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Vivere e costruire l’amore

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Dimensione Speranza - pubblicato il 03/03/14
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L’amore non è qualcosa che vive sopra le nuvole, non si alimenta di perfezione, ma ha bisogno di un lungo e paziente tirocinio

Nel nostro tempo, amore, fidanzamento, fedeltà… sembrano indicare delle realtà che spesso vengono deformate. L’utile, il provvisorio, sostituiscono il “per sempre”, il dono, la stabilità, la durata, la progettualità.

Domande come: ”E’ veramente possibile donarsi l’uno all’altro?”, “Una tale intenzione può durare tutta la vita?”, “Che cosa ne sappiamo del nostro amore fra vent’anni?”, sono in aumento in questo periodo. Per molti giovani il sentimento dell’amore ha ben poco a che vedere con l’istituzionalizzazione e la continuità del legame matrimoniale, ritenendo fondamentale la convivenza per “provare” il proprio sentimento e il rapporto sessuale come l’iniziale e lecita forma di comunicazione. Si rivendica una propria libertà di agire, ci si sente stretti in un rapporto che sembra soffocare. Il periodo del fidanzamento, invece, che momento di crescita e conoscenza reciproca, a volte, si evidenzia come “semplice stare insieme”, senza aperture e prospettive. Il “qui e ora” sembra prevalere sulla progettualità, l’amore rischia di rimanere “impantanato” nella realtà presente. Questa situazione ci interpella, ci provoca e sarebbe poco gratificante scappare o trovare rifugio in un passato dove tutto era bello e perfetto. Ridare fiato, nella testimonianza, al matrimonio progetto, al rischio insito in una promessa, alla costruzione dell’amore anche e soprattutto nell’imperfezione, alla sessualità come “dono e responsabilità”, diviene una dimensione importante da cui ripartire. E’ necessario conoscere ed accettare il rischio, che così facendo, ci inerpicheremo in sentieri difficoltosi e non vicini al sentire comune. Il coraggio di muoversi, affrontando temi scomodi, anche quando gli altri stanno fermi, deve prevalere sul “tanto non serve a niente” o sull’acquiescenza.

Nel contesto attuale dove tutto deve essere a posto, dove tutto è perfetto, l’imperfezione diviene una realtà insopportabile.

L’amore, invece, non è qualcosa che vive sopra le nuvole, non si alimenta di perfezione, ma ha bisogno di un lungo e paziente tirocinio. Più che uno stato o una condizione si presenta come un cammino, che non si rassegna alla routine di una strada già battuta, ma impara che, ogni volta, c’è la concreta necessità di far fronte all’imprevisto, perché ogni tratto risulta diverso dal precedente e non può essere previsto,calcolato interamente in anticipoQuesto viaggio, dunque, richiede entusiasmo e desiderio di procedere in avanti, di conoscersi, di crescere, di ricominciare, di rimettersi in gioco continuamente, accogliersi nonostante quelle imperfezioni e incomprensioni, ridare fiato alla speranza che a volte sembra venir sopraffatta dalla delusione e dallo sconforto. E’ un cammino che può essere affrontato con attenzione o superficialità, con serietà o leggerezza, le crisi possono diventare abrasioni dolorose senza sbocco o diventare momenti di crescita. Il vero protagonista, dunque, non è l’amore in se stesso, ma le persone, che imparano ad amarsi, accettarsi, accompagnarsi, modificarsi. Questa grande opera, non è “a tempo”, ma ha bisogno di tempo, non si nutre di scadenze o di possibili fughe ma si alimenta di speranza e di coraggio. Donarsi col proprio corpo, in questo senso, diviene il frutto maturo di questo percorso di conoscenza, di accoglienza, di una promessa che nel tempo si fa stabilità, durata e non può essere vista come momento quasi ossessivo da cui iniziare o come “prova d’amore”. L'amore non si prova, le persone coinvolte non si provano, ma si scelgono e si accettano. Provare una persona significherebbe ridurla a oggetto di sperimentazione. L'atto sessuale cementa un rapporto, ma solo quando è coronamento di un percorso di conoscenza reciproca, condivisione e donazione. Il dono più alto, il corpo come “manifestazione dell’essere”, vede la sua piena realizzazione in una dimensione “totale e definitiva”. «I beni più preziosi non devono essere cercati, ma attesi», scriveva Simone Weil: L’amore, pur incarnandosi nel presente, non rinuncia a guardare lontano: sa aprire nuovi percorsi, ricerca nuove prospettive, nuovi punti di vista. Se rimane ancorato nel presente senza progettualità rischia di essere travolto. L’amore-progetto diviene l’anima di una vera comunione. La coppia nasce quando due giovani stanno bene insieme, quando sentono battere il cuore l’uno per l’altro, ma soprattutto quando si impegnano a costruire la loro vita insieme. Progettarsi significa, dunque, gettarsi avanti nel tempo, osare un atto di fede e di speranza nella vita., affrontare la sorpresa di vedere smentita la propria volontà di programmazione, tenersi pronti a scusare e a perdonare. In questo contesto rientra la fedeltà ad un progetto. Essa viene misurata dalla realtà quotidiana, è prima di tutto rivolta alla persona, non al momento più o meno distante dell’incontro. E’ dinamica come la crescita della persona, non è qualcosa di statico, di imbalsamato in un istante o in un momento, ma è una realtà continuamente rinnovabile. Annunciare e testimoniare queste modalità di vivere e di costruire l’amore, sembra un’ impresa impossibile. Se crediamo, però, nella verità e sostenibilità di questi valori, non possiamo rinunciare, con la consapevolezza, che non siamo nel momento della raccolta, ma della semina, momento della prova e non del successo.

A volte, forse è normale sentirsi smarriti, sgomenti e, come gli apostoli in mezzo alla tempesta , vorremmo interpellare Gesù che sembra indifferente, distante, non interessato a ciò che stava avvenendo. Impauriti diremmo la stessa frase che gli apostoli hanno rivolto a Gesù:“Maestro, maestro siamo perduti!” e forse, però, riceveremmo la stessa risposta che il “Maestro” diede ai “suoi”: “Dov’è la vostra fede?”.

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