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Anche la scuola ostaggio delle lobby?

Rieducazione a scuola, gender

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Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 19/02/14

Pochissime le richieste di formazione su gender e persone Lgbt da parte degli istituti, ma le associazioni “del settore” insistono per introdurla

Le leggi del mercato, si sa, si basano sul rapporto domanda-offerta. Quanto più vengono richiesti certi beni e certi servizi, tanto più vengono proposti da chi se ne occupa. Nel caso della scuola, però, sembra avvenire il contrario, almeno considerando un aspetto specifico.

“Stando al bombardamento cui sono sottoposte le scuole e ai tanti soldi (pubblici) spesi per realizzare strategie nazionali, manifesti, libretti e iniziative nei territori”, infatti, “sembrerebbe che le tematiche legate al gender e alle persone Lgbt (acronimo che sta per lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) siano in cima alle priorità di studenti, insegnanti, famiglie e presidi”, ma ascoltando i diretti interessati si ha l'impressione che “tra la miriade di questioni che entrano in classe, queste non ci siano quasi per nulla” (Avvenire, 18 febbraio). L’offerta, dunque, è fin troppo consistente, ma manca quasi del tutto la domanda.

E non si tratta di un pregiudizio o di un'opinione portata avanti da chi è contrario a queste idee. Il presidente di Arcigay Milano, Marco Mori, ha infatti confessato in un’intervista che dalle scuole arrivano “pochissime richieste” di intervento al riguardo, anche se l’associazione omosessuale si era premurata di recuperare i kit gratuiti, preparati dall’Unione Europea, da distribuire agli studenti.

Confermano la mancanza di interesse anche i rappresentanti delle associazioni dei dirigenti, dai quali passano le richieste per le attività extra-curricolari da svolgere con i ragazzi. “In 25 anni di attività”, ha affermato Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola (Anp), “nessun insegnante, nessuno studente e nessun rappresentante dei genitori mi ha mai sottoposto una richiesta di questo tipo. Anche i colleghi, con cui mi sento quotidianamente, non mi hanno mai rappresentato esigenze di interventi su questi argomenti”.

Gli fa eco Gregorio Iannaccone, preside da 32 anni in varie regioni italiane e presidente nazionale dell’Associazione dirigenti scolastici (Andis): “Affrontare tematiche legate al gender e alle persone Lgbt non è certo un’esigenza preponderante delle scuole. Personalmente, non ho mai avuto richieste in questo senso. Ovvio, non è possibile generalizzare. Ma credo che se qualche scuola ha organizzato iniziative di questo tipo l’abbia fatto per episodi di violenza o di bullismo capitati in quello specifico contesto”.

Più che provenire dall'interno del mondo della scuola, ha indicato, la richiesta di interventi giunge quindi dall’esterno. Ezio Delfino, presidente dell’associazione dirigenti scolastici Disal e preside di un liceo scientifico statale a Fossano (Torino), ha rivelato che “soprattutto negli ultimi tempi” vari colleghi gli hanno segnalato “le richieste di gruppi e associazioni gay”.

Visto che le scuole “sono davvero bombardate da segnalazioni di tutti i tipi”, è dunque “necessaria, da parte di tutti (famiglie, insegnanti e dirigenti), un’attenzione sempre maggiore”.

Ciò non vale solo in casa nostra. In Francia, ad esempio, il Governo Hollande ha promosso un libro intitolato Tous à poil (“Tutti nudi”) per insegnare ai bambini ad “essere disinibiti”.

“Quando ho visto questo libro il sangue mi si è rimescolato”, ha confessato il leader del partito di centro-destra Union pour un mouvement populaire Jean-Francois Copé davanti al nuovo testo, che il Ministro dell’Educazione ha voluto inserire tra quelli consigliati agli insegnanti per i corsi del programma ABCD dell’uguaglianza (Tempi, 18 febbraio).

Nel libro tutti si spogliano: gli anziani, il poliziotto, i vicini, la maestra e ovviamente i bambini. In questo modo, si insegnerebbe “l’uguaglianza attraverso il nudismo”.

“Nuda la maestra, ecco l’autorità che possono averne i professori… Potremmo sorriderne, ma si tratta dei nostri figli, e non abbiamo certo voglia di sorriderne… Bisogna capire dove sta andando il nostro Paese”, ha commentato Copé (il Foglio, 18 febbraio).

Agli autori del libro Tous à poil, “che ripetono banalità del tipo 'abbiamo tutti i glutei' ed 'è importante sentirsi bene con il proprio corpo'”, c’è insomma “chi replica lamentando, più semplicemente, lo stato pietoso della scuola pubblica”.

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