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La nostalgia per la grande bellezza

la grande bellezza

© Maïa Cybelle

Aleteia - pubblicato il 03/03/14

Il film di Paolo Sorrentino vince l'Oscar 2014 come migliore film straniero. Ma cos'è veramente "la grande bellezza"?

Dopo il Golden Globe, La grande bellezza di Paolo Sorrentino, vince l’Oscar 2014 come migliore film straniero. 

Ma cos’è veramente la grande bellezza? Non si tratta, come si è detto e scritto, di un film sulla "Dolce vita" romana dei giorni nostri: è innanzitutto un film sulla crisi. La grande bellezza, come scrive Tracce il 14 gennaio, è il film che forse con più drammaticità pone lo sguardo nella tremenda emergenza umana del nostro tempo. Una realtà, quella scenggiata da Sorrentino, dove il desiderio di bellezza sembra totalmente sommerso dalla "goduria mondana": un fascino di plastica, frammentato nella forma e a volte sconnesso dalla realtà quotidiana. Un fascino ingannevole che non impedisce al protagonista, Jep Gambardella, di aprirsi alla vera bellezza e di lasciarla entrare nel suo cuore attraverso ricordi di gioventù e insoliti incontri, talvolta conditi da nostalgia e dolore. 

La grande bellezza è il ritratto di un uomo che cercando la bellezza con la "B" maiuscola, scopre malinconicamente di essersi attardato tra le occupazioni di poco conto di una “vita sedimentata sotto il chiacchiericcio, tra meschinità e sprazzi di bellezza”. Ma è proprio grazie alla sua disponibilità, a volte incomprensibile, (vedi l’intervista nella tenda dell’artista) ad aprirsi a tutto ciò che gli accade intorno, che si rivela la grande bellezza. Infatti l’oggetto descritto nel film non appare mai, ma si lascia svelare tra i dialoghi. Come quello con la vecchissima suora in odore di santità che gli chiede perché, dopo il romanzo giovanile, non avesse più scritto un libro, Jep risponde: «Cercavo la grande bellezza, ma non l’ho trovata». E la suora domanda: «Sa perché mangio sempre radici?». «No. Perché?», chiede Jep. E lei: «Perché le radici sono importanti». Così nella scena successiva Jep è alla ricerca di quelle che sono le "sue" radici: in barca (lui che non lasciava mai Roma), verso l’isola dove da giovanissimo aveva vissuto il suo primo amore per una ragazza «di inesorabile bellezza». La voce del protagonista parla dello «stupore indefinibile della prima volta».

Quello stupore che mette in azione il cuore di Jep, spesso confuso ma sempre assetato della "B" maiuscola.

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