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Un metodo di lavoro nuovo

Jesus and the Samaritan woman at the well – Rupnik

© Public Domain

L'Osservatore Romano - pubblicato il 12/02/14

A proposito del dibattito in preparazione al sinodo sulla famiglia

di Lucetta Scaraffia

Gesù, quando ha rivolto alla samaritana alcune fra le sue parole più significative, e l’ha mandata a testimoniare fra la gente, non sembrava per nulla impressionato dal fatto che avesse avuto ben cinque mariti. Ha accolto con misericordia la sua sete di verità, di amore, e l’ha aiutata a cambiare. È questo episodio a venire subito in mente leggendo le prime sintesi delle risposte al questionario in preparazione al sinodo sulla famiglia.

Le domande hanno toccato il punto centrale del problema, che a sua volta è il cuore del confronto fra Chiesa e società oggi, e cioè il fatto che i cattolici vogliono sentirsi parte di una istituzione pronta a capire, accogliere, perdonare, piuttosto che a giudicare, innalzare steccati e segnare confini fra ciò che si deve fare e ciò che poi, ogni giorno, capita di vivere. I problemi morali ci sono — nessuno certo lo nega — ma la questione urgente è come questi vadano affrontati con le persone vere di fronte: che presentano le loro sofferenze, i loro desideri traditi dalla realtà, le loro idee sbagliate e, spesso, la loro sete di accettazione e di perdono.

Come ha ben specificato a «
la Croix» il teologo Serge-Thomas Bonino, il punto cruciale è capire «se le risposte esprimono ciò che i cattolici vivono nel loro profondo o piuttosto riflettono l’influenza dello spirito del mondo». Questo lavoro di discernimento sarà senza dubbio compito di coloro che, in Vaticano, già si stanno dedicando all’esame delle risposte che stanno giungendo da tutto il mondo.

Certo non tutte le conferenze episcopali sono state così rapide e aperte nei confronti dei fedeli, non in tutti i Paesi i questionari hanno suscitato discussioni appassionate e lo stesso fervore, segnando veramente l’inizio di un metodo di lavoro nuovo. Ma dove questo è avvenuto — come appare da reazioni e articoli pubblicati non solo in Francia, ma anche in Germania, Stati Uniti e Svizzera — si è manifestata una notevole vitalità. E questa è la novità più interessante: a una contrapposizione fra gerarchie e fedeli, che si poteva risolvere solo in obbedienza o allontanamento, si è sostituita una fervida volontà di capire di più, di farsi un’idea e di confrontarla pacificamente.

Lo si vede soprattutto in Francia, oggi al centro di pesanti iniziative sul piano legislativo che toccano lo statuto della famiglia e della filiazione: alla dura contrapposizione fra le due parti in conflitto che ovviamente ha subito assunto i toni di un confronto di tenore politico — solo parzialmente attenuata dalla presenza di una pattuglia determinata di intellettuali laici contrari a queste innovazioni — si sta sostituendo la libera discussione. Anche all’interno della Chiesa, come testimoniano i più recenti articoli su «
la Croix», si dà voce a pareri diversi e alla discussione pacata. Per esempio, chi dissente dall’impegno della Manif pour tous non si trova additato come traditore, ma le sue obiezioni vengono ascoltate con attenzione. E più sarà liberata dall’ipoteca della politica, più la discussione si farà libera e interessante, e attirerà altre persone, che si erano fatte da parte diffidenti per la piega che stava prendendo il dibattito.

I cattolici hanno ricominciato a pensare con vivacità e passione, e questo permetterà, sul medio e lungo periodo, di affrontare i problemi non solo all’ultimo momento, quando i cambiamenti culturali stanno trasformandosi in leggi, ma prima, già al momento in cui si possono prevedere nuovi sviluppi. Questo è particolarmente importante in una situazione storica come l’attuale, in cui i cambiamenti sul fronte della struttura familiare e della procreazione, spinti dalle tecnoscienze, sono rapidissimi.

Per esempio, sempre in Francia si sta discutendo sull’educazione al gender imposta nelle scuole, ma per affrontare il problema serve sapere che entro i prossimi trent’anni — o anche prima — è previsto che diventi praticabile l’utero artificiale, nonché la possibilità di generare da soli un figlio creando, con le proprie cellule staminali, un ovulo e uno spermatozoo. Invece di rincorrere il progresso, bisogna saperlo prevedere, per affrontare le nuove situazioni con maggiore saggezza e sicurezza.
Tutto questo spinge 
la Chiesa a presentarsi in modo positivo. Così, quelli che vengono visti come divieti, devono essere proposti come la ricchezza di una offerta alternativa. Che esiste già, ma che oggi spesso, proprio sui temi della sessualità e della famiglia, è dimenticata o mal trasmessa.

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