Proprio per mantenere vivo il ricordo di quanto hanno fatto i Giusti al fine di costruire un mondo migliore opera la Fondazione Raoul Wallenberg, nel nome del diplomatico svedese che salvò migliaia di ebrei ungheresi durante la seconda guerra mondiale. “La Fondazione della quale fanno parte 300 tra capi ed ex capi di Stato – ha affermato il presidente Eduardo Eurnekian – promuove ‘il lato buono dell’Olocausto’ e raccoglie testimonianze che siano esempio di coraggio per i giovani”. Eurnekian ha ricordato come deve essere motivo di orgoglio per l’Italia avere nelle liste dei Giusti ben 500 connazionali e ha sintetizzato le storie dei 6 Giusti riconosciuti in America latina, tra i quali il console generale del Salvador a Ginevra durante l’ultima guerra mondiale. “Speriamo – ha concluso Eurnekian – che l’iniziativa della Giornata della memoria dei Giusti venga assunta anche in tutta l’America, dal Canada all’Argentina”.
I Giusti sono il baluardo dell’umanità contro le tenebre del male da cui emergono con la forza della loro coscienza. “Ho potuto constatare – ha affermato Clair Ly, una sopravvissuta al genocidio cambogiano durante il quale ha perso il padre e i fratelli – che certi esseri umani hanno posto in essere degli ‘atti giusti’ senza porsi domande. Un giusto è come la rosa del proverbio. Come ha scritto il Maestro Eckhart, filosofo e mistico renano: ‘la rosa non ha un perché, fiorisce perché fiorisce; senza desiderio di se stessa, né desiderio di essere vista”. I saggi asiatici propongono in modo simile l’immagine del loto che mette le radici in marcite nauseabonde, ma con il suo fiore punta al cielo con una bellezza delicata e un profumo discreto. Nella cultura cambogiana il saggio, discepolo del Buddha e figura del Giusto “è visto come la bellezza del fiore di loto, una bellezza che è slancio di vita”.