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Allarme carceri: dov’è la Giustizia?

Persona in carcere

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padre Francesco Occhetta - "L'UMANO NELLA CITTÀ" Il blog di Francesco Occhetta - pubblicato il 05/02/14

Lo stato delle nostre carceri è disumano: sovraffollate e piene di persone che avrebbero bisogno di aiuto per malattia o dipendenza. Troppi in attesa di giudizio.

I 206 istituti penitenziari italiani, progettati per una capienza massima di 47.709 posti, nel dicembre scorso ospitavano 62.536 detenuti; erano 14.827 i detenuti in eccesso. Inoltre i 4 m² di spazio per detenuto che la legislazione europea impone sono ancora un miraggio per i detenuti nelle carceri italiane.

Ancora più grave della situazione delle strutture sono le condizioni in cui versano i detenuti: circa il 22% di loro ha la tubercolosi, il 4% è affetto dal virus dell’Aids, il 5% dall’epatite B. Una percentuale minore soffre di dipendenze e di disturbi psichiatrici che spesso sono la causa di autolesionismi e suicidi .

Nel 2013 dei 142 morti in carcere, sono stati 46 i detenuti che si sono tolti la vita, una media di 4 suicidi al mese. Si tratta del dramma silenzioso delle carceri se si considera che negli ultimi 13 anni si sono suicidati quasi 800 detenuti, una percentuale 19 volte superiore a quella che si registra nella società.

Da un punto di vista antropologico le carceri italiane sono diventate luoghi transnazionali, dove culture diverse invece di incontrarsi si scontrano. È l’immagine disperata dei quattro capponi che Renzo voleva regalare al dottor Azzeccagarbugli, i quali ignari di essere affratellati da un comune destino, legati per i piedi e a testa in giù, si beccavano tra loro.
I detenuti stranieri sono circa il 35% dell’intera popolazione carceraria. Su di loro i riflettori dei media sono spesso condizionati da letture ideologiche e di parte: non vengono chiamati per nome ma si rimanda sempre alla loro nazionalità — «Un albanese ha rubato…», «A spacciare è stato un colombiano…» ecc. —, inoltre sembrano gli unici a violare la sicurezza sociale.
Oltre all’urgenza a cui far fronte rimangono domande di fondo a cui rispondere: ha senso tenere 27.000 tossicodipendenti in carcere senza adeguate cure? È giusto tenere 12.145 detenuti (il 18,8% della popolazione carceraria) in attesa di essere giudicati in primo grado? Per quali motivi l’Italia è nel Consiglio d’Europa seconda solo dopo la Russia per la durata dei processi?

Le risposte insieme ad altre altre riflessioni sono pubblicate in: La Civiltà Cattolica n. 3927.

Qui l'articolo originale

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