicato dal titolo “La partecipazione giovanile alla Messa. Gli studenti del liceo Omero di Milano (1983-2008)” (Marcianum Press).

Questa ricerca di sociologia religiosa ha una portata limitata a livello numerico – analizzando solo la situazione di 1735 studenti – e fisico – riguardando un unico liceo statale milanese – ma ha il notevole vantaggio di distendersi in un lungo arco di tempo, addirittura 25 anni.

Don Piero Barberi è stato docente di Religione al liceo Omero per 33 anni, 1975 al 2007. Confrontando i dati dell'istituto con quelle di realtà analoghe, malgrado l'aumento nel corso degli anni degli studenti che hanno deciso di non avvalersi dell'insegnamento della religione, all'Omero si registra una situazione complessivamente favorevole all'insegnamento della religione cattolica (IRC).

Nell'istituto, del resto, è stato sempre ribadito in modo chiaro che l’IRC è un corso di “cultura” religiosa che non presuppone la fede cristiana e quindi non è riservato ai credenti (praticanti).

Nel maggio del 1983, in occasione della celebrazione a Milano del 20° Congresso Eucaristico Nazionale, don Piero ha invitato tutti gli studenti dell’Omero che si avvalevano dell'IRC ad una collaborazione di particolare valore, con una ricerca socio-religiosa sulla partecipazione giovanile alla Messa.

Si è scelta sempre la II domenica di Quaresima, che cade fra febbraio e marzo. “Con alta probabilità”, si legge nel libro, “si può pensare che quella domenica corrisponda ad un giorno di partecipazione media dei fedeli (clima mite, non festività particolari o manifestazioni, non viaggi di istruzione ecc.)”.

In totale hanno partecipato a questa indagine 96 classi per un totale di 1735 soggetti.

15 le domande, partendo da “Normalmente, negli ultimi tre mesi, sei andato a Messa?” per poi approfondire chiedendo se la domenica prima lo studente era andato a Messa e, se sì, a che ora e dove e da quale momento aveva partecipato alla celebrazione.

Ai ragazzi è stato poi chiesto se ricordavano l’argomento del brano evangelico e il tema centrale dell'omelia, della quale veniva chiesta anche una valutazione in base alle proprie “attuali esigenze (spirituali, morali, culturali)”. Si chiedeva poi se avevano fatto la Comunione, se avevano svolto qualche ministero particolare e quale aspetto “celebrativo” di tutta la Messa avevano particolarmente apprezzato o deprecato.

Rispetto alle ricerche di sociologia religiosa citate nella bibliografia e parzialmente confrontate, il questionario ha dovuto fare i conti con le esigenze della privacy in materia sensibile e quindi con le eventuali perplessità degli organi collegiali (collegi docenti e consigli di classe con genitori). Mancano quindi domande, ad esempio, sull’importanza della religione nella vita personale, sulla concezione di Dio e sull’identità di Cristo, ma l'indagine serve comunque a dare un panorama piuttosto completo della frequenza della partecipazione alla Messa dei ragazzi e dei loro sentimenti al riguardo.

A tutte le età, si legge nel libro, “il valore più avvertito” riguardo alla Messa è “l’aiuto a superare le difficoltà spirituali e morali”. Poco risalto viene dato invece dai ragazzi all'importanza della Parola di Dio per la propria vita, quasi sempre all’ultimo posto: “la propria personalità, autonomia, progetto di felicità non si basano sulla Parola promettente ed autorevole di Dio”. Basso anche il punteggio dato alla relazione con Cristo, che con la sottovalutazione della Parola divina deve “interpellare la nostra pastorale giovanile”.

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