In un'epoca di irritante confusione, il potere è caduto nelle mani dell'uomo che aveva un progetto e un culto posseduto dalla certezza assoluta e dogmatica – un uomo la cui visione di trasformazione era così assoluta e semplicistica da poter essere compressa in pamphlet grossolani, rigurgitati come canti di guerra, ingeriti come uno stimolante, in un modo molto simile a quello in cui il radicalismo insondabile di Hitler avrebbe vinto la più lieve passione di altri nazionalisti tedeschi più razionali. Per usare una metafora visiva, la falce e il martello o la svastica sono molto più semplici da scarabocchiare per chi non ha talento nei graffiti di periferia rispetto agli emblemi più tradizionali di sistemi politici più complessi, come l'aquila prussiana o austriaca. Ideologie create da aspri intellettuali settari per far appello ai duri di strada e agli sfaccendati invidiosi avrebbero sostituito la filosofia politica in Occidente sull'onda della I Guerra Mondiale.
Gli innumerevoli crimini e il collasso finale dell'Unione Sovietica, ahimé, non hanno screditato del tutto la filosofia politica che questa ha messo fedelmente in pratica. Quasi nessuno oggi crede ancora nell'utopia marxista – una mancanza di fede che indebolisce parte dell'energia fanatica che una volta infondeva il comunismo. Per chiunque sia onesto, è chiaro cosa producono i movimenti marxisti quando arrivano al potere: un mastodonte burocratico statalista e pseudoegualitario che manipola le masse che mantiene ignoranti e garantisce la ricchezza a chi ha il potere. In altre parole, qualcosa di simile all'Italia di Mussolini – o alla Cuba di Castro, o al Venezuela di Chávez, o ancora alla Corea del Nord di Jong-Un. Quello che Marx definiva materialismo dialettico, messo in pratica, si riduce a quello che in 1984 Orwell definiva collettivismo oligarchico – la concentrazione di denaro e potere nelle stesse mani, che sono così protette dalla competizione sul mercato o sulla pubblica piazza. È questo che genera il marxismo, come il fascismo genera l'odio razziale e la guerra. E tuttavia ci sono persone che ancora sostengono il marxismo, anche se in un'acquosa forma “critica” o “revisionista” che si sottrae, sperano, alle macchie di sangue collezionate da quell'ideologia. A novant'anni dalla carestia ucraina, a ottanta dai processi per le epurazioni e a venticinque da quando il KGB ha aperto i suoi archivi di tortura, è il momento di smettere di fornire scuse a queste persone. Sanno cosa chiedono. Apparentemente, è ciò che vogliono.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]
Jason Jonesè un produttore di Hollywood. Tra i suoi film, Bella, Eyes to See e Crescendo. Per sapere di più delle sue iniziative sui diritti umani, www.iamwholelife.com.
John Zmirak è autore di The Bad Catholics Guide to the Catechism. I suoi articoli sono archiviati presso la The Bad Catholic’s Bingo Hall.
Questo articolo è tratto dal prossimo libro di Jones e Zmirak, The Race to Save Our Century (Crossroad, 2014).