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“Con lui il miracolo è l’atto quotidiano”, la storia di Padre Thierry e Gregoire

CENTRAL AFRICAN REPUBLIC, Bouar : People from Bouar welcome French militaries – it

© AFP PHOTO / FRED DUFOUR

CENTRAL AFRICAN REPUBLIC, Bouar : People from Bouar welcome French militaries arriving from Cameroon on December 7, 2013. France deployed nearly 1,000 troops on December 6, 2013 to help restore security in simmering Central African Republic as residents sought refuge from sectarian clashes which the Red Cross says has killed at least 300. AFP PHOTO / FRED DUFOUR

Camilliani - pubblicato il 05/02/14

In Benin tra i malati e i poverissimi un percorso di riscatto e di servizio, in nome di Cristo
Thierry de Rodellec, Camilliano della Provincia Francese da ben 21 anni, ha iniziato il suo percorso spirituale nell’accompagnamento alla guarigione interiore in una comunità nei pressi di Parigi, un accompagnamento molto particolare a metà tra la terapia e il conforto spirituale. Dopo 3 anni come maestro dei Novizi diventa Superiore Provinciale della Provincia Francese, mandato durato 12 anni e che si è concluso nel maggio di quest’anno.

Da questo momento inizia a maturare l’idea di continuare il suo percorso camilliano nel Benin, paese nel quale si è recato, dal 1997 ad oggi, almeno un mese all’anno, ogni anno. Un desiderio, quello di tornare in Africa, che si lega alla volontà di rincontrare e portare il suo aiuto nei centri per sofferenti psichici creati e gestiti da
Gregoire Ahongbonon.

Gregoire Ahongbonon, da molti definito come il Basaglia africano, inizia la sua avventura dopo un pellegrinaggio in Terra Santa.

Al suo ritorno inizia a riunirsi, insieme ad un gruppo di compagni, per pregare (erano gli anni 80 e molti erano i gruppi carismatici, di preghiera, che si andavano formando all’interno della Chiesa Cattolica). Ma G. dopo un breve periodo sente il bisogno di fare altro, di aiutare in modo concreto le persone in difficoltà, così decide di iniziare a far visita ai malati negli ospedali e nelle carceri, un atteggiamento fuori dall’ordinario visto che in questo periodo solo i protestanti visitano i malati, non i cattolici. Ecco perché durante le loro prime visite i pazienti erano molto sorpresi di vederli.

Un giorno, mentre usciva da uno di questi ospedali si trovò di fronte un uomo tutto nudo che cercava del cibo nella spazzatura. In quel momento sentì una voce dentro di sé che gli diceva: “Tu mi cerchi nella Chiesa, nell’eucarestia, nella preghiera. Ma, non vedi, io sono davanti a te e che fai?” Gregoire capì che questi malati che aveva sempre visto nelle strade della sua città in realtà non li aveva mai guardati veramente. Queste povere anime, abbandonate dai loro familiari per paura della loro aggressività, non avevano nessuno a cui chiedere aiuto e conforto e il più delle volte, se non venivano legati ad un albero per non farli scappare, vagavano nelle strade della città.

Gregoire oggi gestisce, insieme ad alcuni collaboratori e alla moglie, una serie di centri di accoglienza, centri di cura, centri per anziani e qualche centro di distribuzione delle medicine, tutto per quelli che considera non i suoi malati ma i malati di Dio.

P. Thierry conosce personalmente Gregoire durante il Capitolo Generale dell’Ordine dei Ministri degli Infermi nel 2007: “lui venne per presentare la sua opera e io mi sono sentito da subito chiamato, interpellato (…) Prima di incontrare Gregoire pensavo che il miracolo fosse una cosa straordinaria e che arrivava una volta per secolo, ma con lui è l’atto quotidiano. Non è il grande evento è la quotidianità il miracolo.”

P. Thierry il 15 ottobre 2013 partirà per il Benin. Per i primi mesi si recherà nei centri di cura creati da G. per conoscere bene il loro funzionamento ma soprattutto per conoscere le persone che ci lavorano, che accompagnano i malati nel loro percorso di sofferenza. Molti di loro hanno scelto, per lo più giovani, hanno deciso, come San Camillo, di “servire i malati a vita”. Il Compito di Thierry sarà quello di aiutarli a capire la loro vera natura: congregazione religiosa o gruppo laico. Un compito che è stato richiesto direttamente da G. il quale li vede come i suoi successori, coloro che erediteranno la sua opera e l’organizzazione dei centri.

Come ha più volte sottolineato P. Thierry durante l’intervista, uno degli elementi importanti, l’idea di fondo che arriva dall’opera di G. è che “per la prima volta, c’è un africano per l’Africa. Quest’opera non è iniziata dagli europei, dagli occidentali. E’ un africano che non ha niente per gli africani che non hanno niente, Mi sembra molto importante che oggi e in futuro nessuno occidentale si intrometta nell’amministrazione di quest’opera.”

L’opera di Gregoire è sostenuta attraverso le tante donazioni che riceve. Per altri versi cerca di essere indipendente, come nella produzione autonoma del cIn o attraverso la scuola agraria per i malati, ma anche per tutti i bambini della zona.

Lo Stato paga per ai centri il consumo di acqua e elettricità. La Provinica Francese ha già da sei mesi iniziato a cercare i fondi per costruire un centro, un ospedale psichiatrico in Togo per l’associazione di Gregoire.


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