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Quando è nato il culto alla Madonna? E perché tutte queste apparizioni?

La “Tilma” miracolosa di Guadalupe custodita nel santuario mariano in Messico.

© P.M WYSOCKI / LUMIÈRE DU MONDE

padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 25/02/14

Perché si hanno notizie relative a sue apparizioni solo a partire dall’VIII secolo?

Ultimamente, dinanzi ai sempre più frequenti pellegrinaggi verso luoghi mariani, tra cui Medjugorje, è sorta una domanda: quando è iniziato il culto verso la Madonna? Perché si hanno notizie relative a sue apparizioni solo a partire dall’VIII secolo? Tutto ciò, a detta di qualche amico, unitamente alle frequenti apparizioni e all’impressionante loquacità di Maria, a dispetto di quanto narrato dai Vangeli, non può essere frutto di una suggestione collettiva?

Maria Grazia Giovanditti

Risponde padre Giovanni Roncari, docente di storia della Chiesa

Due, mi sembrano, le domande molto ampie della nostra Lettrice: le origini del culto mariano e la problematica legata alle apparizioni mariane. Cerchiamo di procedere con ordine. 
Quando è nato il culto verso la Madonna? Verrebbe semplicemente da rispondere: con la nascita del cristianesimo. È sostanzialmente vero, ma la realtà è molto più complessa ed ha uno sviluppo assai articolato. Accenniamo solamente ai vangeli apocrifi, per es. al Protovangelo di Giacomo dove la fantasia popolare sembra voler supplire al silenzio dei vangeli canonici e che, tuttavia, hanno avuto un ruolo non indifferente nella pietà popolare, nell’arte ecc.. e veniamo al Nuovo Testamento dove la presenza di Maria è molto sobria: poche e brevi sono le parole che pronunzia. Il suo «Magnificat» riecheggia testi di lode dell’Antico Testamento, soprattutto le parole di una altra mamma felice, Anna, la madre del profeta Samuele. Poche, ma non insignificanti le sue parole, misurati, ma molto importanti i suoi gesti: alle nozze in Cana di Galilea dove per il suo intervento, Gesù compie il primo dei suoi «segni»; ai piedi della croce; in preghiera con la prima comunità cristiana. Ma, come è noto, è soprattutto nei cosiddetti Vangeli dell’infanzia, Matteo 1-2 e Luca 1-2, che la figura di Maria, la Madre di Gesù come insistentemente la chiama anche il vangelo di Giovanni, emerge con la sua specifica personalità e con i tratti peculiari su cui poi la tradizione ecclesiale rifletterà e che rielaborerà. La elezione da parte di Dio, il concepimento verginale, l’atteggiamento di fede e la risposta umile e obbediente, l’ascolto della Parola di Dio, l’accettazione del piano di Dio anche nel dolore ecc.. sono tutti dati biblici che porteranno il popolo cristiano a venerare la Madre del Signore, la Donna umile e obbediente, l’Eletta da Dio Padre, la Madre addolorata.. la Vergine sapiente, l’arca della nuova alleanza.. tutti titoli e aspetti che sono riassunti in quello assolutamente principale La Madre del Signore. Ed è da qui che il culto mariano è partito. E per un motivo squisitamente cristologico: la realtà della carne umana di Gesù, la realtà della sua incarnazione.

È sant’Ignazio di Antiochia, morto martire sotto Traiano nel 107 c. il primo padre della Chiesa a ricordare Maria nel contesto cristologico della realta dell’incarnazione: «Non ascoltate quando qualcuno vi parla al di fuori di Gesù Cristo che proviene dalla stirpe di Davide, da Maria, che realmente fu generato, mangiò e bevve, realmente fu perseguitato sotto Ponzio Pilato, realmente fu crocifisso e morì sotto lo sguardo del cielo, della terra e degli inferi, che realmente risuscitò dai morti …» (Lettera ai Trallesi e cfr. anche la lettera ai cristiani di Efeso e Smirne). Melitone di Sardi, che scrive sotto l’imperatore Marco Aurelio (161-180) nel solito contesto cristologico afferma: «Cristo è colui che si incarnò in una vergine…è lui l’agnello sgozzato, è lui che fu partorito da Maria, la buona agnella» (omelia sulla Pasqua). È con san Giustino, morto martire intorno al 162, che inizia anche una riflessione teologica su Maria partendo dal parallelismo Eva-Maria: la prima concepì la parola del serpente e partorì disobbedienza e morte, l’altra concepì fede e gioia. (cfr. Dialogo con Trifone).

Un altro grande Padre del secondo secolo, S. Ireneo di Lione, sviluppa questo tema che diventa comune nella teologia patristica e nella liturgia (cfr. l’inno Ave Maris Stella. ..mutans Evae nomen). Riassumendo molti passi della sua opera principale «Contro le eresie» si può affermare che Eva divenne la madre dei viventi, ma portò ad essi la morte, Maria divenne la madre dei credenti portando ad essi la Vita, cioè Cristo. Le citazioni patristiche potrebbero continuare, ma allungherebbero troppo queste righe. Però è opportuno almeno riferire la più antica preghiera alla Madonna, è la celebre antifona: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo o Vergine gloriosa e benedetta». Risale al III sec. ed esprime con poche, semplici e bellissime parole l’essenza della fede cristiana: Madre di Dio, Vergine benedetta, valido rifugio nelle prove della vita. Ed è riflettendo su queste verità che si è sviluppata la teologia e devozione mariana. Qui possiamo solo citare l’insegnamento del concilio Vaticano II (cap. VIII della Lumen Gentium) che richiamandosi alla più antica tradizione parla di Maria all’interno della riflessione sulla Chiesa e nel mistero di Cristo redentore.
Veniamo alla seconda domanda. Che dire, si chiede la nostra Lettrice, delle tante apparizioni con relativi messaggi? È possibile ingannarsi, autosuggestionarsi? Sicuramente sì, è possibile! la storia della Chiesa conosce molte false apparizioni e rivelazioni fasulle, anche ai nostri giorni. Tanto che la Chiesa ha elaborato lungo i secoli criteri di giudizio teologici, storici, psicologici che aiutano nel necessario discernimento. Gli ultimi in ordine di tempo sono sintetizzati in un documento della Congregazione della dottrina della Fede: «Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni» del 25 febbraio 1978 e riproposte recentemente dalla stessa Congregazione (14 dicembre 2011). In questo documento vengono elencati criteri positivi (qualità personali del veggente, equilibrio psichico, onestà morale e intellettuale ecc. sana e vera dottrina teologica, frutti stabili di vita cristiana. capacità di condurre una vita cristiana sacramentale normale, umiltà e serenità di rapporti con gli altri…) e criteri negativi (errori e banalità teologiche, malattie psichiche, ricerca di successo e di lucro.. mania di grandezza, gusto del meraviglioso e straordinario, incapacità di rapporti normali con gli altri, ricerca di strade alternative alla normale via sacramentale..). Si tenga presente che questi criteri non sono assoluti e che vanno considetati comulativamente. E infine, l’aspetto più importante: la Chiesa crede e insegna la possibilità delle apparizioni di Cristo, della Madonna e dei Santi, ma al tempo stesso crede e insegna che tali apparizioni non sono necessarie per la vita cristiana e nè tolgono, nè aggiungono alla pienezza della rivelazione. In altre parole ciascun credente è libero di aderire o meno con fede prudenziale e non teologale alle apparizioni.

Viene subito da chiedersi: se non sono necessarie, perché Dio le permette? Ascoltiamo il catechismo: «L’Economia cristiana (cioè il piano salvifico di Dio) in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo. (Dei Verbum 4)… Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate private alcune delle quali sono state riconosciute dalla autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede: Il loro ruolo non è quello di migliorare o di completare la rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa. (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn.66-67).

Un’ultima osservazione: l’antichità cristiana, per es. Atti dei Martiri, conosce molte apparizioni di Cristo e dei Santi. la prima della Madonna sembra quella a San Gregorio taumaturgo morto intorno al 270. In queste sede in interessa la verità di ogni singola apparizione quanto la fede nella possibilità di una apparizione celeste. È dunque un tipo di linguaggio che appartiene alla tradizione della Chiesa.

Qui l’originale

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