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Un sacerdote basco affronta la mafia dell’uranio in Congo

Uranio Congo

© Public Domain

Religión en Libertad - pubblicato il 03/03/14

I minatori estraggono l’uranio con le mani “senza alcuna protezione”

Con molti anni da missionario in Congo alle spalle – è arrivato quasi 50 anni fa in questa terra – Goikuria Xabier Bilbao è un sacerdote che ha dedicato la sua vita agli altri, avviando scuole e centri di formazione professionale, un ospedale e un centro per disabili. Ha anche creato un villaggio nel cuore della giungla, Kabulumbu, dopo aver ottenuto alcuni terreni che permettono ai nativi di rimanere nella loro terra d'origine. Il Comune di Bilbao ha riconosciuto il lavoro di questo figlio della terra basca assegnandogli il premio “Bilbao Nord-Sud nel 2011”. 

Il sacerdote è appena tornato a Bilbao per motivi di salute. Nella diocesi basca, hanno potuto sentire che è in salute come quando era partito tanti anni prima per la Repubblica Democratica del Congo, con altri 20 diocesani missionari. Desidera tornare quanto prima nel quartiere di Panda, a Likasi, una città nell’estremo sud di quell’immenso paese. Secondo i rapporti della diocesi, Xabier continua a lottare affinché i congolesi rivendichino i loro diritti.

La miniera che “esplose” a Hiroshima
In questo momento, a preoccuparlo sono gli scarsi standard di sicurezza per le persone che estraggono uranio dalla miniera Shinkolobwe, "curiosamente, è da lì che giunse l’uranio per la bomba di Hiroshima".

Anche se la miniera è stata ufficialmente chiusa nel 2004 a causa di alcuni incidenti e delle radiazioni, continuano le estrazioni. I minatori estraggono l’uranio con le mani “senza alcuna protezione”. Vengono estratte e trasportate "in qualche modo" centinaia di tonnellate di minerale a bordo di camion che attraversano villaggi abitati.

Il sacerdote denuncia la situazione e invita i congolesi a ribellarsi, ma "è difficile", perché la mafia li costringe e sono i loro stessi compatrioti che controllano queste reti.

E' dell'opinione che, sebbene molte aziende e nazioni del mondo abbiano un grande interesse nello sfruttare le preziose risorse naturali del Congo, la rivalità tra tribù e la passività del governo della nazione non favoriscano la ricerca di una soluzione.

Anche se si sente abbandonato a se stesso nel denunciare queste ingiustizie, intende comunque tornare per continuare a lavorare, "perché non si può lasciarli così".

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