L’antropologia religiosa, da un lato, e l’incontro come modalità con cui la fede accade, dall’altro, sono i due poli che, tanto per Giussani quanto per Bergoglio, indicano il punto della questione cristiana oggi. Il cristianesimo non si manifesta come un insieme di precetti o di valori.«All’inizio dell’essere cristiano – scrive Francesco nella Evangelii gaudium citando Benedetto XVI – non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva» (EG, &7). Analogamente, nella presentazione del testo di Giussani L’attrattiva Gesù, affermerà: «Tutto nella nostra vita, oggi come al tempo di Gesù, incomincia con un incontro. Un incontro con quest’uomo, il falegname di Nazareth, un uomo come tutti e allo stesso tempo diverso. I primi, Giovanni, Andrea, Simone, si scoprirono guardati fin nel profondo, letti nel loro intimo, e in essi si è generata una sorpresa, uno stupore che, immediatamente, li faceva sentire legati a lui, che li faceva sentire diversi. […] Non si può capire questa dinamica dell’incontro che suscita lo stupore e l’adesione se su di essa non si è fatto scattare – perdonatemi la parola – il grilletto della misericordia. Solo chi ha incontrato la misericordia, chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia, si trova bene con il Signore. […] il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato». Su questo punto, di totale sintonia tra Bergoglio e Giussani, si misurano una serie di conseguenze di grande rilevanza.
La prima è che la Grazia precede, viene prima. Nella presentazione di L’attrattiva Gesù Bergoglio afferma che «L’incontro accade […] Questo è pura grazia. Pura grazia. Nella storia, da quando è iniziata fino al giorno d’oggi, sempre primerea la grazia, sempre viene prima la grazia, poi viene tutto il resto». Giussani, nel suo volume rimandava ad un suo articolo apparso su “30 Giorni”: Qualcosa che viene prima (4, 1993). Ne L’attrattiva Gesù «Il “qualcosa che viene prima” è l’incontro con Cristo, anche se non preciso, anche se non realmente consapevole. Come per Andrea e Giovanni era una cosa stupefacente, non definibile da loro. La
cosa che viene prima, la grazia, è il rapporto con Cristo: è Cristo la grazia, è questa Presenza, ed è il tuo rapporto con essa, il tuo dialogo con essa, il tuo modo di guardarla, di pensarci, di fissarla» (p. 24).
La seconda conseguenza è che se l’incontro è la modalità essenziale con cui la fede si comunica, ieri come oggi, allora, in un mondo tornato in larga misura pagano, il cristianesimo dovrà declinarsi nella sua forma essenziale e non, primariamente, nelle sue conseguenze etiche la cui salvaguardia spetta, nell’agone pubblico, ai laici cristiani impegnati nel temporale. Giussani, il quale già nello scritto metodologico Riflessioni sopra un’esperienza (1959) invitava ad un richiamo cristiano «semplice ed essenziale» dacché «la Chiesa è discretissima nel fissare i punti obbligatori», scriverà, nel 1982 (Uomini senza patria), che «Fino a quando il cristianesimo è sostenere dialetticamente e anche praticamente valori cristiani, esso trova spazio ed accoglienza ovunque». Papa Francesco, da parte sua, dirà nella sua intervista a P. Antonio Spadaro: «Gli insegnamenti tanto dogmatici quanto morali, non sono tutti equivalenti. Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza: L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. E’ da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali». L’attrattiva Gesù, termine ripreso nella Evangelii gaudium al &39, deve precedere la dottrina morale. La precede in quanto procede dall’incontro, non è realizzabile al di fuori di questo. Posizione, questa, che impedisce, all’origine, il sorgere di ogni possibile fondamentalismo cristiano.