L'addetto alla curia telefonò alla sartoria. Aveva il compito di conoscere il costo di un abito per il nuovo arcivescovo. Ascoltò, appuntò con la penna la cifra sul suo block-notes, promise di portare i saluti a sua eccellenza, ringraziò e chiuse il telefono. Della cifra non si preoccupò più di tanto.
Raggiunse padre Bergoglio, da pochi giorni arcivescovo di Buenos Aires, e aspettò pazientemente il suo turno. L'abito non era affatto il problema più urgente del gesuita, però gli facevano notare che avrebbe dovuto vestire secondo il rango. Qualunque cosa volesse dire, e l'espressione non lo entusiasmava affatto, Bergoglio aveva detto: “Va bene, vediamo quanto costa”. “Quanto?”, sbottò quando l'addetto gli allungò il foglio. “Quanto costa quest'abito? Mai e poi mai spenderemo quella cifra!”.
Seguirono conciliaboli, il lungo tentativo piuttosto inutile di convincerlo, quando alla fine ecco il colpo di genio: “Ma i vestiti del cardinal Quarracino dove sono?”. Antonio Quarracino era il vescovo che lo aveva preceduto e di cui era stato coadiutore, morto alla fine del febbraio di quel 1998. Cercarono i suoi abiti nell'armadio, li misurò ma gli stavano enormi. “Chiamiamo le suore, per favore?”[1], chiese gentilmente Bergoglio. Quelle arrivarono, compresero il problme e sorrisero complici. Così gli presero in fretta le misure, strinsero e accorciarono la stoffa e il vescovo di Buenos Aires aveva di nuovo i suoi abiti. A costo zero. E a fine mese nessuna delle persone che Bergoglio aiutava ebbe di meno.
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1) A svelare che l'allora monsignor Bergoglio chiamò le suore è Evangelina Himitiam, in Francesco. Il Papa della gente, Rizzoli, Milano 2013.
Estratto dal volume di Rosario Carello, "I racconti di Papa Francesco. Una biografia in 80 parole" (San Paolo)