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Il segreto del parlare? L’ascolto

La confessione è una pratica stabilita da Gesù?

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 10/03/14

Dall'importanza della comunicazione umana al saper accogliere la Parola divina: il nuovo libro di Andrea Mariani

Capire la comunicazione e il valore delle parole per comprendere l'importanza dell'accoglienza della Parola. È questo il percorso che propone il libro di Andrea Mariani “Le parole e la Parola. Dall'ascolto una vita buona” (Marcianum Press).

Nella presentazione del testo, monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia, lo definisce “un libro da leggere adagio. L’arco percorso dall’autore è amplissimo: parte da una fenomenologia della parola e del silenzio per porre le basi di tutta la riflessione; cerca poi di esprimere la ricchezza della Parola che Dio rivolge all’uomo in Gesù Cristo e quindi della parola con cui l’uomo risponde a Dio nella fede; infine questa ricchezza viene usata per comprendere in profondità il senso della vita morale, con particolare attenzione alla bioetica”.

“Sono riflessioni preziose, soprattutto per una società come la nostra che ha fatto della comunicazione il suo interesse primario ma che rischia di perdersi nella molteplicità dei mezzi e degli strumenti, nell’illusione di creare e controllare la realtà premendo alcuni pulsanti”.

L'autore spiega che il motivo del libro si ritrova in quello che scrisse papa Giovanni Paolo II in preparazione al Giubileo: “I cattolici tornino con rinnovato interesse alla Bibbia”. È paradossale, osserva, constatare che oggi la Bibbia sia il libro più acquistato e contemporaneamente il meno letto. La Parola di Dio “non solo informa ma forma; non si accontenta di comunicare qualcosa ma si comunica”; “ha un volto ed un nome ben preciso: il Maestro di Nazareth”.

L’itinerario da compiere è “ascoltare, parlare, comunicare: in una parola, amare l’altro. Solo in questo modo la vita umana diviene buona; alla persona è permesso intuire il mistero di Dio lasciandosi abitare dalla sua Parola. Senza tutto questo, Dio è solo un’illusione immaginaria”.

Parlare, scrive Mariani, “è una necessità, spesso un piacere, è comunque sempre una sfida”. “Le parole hanno un potere enorme; esse possono cambiare la vita di una persona, in bene o in male”.

L'autore invita a non considerare la parola antitetica rispetto al silenzio, perché “se chi fa silenzio sembra non parli e, chi parla non tace, in realtà, sia il silenzio che la parola sottintendono qualcosa di più profondo e misterioso, quella dimensione ontologica dell’uomo che l’uno illumina e dà senso all’altra”. “Esiste, quindi, un silenzio loquace, che parla; ed una parola silente, cioè una parola muta, che non dice nulla a chi ascolta. Spesso vi sono silenzi che sono parole e parole che sono silenzio”.

L'invito è poi a ricordare l'importanza dell'ascolto. “Quando si parla di comunicazione, si pensa sempre che ciò che è più importante sia sapersi esprimere, ma non è così; fondamentale è saper ascoltare”.

Ascoltare, spiega, non è il semplice udire, che è “istintivo”, ma “una facoltà, una decisione intellettuale; è un’arte”, pur se “un'arte dimenticata”. “Ascoltare non significa usare solo l’udito, ma capire ciò che l’altro dice e quali sono le sue vere intenzioni”, è “sapersi mettere nei panni dell’altro; cogliere le cose dal suo punto di vista”.

Dalle parole umane si passa poi alla Parola divina. “Dio che si rivela entra in relazione, comunica, meglio, si comunica, ama; Dio, infatti, è Agape”.

“Per cogliere la bellezza della Parola, è necessario che la persona si lasci abitare da tale comunicazione: essa è il linguaggio dell’amore”. Spesso, osserva Mariani, l’uomo non gusta la Parola “perché non la lascia parlare, ritiene che sia un messaggio che vincola, obbliga, costringe”. “Se la persona, come spesso accade, si ferma alle parole della Parola come un libro sapiente tramandato di generazione in generazione, è come se offrisse un pane ammuffito, non più in grado di nutrire la vita; Dio, infatti, parla la lingua dell’uomo”.

Il linguaggio della Parola scritta è invece “presenza d’Amore”. “Prendere coscienza di questo significa annullare la distanza tra l’uomo e Dio; è scoprire con stupore che il Creatore parla la lingua della creatura”.

“Fare il bene significa compiere questo itinerario dalle parole alla Parola, per dimorare nella vita del Figlio Unigenito”, conclude Mariani. “Ogni Parola di Dio può essere per l’uomo un frammento luminoso per vivere come il Signore vuole, per realizzarsi e rendere la propria vita bella e buona, perché riflesso di quella di Gesù, Parola eterna e vivente del Padre”.

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