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La vita di un embrione vale quanto quella di un adulto?

Aleteia - pubblicato il 02/02/14

Il valore di un essere umano risiede forse nella sua coscienza, nelle sue capacità oppure nella sua utilità?

L’uomo è immagine di Dio fin dall’inizio della sua esistenza, quando riceve dai suoi genitori la propria struttura biologica e il “motore” per svilupparsi e da Dio l’anima. In ciò risiede il suo vero valore, non nella sua coscienza, nelle sue capacità o nella sua utilità. 

1. La vita di un embrione ha lo stesso valore di qualsiasi altra vita in una qualsiasi delle sue fasi, perché sin dal concepimento è dotata della dignità intrinseca all’essere umano.

“Tale è la posta in gioco – avverte l’enciclica Evangelium Vitae – che, sotto il profilo dell’obbligo morale, basterebbe la sola probabilità di trovarsi di fronte a una persona per giustificare la più netta proibizione di ogni intervento volto a sopprimere l’embrione umano”.

“Come un individuo umano non sarebbe una persona umana?”, si interroga la Congregazione per la Dottrina della Fede nell’Istruzione Donum Vitae, sul rispetto della vita umana e la procreazione.

L’uomo è lo stesso in tutte le sue fasi. Ridurre la persona a determinate situazioni in cui possiede autocoscienza e razionalità distrugge la nozione generale di persona – risponde il filosofo tedesco Robert Spaemann –, perché non ci sarebbero persone in senso assoluto, ma si potrebbe parlare solo di situazioni personali degli esseri viventi.

Per Spaemann, “è persona ogni essere di una specie i cui membri possiedano la capacità di raggiungere l’autocoscienza e la razionalità”.

Considerando l’embrione come persona, si tiene conto di criteri intrinseci a questo piccolo essere perché, spiega la docente di Biologia molecolare dell’Università di Navarra Natalia López Moratalla, ciò che specificatamente umano è inerente e originario, è legato alla vita ricevuta dai progenitori.

In termini teologici, Dio infonde l’anima nell’istante in cui l’ovulo e lo spermatozoo si uniscono. “Fin dal suo affiorare”, la vita umana è sacra perché “impegna direttamente l’azione creatrice di Dio”, spiega Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et magistra. Sono molti i testi biblici che testimoniano che anche quando è ancora nel seno materno l’uomo è oggetto personalissimo dell’amorosa e paterna provvidenza divina.

Per questo l’embrione “fin dal concepimento deve essere trattato come una persona”, insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica.

Per López Moratalla, “a una vita incipiente non si può negare la dignità che le conferisce il suo carattere personale per il fatto di non manifestare ancora le peculiarità che corrispondono a un’altra tappa della sua vita”.

Se la considerazione di persona si basasse su criteri estrinseci, ovvero su fattori esterni all’embrione (come ad esempio che si sia già annidato nell’utero della madre), si finirebbe per cadere in elementi del tutto convenzionali e arbitrari, ha avvertito la Pontificia Accademia per la Vita nel comunicato finale della sua terza assemblea generale, celebrata nel 1997.

Per evitare ciò, conclude la Evangelium Vitae, “al frutto della generazione umana, dal primo momento della sua esistenza, va garantito il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all’essere umano nella sua totalità e unità corporale e spirituale”.

LINK:

Istruzione "Donum Vitae"

Comunicato finale della III Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita (1997)

Enciclica di Giovanni Paolo II "Evangelium Vitae"

Catechismo della Chiesa Cattolica (2274 e 2323)

2. Il valore della persona umana si basa sul fatto che è stata creata da Dio a sua immagine, per amore.

La vita dell’uomo proviene da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta, partecipazione del suo soffio vitale”, ha scritto Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae (n. 39); e aggiungeva: “è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta ‘l’azione creatrice di Dio’ e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine”.

La vita umana non si limita a fatti fisici o chimici, ma ha anche un’importante componente spirituale. In ogni “io”, il fisico e il metafisico sono mescolati. L’homo sapiens, che alcuni hanno chiamato anche animal liberum, si muove per qualcosa di più che per i suoi istinti corporali, ha un impulso vitale che coordina la sua vita. Per riferirsi a lui si parla di ragione, mente, raziocinio, anima… L’immagine e la somiglianza di Dio si trasmettono a ogni nuova vita proprio per la creazione dell’anima.

Questa concezione dell’uomo, tuttavia, risulta spesso incomprensibile. Per López Moratalla, nella cultura dominante si sono verificate due regressioni: da un lato la riduzione dell’aspetto personale a quello biologico ha portato a confondere la dignità e il valore della persona umana con il valore e la dignità della vita in quanto processo organico, dall’altra la separazione dualista dell’aspetto personale da quello biologico, di mente e corpo, ha portato a considerare il corpo come qualcosa che si possiede ma che non si è, e che si può manipolare a piacere.

“Per entrambe le prospettive, appartenere alla specie umana è un fatto biologico carente di rilevanza etica: sarebbe persona solo l’individuo della specie umana in quanto esprime di fatto certe qualità (autonomia, autocoscienza, razionalità…), tutte qualità che richiedono un lungo periodo di tempo di maturazione del cervello, anche dopo la nascita”, ha spiegato. “Il carattere personale, la dignità propria di ogni essere umano, sarebbe qualcosa che gli riconoscono gli altri in quanto rispetta determinate condizioni di sviluppo, senescenza, capacità di ragionare, ecc.”.

Questa mentalità favorisce alcune pratiche attuali come la legalizzazione dell’aborto, la sperimentazione con embrioni, l’eutanasia, l’eliminazione di migliaia di embrioni ai quali è stata diagnosticata la sindrome di Down o numerosi suicidi, che in alcuni Paesi rappresentano la prima causa di morte non naturale davanti agli incidenti stradali.

L’enciclica Evangelium vitae constata una confusione tra il bene e il male in relazione allo stesso diritto fondamentale alla vita. “Il criterio proprio della dignità personale – quello cioè del rispetto, della gratuità e del servizio – viene sostituito dal criterio dell’efficienza, della funzionalità e dell’utilità: l’altro è apprezzato non per quello che ‘è’, ma per quello che ‘ha, fa e rende’. È la supremazia del più forte sul più debole”, indica.

San Gregorio di Nissa propone un’idea della persona umana come “immagine viva che partecipa con la sua dignità alla perfezione del modello divino”, con un “dominio ministeriale, riflesso reale del dominio unico e infinito di Dio”. In questa prospettiva, l’uomo non è padrone assoluto e arbitro, ma amministratore, e la sua partecipazione alla sovranità di Dio sul mondo si traduce nella responsabilità, personale e sociale, di difendere e promuovere, rispettare e amare la vita, soprattutto quella che si trova in condizioni di maggiore debolezza, come quella dell’embrione.

LINK:

L’embrione umano: come va considerato?

L’embrione umano nella fase del preimpianto

Identità della persona e dibattito sull’embrione

3. Questo valore esige un rispetto e una protezione per impedirne la distruzione o la manipolazione, sia nella sua fase embrionale che successivamente, e ciò a volte può presupporre un conflitto di interessi in cui deve trionfare la verità.

Il carattere sacro e inviolabile della vita umana (in cui si riflette l’inviolabilità stessa del Creatore) fa sì che nessuno, in nessuna circostanza, possa attribuirsi il diritto di uccidere direttamente un essere umano innocente come il concepito, dichiara l’istruzione Donum vitae. Alcune pratiche estese comportano tuttavia l’eliminazione deliberata di esseri umani innocenti, deboli e indifesi. Molti embrioni sono ad esempio utilizzati per la sperimentazione e come materiale biologico o come “fornitori” di organi o tessuti. Allo stesso tempo, si tende a considerare l’aborto un “diritto” al punto che lo Stato lo considera legale e lo offre come un servizio pubblico gratuito.

A volte le difficoltà che può comportare la nascita di un nuovo figlio o i benefici della “produzione” di un embrione con determinate caratteristiche portano a mettere in dubbio che il concepito sia una persona; la sua vita viene considerata un bene solo relativo che, secondo una logica proporzionalista o di puro calcolo, si confronta con altri beni in gioco tenendo conto della propria situazione personale; i diritti dell’embrione diminuiscono allora per risolvere più facilmente il conflitto di interessi.

Questo, però, è contrario al rispetto della vita e minaccia tutta la cultura dei diritti umani; potrebbe anche mettere in pericolo il significato stesso della convivenza democratica (basata sul riconoscimento della dignità di tutti gli uomini) perché si accetta l’eliminazione di alcuni, il rifiuto del più debole; le “ragioni della forza” sostituiscono la “forza della ragione”.

La libertà deve riconoscere e rispettare il suo vincolo costitutivo con la verità, avverte l’enciclica; in caso contrario, si autodistrugge e si dispone all’eliminazione dell’altro. “Ogni volta che la libertà, volendo emanciparsi da qualsiasi tradizione e autorità, si chiude persino alle evidenze primarie di una verità oggettiva e comune, fondamento della vita personale e sociale, la persona finisce con l’assumere come unico e indiscutibile riferimento per le proprie scelte non più la verità sul bene e sul male, ma solo la sua soggettiva e mutevole opinione o, addirittura, il suo egoistico interesse e il suo capriccio”.

Contro questa ingiustizia, la Evangelium vitae ricorda che “il Creatore ha affidato la vita dell’uomo alla sua responsabile sollecitudine, non perché ne disponga in modo arbitrario, ma perché la custodisca con saggezza e la amministri con amorevole fedeltà”. E aggiunge: “Solo se ci si apre alla pienezza della verità su Dio, sull’uomo e sulla storia, la parola ‘non uccidere’ torna a risplendere come bene per l’uomo in tutte le sue dimensioni e relazioni”.

LINK:

“L’embrione umano” dal Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede

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