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Cucina e musica: gli ingredienti che fanno grandi i “talent show”

Cucina e musica: gli ingredienti che fanno grandi i “talent show”

© Public Domain

Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 08/03/14

Si è chiuso MasterChef, che ha superato gli ascolti di X Factor. L’esperto Antonio Catolfi: “E’ vincente l’idea che dal basso si può arrivare in alto”

Non c’era sito tra quelli dei maggiori quotidiani italiani che non riportava venerdì, nella colonna del costume oppure in quella centrale solitamente riservata alla cronaca o alla politica, la notizia che Federico, medico torinese, è il campione della terza edizione di MasterChef. Una giuria di tre esperti ha rivelato il suo verdetto eccezionalmente in diretta per uno show che è stato realizzato tutto in registrazione: per questo motivo i due concorrenti hanno dovuto attendere diverse settimane – quelle della discrepanza con le puntate registrate – prima di conoscere il vincitore. La vera notizia, tuttavia, è quella del boom di ascolti. Questa terza edizione dello show, in onda su Sky Uno, ha superato il milione di spettatori di media, con un 3,2% di share (un milione e 600mila nell’ascolto della settimana e un grande boom sui social), mentre X Factor non ha superato il milione. Per approfondire le ragioni del successo di questo format, Aleteia si è rivolta al Prof. Antonio Catolfi, docente di cinema, fotografia e televisione presso l’Università per Stranieri di Perugia, che in passato ha lavorato per molti anni nella produzione della Rai.

Prof. Catolfi, quali sono i veri ingredienti che rendono i talent un format di successo?

Catolfi: Innanzitutto quello che è vincente è il concetto della “gara”. Il fatto che qualcuno che viene dal basso possa gareggiare, e quindi possa mettersi al livello di grandi performer, di artisti o anche di grandi cuochi, tutto questo comunica l’idea “ce la si può fare”, che dal basso si possa arrivare in alto. Per questo il talent è chiaramente un format che ha successo. Inoltre, questo della cucina potrebbe avere grande successo anche perché è dedicato ad un argomento al quale noi italiani siamo molto sensibili. In uno show sulla cucina, chi di noi non vorrebbe misurarsi con un piatto che può colpire tutti quanti. Pensiamoci, un attimo: quali sono i due campi più esplorati nei talent? Da un lato c’è la cucina, dall’altro lato c’è la musica, e quindi la possibilità in quel tipo di programma di diventare un cantante, di mettersi in scena: una persona qualunque che sta tra la folla arriva sul palcoscenico e riesce a toccare il successo. C’è anche la “selezione”, certo, perché quella è implicita nel concetto stesso del “talent”: questa formula vuol dire anche selezionare una persona che abbia un certo tipo di caratteristiche, quindi che sappia fare, ma che allo stesso tempo possieda anche quelle caratteristiche che si addicono al mezzo televisivo, alla rappresentazione televisiva.

Che tipo di linguaggio usano questo tipo di programmi?

Catolfi: Il “talent” esalta le performance delle persone, i gesti, gli atti soprattutto. Nel talent canoro c’è la possibilità di cantare, di arrivare a misurarsi anche con dei classici. Dal punto di vista della cucina questo elemento del “fare” è in grande rilievo, insieme a quello di trovare proprio la genialità. Questo rientra sempre nella tendenza, e grandezza, italiana di voler trovare dei geni nei campi artistici. In quel settore noi siamo molto bravi, ed è per questo che riscuotono questo successo.

Di solito si rimprovera ai talent show di creare personaggi che poi scompaiono una volta a contatto con la realtà. È così?

Catolfi: E’ probabile, ma questo non è sempre vero. Certo, in molti casi succede che chi ha successo poi scompare, ma questo appartiene anche al mondo dello spettacolo, ci può essere un regista che fa un film di successo e poi non fa più niente nella sua vita, come un attore che recita in un film di successo e poi viene dimenticato. La stessa cosa vale per i talent. Ovviamente, chi è che rimane sulla scena? Chi ha veramente talento, cioè chi ha una bella voce, oppure chi diventa un grande chef, nel caso della cucina. È chiaro che il palcoscenico mette alla prova anche questi caratteri che vengono esaltati dai talent. Diciamo che è solo la professione, oppure è solo il tempo che alla fine può essere l’unico giudice di questi avvenimenti.

Un tempo i quiz televisivi ci mostravano esperti a cui noi ci appassionavamo, mentre oggi portano in scena gente comune. Non è che ora gli esperti li cerchiamo nei talent?

Catolfi: Nei primi quello che trionfa è l’elemento della casualità, non viene premiata la bravura. Nel talent invece c’è una mescolanza: c’è l’elemento della bravura ma c’è anche la volontà di emergere, unita anche alla capacità di stare sul palcoscenico: sono questi, infatti gli elementi che contraddistinguono quel tipo di spettacolo. Ci può essere il personaggio che ha successo, ma ha successo col pubblico perché è simpatico, mentre non è detto poi che cucini bene. Ovviamente l’elemento che è importante per dare serietà al tutto è quello della giuria: la giuria fa parte dello spettacolo. Sono degli opinion leader che dirigono poi la decisione.

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