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Stile di vita
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Frugalità, un modo di vivere da riscoprire

Rich Man Poor Man Pope Francis Commentary – it

Frits Ahlefeldt-Laurvig

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 21/02/14

Un saggio edito da Il Mulino aiuta a comprenderne la natura e la corretta interpretazione

Paolo Lagrenzi licenzia un testo su un concetto che – complice la crisi economica ma non solo – dovrebbe tornare in auge nell'educazione e nel modo di fare di ciascuno di noi: la frugalità. Il libro si intitola semplicemente “Frugalità” edizioni Il Mulino (pagg. 144 euro 12). E' un termine desueto, spesso confuso con la povertà o magari con l'avarizia, in realtà è uno stile di vita. Si potrebbe dire che parente stretto della sobrietà, che in molte nostre città è un altro concetto seppellito nel dimenticatoio. Frugalità è un atteggiamento della mente, una attitudine, spesso derivata da ciò che si è imparato in famiglia. Non si è frugali perché poveri, quella non è una scelta, ma una condizione oggettiva.

Non si è frugali nemmeno se si è avari, perchè come spiega bene l'autore: “L’avarizia, come la povertà, non è una vera e propria scelta:alla povertà siamo costretti dalle circostanze esterne, all’avarizia dalle nostre ossessioni mentali. Da questo punto di vista il prototipo dell’avarizia è la figura tragica di Mazzarò, il protagonista della novella La roba di Giovanni Verga (1883). Vi si narra di Mazzarò che, partendo da zero, col passare del tempo, accumula una fortuna appropriandosi delle terre di un barone: «Tutta quella roba se l’era fatta lui, colle sue mani e colla sua testa, col non dormire la notte, col prendere la febbre dal batticuore o dalla malaria, coll’affaticarsi dall’alba alla sera, e andare in giro, sotto il sole e sotto la piaggia, col logorare i suoi stivali e le sue mule — egli solo non si logorava pensando alla sua roba […] quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba».

Mazzarò diventa vecchio. Pensa che sia «un’ingiustizia di Dio» dover lasciare la roba dopo essersi logorata la vita per accumularla: «Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all’anima, uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: — Roba mia, vientene con me!». Non sempre l’avarizia è un’ossessione che arriva a coinvolgere l’aldilà, più spesso è una passione terrena, solitaria e triste. Comunque è ben lontana dalla frugalità, almeno nelle forme in cui l’avarizia si manifestava ai tempi di Verga”.

Ebbene dunque che cos'è la frugalità? Ritorniamo al testo dell'autore: “frugalità, che è una scelta di stile e di buon gusto. A differenza delle decisioni collegate al risparmio, e finalizzate all’acquisto di beni, o a sconfiggere l’incertezza del futuro, la frugalità non ha altro scopo se non se stessa. Una volta, chi faceva scelte frugali spesso non si accorgeva di farle, semplicemente perché gli sembravano ovvie: si viveva così”.

Ecco forse forse – per aiutarci a capire – dovremmo ricorrere ad un altro concetto: la modestia. Altra merce rara di questi tempi…

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