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Il card. Kasper e i divorziati risposati: polemiche fuori luogo

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 12/03/14
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Il porporato ha mostrato il volto del Dio che perdonaLe polemiche sollevate dalle parole del cardinale Walter Kasper, 81enne presidente emerito del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, sulla situazione dei divorziati risposati sono fuori luogo.

Pietra dello scandalo è stata la relazione dedicata a “Il Vangelo della famiglia” con cui il porporato ha aperto il 20 febbraio i lavori del Concistoro straordinario sulla famiglia e che il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha definito “in grande sintonia” con il pensiero del papa (Il Foglio, 11 marzo).

“La dottrina che non può essere cambiata è soggetta anche a uno sviluppo”, ha indicato il cardinale. Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, concorda con lui, osservando che la dottrina “può essere espressa con parole nuove, può essere compresa più profondamente, può essere declinata in disciplina attraverso modalità diverse, perché è nella storia umana che il Vangelo va predicato, creduto e vissuto: non cambia, ma può essere compreso meglio” (La Repubblica, 12 marzo).

“Il Vangelo della famiglia – osserva – non può essere proposto con il linguaggio, l’intransigenza e la durezza dei tempi post-tridentini. La Chiesa deve guardare in faccia gli uomini e le donne che la compongono, le loro fragilità e debolezze che li portano a contraddire in modi diversi e molteplici le esigenze del vangelo”. Anche tra i credenti, infatti, possono verificarsi “la separazione, l’infedeltà, una nuova storia d’amore, il divorzio e nuove nozze”. Se fino a prima del Concilio erano ritenuti “pubblici peccatori”, esclusi dalla comunità cristiana e a volte persino scomunicati, a partire dagli anni dell’assise conciliare la Chiesa ha cambiato rotta, “fino a renderli destinatari di una pastorale attenta, piena di cure, amorevole che non li esclude dalla comunità cristiana ma li invita a partecipare intensamente alla vita ecclesiale”.

È in questo cammino, osserva Bianchi, che vanno comprese le proposte del cardinale Kasper, che si chiede se l'Eucaristia “non possa essere a certe condizioni per alcuni divorziati risposati un viatico per la remissione dei peccati e la viva appartenenza al corpo di Cristo. Non si tratta – si badi bene – di ammettere i divorziati alla Comunione, come banalmente viene detto, bensì di individuare dei cammini penitenziali che abbiano come possibile esito anche la ritrovata comunione eucaristica nell’assemblea ecclesiale”.

“È la medicina della misericordia” “che non offende la giustizia e permette al cristiano peccatore di vedere il volto di Dio che perdona e il volto di una Chiesa madre che lo accompagna”.

La misericordia è un elemento fondamentale richiamato più volte anche da papa Francesco, che nel suo primo Angelus ha citato proprio il libro “Misericordia” del cardinale Kasper, al quale ha anche affidato la “delicatissima” relazione introduttiva al sinodo straordinario sulla famiglia che si terrà in Vaticano nell'ottobre prossimo (Qn, 10 marzo).

“Misericordia, questo è il nome del nostro Dio”, ha detto Jorge Mario Bergoglio al cardinale tedesco prima del conclave, quando questi gli ha donato una copia del suo libro. “Che significa che il concetto era centrale per lui già prima del conclave: la misericordia come il centro del cristianesimo”, ha commentato Kasper (La Repubblica, 11 marzo)

Il porporato ha sottolineato che la sua posizione riguardo ai divorziati risposati non è “lassista”, ma “intende riconoscere come tramite la penitenza chiunque può ricevere clemenza e misericordia. Ogni peccato può essere assolto. Infatti, non è immaginabile che un uomo possa cadere in un buco nero da cui Dio non possa più tirarlo fuori”.

“La dottrina non può essere cambiata. Tuttavia, a parte il fatto che esiste uno sviluppo della dottrina che va sempre tenuto in considerazione, e cioè l’evidenza che essa non è una laguna stagnante quanto un fiume che scorre, una tradizione che vive insomma, occorre anche distinguere bene fra ciò che è dottrina e ciò che invece è disciplina”. “È il Papa a chiedere dibattito, anche se c’è chi vuole fermarlo”.

Chiedere nuove soluzioni per i divorziati risposati, ha ribadito, “non è contro la morale né contro la dottrina, ma piuttosto a favore di un’applicazione realistica della dottrina alla situazione attuale. La Chiesa non deve mai giudicare come se avesse in mano una ghigliottina, piuttosto deve sempre lasciare aperto il varco alla misericordia, una via d’uscita che permetta a chiunque un nuovo inizio”.

Ha fatto eco al cardinale Kasper il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione per le Cause dei Santi, che ha sottolineato come i principi ecclesiali restano validi, ma “vanno applicati secondo le circostanze attuali, la realtà che si vive oggi” (Il Foglio, 11 marzo).

“Quel che è sempre rimasto fisso è la fede, che mai sarà negata – ha aggiunto Saraiva Martins –. Il modo di esprimerla, invece, può cambiare secondo i tempi. La Chiesa deve parlare ai fedeli con i criteri propri della società, usando il linguaggio proprio della società. È una questione di sano realismo. Bisogna parlare con il linguaggio d’oggi”.
 

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