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Facebook, il piccolo gigante dell’evangelizzazione?

Vita digitale: quei luoghi comuni su FacebookI

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Juan Ávila Estrada - Aleteia - pubblicato il 05/02/14

Il Social creato da Mark Zuckerberg compie 10 anni di vita

Facebook è un bambino diventato un gigante. Bambino per i 10 anni che ha appena compiuto, gigante perché oggi più di 1 miliardo e 100 milioni di persone al mondo vi hanno aderito sedotte dalle sue meraviglie. Non possiamo disconoscerlo, Facebook attira, ammalia, innamora, perché lì molti hanno trovato “amici” dell’altro lato del mondo, altri hanno conosciuto l’“amore della propria vita” e altrettanti con un “mi piace” vogliono trovare nelle fotografie, nelle pubblicazioni e nei video che postano una sorta di approvazione narcisista che li aiuta a scoprire la valorizzazione che come persone non sempre hanno saputo darsi.

Come tante altre reti, Facebook è lo spazio di chi ha un talento nascosto e vuole essere riconosciuto nel mondo per non morire con la noia di sapersi sconosciuto, per poter “conversare” con persone che non deve trattare di persona e per imparare ad “amare” senza bisogno di sopportare. Facebook, insomma, è stato la panacea di molti che sanno trattare la tecnologia meglio dei propri simili.

Facebook, però, è stato anche una piattaforma per evangelizzare, per far sì che molti che non conoscono il Signore trovino nel calore di un’esperienza personale la possibilità di conoscere un Dio che era loro del tutto estraneo e che hanno tenuto al margine di ogni avvenimento quotidiano.

Non è raro trovare oggi persone che utilizzano questo mezzo per difendere la vita, promuovere la convivenza, esaltare le virtù, impegnare la mente e trarre dalle Scritture il Dio della croce perché possa giungere al cuore di chi non sa aprire una Bibbia ma ha tutta la destrezza necessaria per maneggiare telefoni cellulari e computer.

Facebook è servito a tutto: a denigrare, calpestare l’onore, promuovere movimenti che difendono idee (anche se contrarie le une alle altre), far conoscere i talenti nascosti, ma anche a portare “la buona novella” dell’amore di Dio. Ciascuno ha fatto di questo piccolo gigante l’uso che voleva, alcuni con ottime intenzioni, altri molto meno.

Nei profili di oggi non manca mai una parola di incoraggiamento, una fotografia, un testo trascritto, una testimonianza, una storia, una parola opportuna e precisa per chi sa anche pubblicare i propri stati d’animo. In questo senso possiamo dire che, anche se è certo che questa o un’altra rete sociale non può annullare il nostro rapporto personalizzato con il Signore, è vero che ha aiutato molti a trovare la luce sulla via.

Come i “figli delle tenebre” promuovono le proprie cause, anche a noi “figli della luce” viene data l’opportunità di usare questi strumenti umani per poter far conoscere il Dio della nostra fede.

Facebook è ancora piccolo quanto all’età, e alcuni non gli augurano una buona adolescenza, forse pensando che le nuove generazioni si disamoreranno al punto da ridurre i suoi utenti di oltre l’80% nell’arco di pochi anni, forse per la comparsa di proposte nuove e affascinanti che possono far estendere in modo più rapido ed efficace le idee e i desideri, ma finché questo “bambino” vivrà sarà un buon mezzo per raggiungere un grande obiettivo: la Gloria di Dio mediante la conoscenza di Gesù.

Noi che crediamo nel Signore non dobbiamo mai perderci d’animo nel predicare in modo opportuno o meno, con assoluto rispetto per gli altri ma anche con grande chiarezza; non dobbiamo mai vergognarci di raccontare agli altri ciò che Dio ha fatto in noi, che quanti si sentono apatici nell’aprire la Sacra Scrittura possono trovare in frasi piccole e mirate tratte dalla Parola di Dio una luce per il loro cammino.

Il Vangelo deve permeare tutti gli ambiti, gli spazi, i momenti e le situazioni della vita. Come la Grazia di Dio scorre nelle vene di noi che lo amiamo, le reti sociali siano piene degli insegnamenti di Gesù. Non mancherà chi ci bloccherà, criticherà e offenderà, ma non dobbiamo mai essere accusati come fece il profeta di essere “cani muti”, di quelli che sanno solo abbaiare in casa quando si nascondono tra le gambe dei padroni ma non sanno difendere l’abitazione. Se c’è stata l’astuzia per il cattivo uso di certi strumenti tecnologici, dobbiamo avere anche l’“astuzia del serpente e la mansuetudine della colomba” per proclamare il nome di Gesù.

Auguri a tutti gli utenti di Facebook, al suo ideatore, a tutti coloro che evangelizzano con questo mezzo e non hanno mai dimenticato la propria missione di essere profeti del nostro tempo con gli strumenti del nostro tempo.

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