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Giordano Bruno: quello sguardo fosco rivolto verso S. Pietro

Giordano Bruno e lo sguardo verso San Pietro

© ilGiallo

Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 17/02/14

Oggi, 414 anni fa, veniva bruciato il frate domenicano, divenuto poi una bandiera degli anticlericali

È una delle storie preferite da coloro che visitando Roma capitano in Campo De’ Fiori. In quella piazza, sopra i banchi del tradizionale mercato, si erge la figura torva di Giordano Bruno, nel monumento che lì collocato sul finire dell’800 costituiva la sfida del giovane Stato italiano, laico e antipapista, ai papi “antiunitari” di quegli anni. Proprio lì, Giordano Bruno fu bruciato il 17 febbraio 1600, per le sue tesi eretiche sull’universo e sull’uomo, negli anni in cui la Controriforma assumeva le sue forme e le decisioni più feroci. Al contrario di quanto è successo nel caso di Galileo Galilei, tuttavia, con questa figura e con quell’esecuzione in particolare la Chiesa non ha ancora fatto i conti in maniera, diciamo, diretta e “personale”. I motivi per queste resistenze, oltre a quelli che portarono all’esecuzione del filosofo di Nola, ce li chiarisce Vittorio V. Alberti, docente di Filosofia presso la Pontificia Università Lateranense e officiale del Pontificio Consiglio della Giustizia e Pace, qui intervistato da Aleteia.

Con Galileo la Chiesa si è riconciliata ufficialmente attraverso la “riabilitazione”. Perché con Giordano Bruno questo non è mai successo?

Alberti: Dal punto di vista storico, la differenza è che Galilei ritrattò, purtroppo. Quella rimane una delle ombre più vergognose della Chiesa Cattolica. Tanto più che Galilei era un fervente cattolico, come anche Giordano Bruno che – non dimentichiamolo – era un frate domenicano. Noi abbiamo questa specialità: di farci del male da soli. Galilei abiurò le sue tesi, girandole in termini matematici: cioè, rifiutò la verità fisica di ciò che diceva girandola in matematica. Ciò significa che io in termini di calcolo ammetto quello che ho concluso dalle mie ricerche, ma è un modo utile per arrivare a studiare la fisica. Galilei quindi ha ritrattato. Giordano Bruno invece no: lui è andato fino in fondo. Per quanto poi sulla sua pelle si siano scatenate lotte interne al sistema dei poteri ecclesiastici, di fatto alla fine lui è stato costretto a porsi di fronte a 8 proposizioni che doveva abiurare, tratte dai suoi scritti, ma lui non l’ha fatto. Quindi è andato incontro alla morte, anche molto orgogliosamente.

Mentre Galileo era uno scienziato, Bruno in realtà era anche un mistico?

Alberti: Giordano Bruno diceva di occuparsi di morale e di scienza, non di fede. Quindi era propriamente un filosofo. Ma in quei due secoli lì, che poi sono quelli della rivoluzione scientifica, la distinzione netta tra scienza sperimentale e filosofia non c’è. C’è la filosofia della natura, così si diceva. Certamente, con Galilei si ha l’avvio del metodo, appunto detto “galileiano”, che fonda il sapere sperimentale, scientifico. Giordano Bruno è il primo a formulare in modo filosofico, cioè guardando anche alla centralità dell’uomo, l’infinità dell’universo. La sua grandezza è lì. Se l’universo è infinito, anche l’uomo deve “decentrarsi”, per così dire, non è più il cuore né il centro della Creazione. Questo li accomuna un po’, in quei due secoli tanto oscuri ma tanto fruttuosi e ricchi, che hanno definito il tratto della rivoluzione scientifica. Purtroppo da una parte la Riforma Protestante, dall’altra la Controriforma Cattolica non hanno permesso uno sguardo limpido e pulito davanti a questi fenomeni culturali.

Ma oggi la Chiesa guarda a Bruno ancora come a un eretico?

Alberti: Guarda, il concetto di eresia è molto presente nelle strutture, in genere, sia quelle ideologiche sia quelle religiose, ancora oggi. Io sono dell’idea che l’eresia non esista. Io tengo molto fede a ciò che dice S. Ignazio Da Loyola per cui Dio lo trovi in tutte le cose, anche nelle più lontane e impensate. In questo senso io coltivo una certa entusiastica speranza che anche in queste cose l’attuale Pontefice garantisca una revisione libera e sciolta delle questioni. Per me l’eresia non esiste, quindi per me Giordano Bruno non è un eretico. Giordano Bruno viene visto come eretico probabilmente perché si occupava di una delle fissazioni del Rinascimento che era la magia: aveva questa visione molto panteistica di Dio e della natura, ed in questo senso era un po’ difforme dalla dottrina cristiana. Come diceva Musil, nel romanzo L’uomosenza qualità: “la verità non è un cristallo che si può mettere in tasca, è un mare sconfinato in cui ci si immerge”.

Perché Bruno divenne un’icona anticlericale, in particolare dopo l’Unità d’Italia?

Alberti: Questa cosa gliel’abbiamo regalata noi agli anticlericali. Dobbiamo sempre distinguere tra atteggiamento antiecclesiastico ed atteggiamento anticlericale. Io non sono antiecclesiastico, sono a favore della Chiesa, ma proprio per questo sono anticlericale. Il clericalismo ha regalato all’anticlericalismo il simbolo di un frate cattolico, Giordano Bruno, che naturalmente questo anticlericalismo ha utilizzato per finalità politiche. C’è poco da fare, quella era la fine del Medioevo e si partiva con l’età moderna e le Costituzioni Repubblicane, e la lotta era ferocissima.

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