Hai detto anche che “la povertà non limita”, ma meno risorse non significa meno possibilità di cambiare le situazioni?
Zumbo: C’è differenza tra disporre di risorse ed essere poveri, come sottolinea anche Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima. Il cardinale Sarah nel corso della conferenza stampa ha spiegato che una chiesa povera non significa solo che rinuncia a tutte le risorse – Caritas italina ha i mezzi per lavorare ad Haiti, perché per fare delle cose i mezzi ci vogliono -, però è lo stile per spendere le risorse e trasformarle in progetti che deve essere povero. Ciò vuol dire, ad esempio, che che l’operatore non deve per forza vivere con tantissimi agi o servizi. Noi abbiamo scelto di vivere con molta semplicità, nonostante sia noi personalmente che Caritas italiana avessimo delle risorse a disposizione, per creare una relazione. Significa che ho rinunciato a una serie di cose per essere vicina alle persone per le quali mi spendo. Senza una vicinanza di povertà, il progetto per il quale vengono impiegate le risorse date dalla gente non sarebbe stato lo stesso.
Cosa portate come vissuto familiare nel rientro in Italia?
Zumbo: Lo stile di vita vissuto ad Haiti non si cancella. I nostri bambini hanno una visione del mondo molto diversa da quella di un bambino che nasce e cresce in Italia; nel loro pensiero i compagni sono il ragazzino che ha tutto e vive nella casa accanto nel paese dove siamo adesso in provincia di Cuneo e e i bambini che non hanno assolutamente niente e con i quali condividevano i giochi fino a sei mesi fa. Gli abitanti di Haiti per Giona e Tobia non sono i lontani, quelli che vedi in tv o di cui senti parlare in Chiesa, ma sono i loro veri amici. Questo cambia il modo di reagire alle cose e anche di desiderarle. Speriamo che resti!