I cattolici di Germania e Svizzera criticano le posizioni della Chiesa e chiedono profonde riforme, sostenuti dal clero locale
Su disposizione di papa Francesco, nell’ottobre 2013 il Vaticano ha inviato in tutto il mondo un lungo elenco di domande rivolte sia agli ecclesiastici che ai laici, che dovevano indicare ciò che sapevano sulla dottrina cattolica relativa alla famiglia e alla sessualità e quale fosse il proprio atteggiamento in merito. I risultati serviranno come base di discussione del sinodo universale straordinario dei vescovi che si terrà dal 5 al 19 ottobre 2014 e dovrà affrontare, come spiega il titolo stesso dell’incontro, “Le sfide pastorali della famiglia nel quadro dell’evangelizzazione”.
Le risposte dei fedeli sono state spesso critiche verso la posizione della Chiesa sul tema, e i vescovi tedeschi non hanno nascosto questo malessere, parlando chiaramente con Roma della questione. “Le risposte dalle diocesi evidenziano quanto grande sia la differenza tra i fedeli e la dottrina ufficiale soprattutto in riferimento alle convivenze prima del matrimonio, dei divorziati risposati, della regolazione delle nascite e dell’omosessualità”, hanno affermato i presuli (Publik Forum, 4 febbraio). Come conseguenza di ciò, la Conferenza Episcopale Tedesca insiste perché ci siano delle riforme.
I vescovi tedeschi vogliono evidentemente superare “quell’ipocrisia che troppo spesso si accompagna al cattolico”, e papa Francesco offre “un vento favorevole” ai tentativi di riforma ad opera dei responsabili della Chiesa. “L’atmosfera da lui creata favorisce i cambiamenti. Non nella legislazione canonica, ma negli ambiti sensibili di presenza della Chiesa, vicini al vissuto quotidiano dei fedeli”.
Se “la buona notizia è che i cattolici tedeschi pensano ancora che il matrimonio debba essere stabile e la famiglia il più possibile felice”, insomma, “sul resto, è meglio che la chiesa di Roma si dia da fare al più presto per cambiare e mettersi in sintonia con i tempi correnti”, perché la gran parte dei fedeli in Germania non accetta o “respinge espressamente” le posizioni ecclesiali in materia di morale sessuale (Il Foglio, 5 febbraio).
Nel loro documento di diciotto pagine, i vescovi suggeriscono e auspicano che Roma prenda in considerazione “nuovi approcci riguardo la morale sessuale cattolica”. Basta con pregiudizi etici e condanne, insomma, anche nei confronti di chi è andato incontro a “fallimenti nel campo della famiglia o del matrimonio”, e questo perché “i fedeli non capiscono più le argomentazioni della Chiesa su questi temi”.
La maggioranza dei cattolici tedeschi continua a essere contraria all’aborto in tutte le sue forme, “ma quasi tutti approvano il controllo artificiale delle nascite”, così come si registra “una marcata tendenza ad accettare – come mero atto di giustizia – il riconoscimento legale delle unioni tra persone dello stesso sesso”, che “dovrebbero anche ricevere la benedizione da parte della Chiesa”. Quanto alle nozze gay, il parere è invece negativo.
È però sulla riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati che l’episcopato tedesco farà sentire maggiormente la propria voce in Vaticano: “Non si comprende perché i cattolici divorziati non possano risposarsi in chiesa e debbano essere loro negati i sacramenti se optano per una cerimonia civile”.
Se ci si sposta in Svizzera, il panorama non è poi molto diverso. I risultati ufficiali della consultazione sulla pastorale della Chiesa cattolica sul matrimonio, la famiglia e la vita di coppia, che ha interpellato 25.000 persone e le cui risposte sono state presentate dai vescovi il 3 febbraio, mostrano che il 90% dei cattolici svizzeri vorrebbe che la Chiesa riconoscesse e benedisse le coppie di divorziati risposati (Cath.ch, 4 febbraio).