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Cosa ha fatto la Chiesa cattolica per i poveri?

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Aleteia - pubblicato il 31/01/14
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Azioni incalcolabili, dalle collette delle prime comunità cristiane alle grandi organizzazioni caritative attuali come Caritas o Cor UnumDalle collette delle prime comunità cristiane alle grandi organizzazioni caritative di oggi come Caritas o Cor Unum, la Chiesa ha sempre vissuto la carità come un elemento essenziale della vita cristiana. Molti cattolici emblematici hanno contribuito con la propria opera assistenziale e la loro promozione umana ad aiutare i poveri nel corso della storia.

Anche se l'attività caritativa e sociale nella Chiesa è un tema “irraggiungibile”, lo storico e vicario episcopale dell'arcivescovado di Barcellona (Spagna) Joan Galtés ha offerto il 21 gennaio scorso un'ampia visione della carità dei cristiani nella storia in una conferenza nel contesto delle Giornate di Questioni Pastorali Castelldaura 2014.

Primi cristiani

Come ha spiegato il sacerdote, già la Chiesa apostolica, che viveva in condizioni di emarginazione rispetto alla società pagana, esercitava efficacemente la carità tra i cristiani. La Scrittura testimonia che i primi cristiani si sentivano uniti e condividevano i propri beni, organizzando anche collette per le comunità più bisognose (come quella di Macedonia e Acaia per quella di Gerusalemme).

Fin dai primi secoli, gli aiuti ai poveri si realizzavano con una certa organizzazione: San Paolo menziona tra i vari carismi o servizi quello di aiutare gli altri, e quando l'assistenza ai poveri ha provocato qualche tensione gli apostoli hanno deciso di eleggere sette uomini dediti al servizio della carità, tra i quali spicca Stefano, il protomartire. I destinatari di questo servizio erano le vedove, gli orfani, gli schiavi e i malati, ovvero i più abbandonati dalla società dell'epoca.

L'azione caritativa dei cristiani suscitava l'ammirazione dei pagani, come ha certificato Tertulliano nel III secolo nel suo Apologeticus.

All'inizio del IV secolo, quando la Chiesa gode di un riconoscimento pubblico grazie all'imperatore Costantino, l'azione caritativa della Chiesa aumenta e si estende a tutta la società.

La Chiesa ha assunto allora in buona parte l'azione sociale pubblica. Tenendo conto del contesto generale dei costumi del tempo, il cristianesimo ha rappresentato la dignificazione delle persone, e la pratica della carità nei confronti dei poveri è stata predicata con insistenza ed efficacia.

Ne è prova il fatto che l'imperatore Giuliano l'Apostata, quando volle restaurare l'antica religione cristiana esiliando il cristianesimo, stabilì che nel nuovo ordine pagano i poveri fossero assistiti come faceva la Chiesa, e lo stesso imperatore riconosceva che l'unico aspetto che ammirava del cristianesimo era la sua attività caritativa.

Per promuovere l'aiuto ai poveri, la predicazione dei Padri della Chiesa non smette di instillare nella coscienza cristiana il valore morale delle opere di carità, ed erano considerati buoni vescovi quelli che si prendevano cura dei poveri, sia personalmente che attraverso la diaconia della Chiesa, come Sant'Agostino, che edificò un ospedale per ospitare gli indigenti e i forestieri.

A Roma funzionavano le sette demarcazioni diaconali che si occupavano della distribuzione delle offerte destinate ai poveri. Nel porto di Ostia venne costruito nel 397 un ospedale per accogliere poveri e pellegrini, grazie all'eredità di una nobile romana di nome Paolina. Anche ad Ankara una ricca matrona destinò la sua fortuna al mantenimento degli ospedali per i poveri.

Ai tempi di San Giovanni Crisostomo, la Chiesa di Antiochia soccorreva migliaia di poveri di ogni tipo, ma il complesso assistenziale più conosciuto e meglio dotato fu quello organizzato da San Basilio nel IV secolo alla periferia di Cesarea di Cappadocia, dove trovavano rifugio poveri, malati, bambini abbandonati e indigenti di ogni tipo. Lo stesso facevano le Chiese di Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme.

Fin dai primi secoli, l'azione a favore dei poveri è stata una caratteristica del cristianesimo, differenziata dalla mentalità pagana che considerava la povertà e l'abbandono dei bisognosi una legge fatale della natura.

Per Galtés, “qualsiasi conoscitore della storia della civiltà non può non sottolineare che la dignità del povero e l'assistenza al derelitto nella società greco-romana furono frutto del cristianesimo, e che all'ombra della Chiesa nacque e si sviluppò una moltitudine di istituzioni di beneficenza”.

“Dobbiamo anche constatare che nel Basso Impero, man mano che si andava fondendo il substrato pagano dell'uomo antico, solo il cristianesimo fu capace di umanizzare la coscienza sociale”, ha aggiunto. “La carità cristiana vede nel povero, nel malato, nel derelitto l'immagine viva di Cristo sofferente”.

Le opere di misericordia

Di fronte alle situazioni di povertà e afflizione, la tradizione cristiana ha elaborato un insieme di raccomandazioni concrete per il comportamento dei fedeli nei loro rapporti con il prossimo, in base agli insegnamenti di Gesù. Sono le cosiddette opere di misericordia, tra le quali insegnare, nutrire gli affamati, vestire gli ignudi, visitare i malati e i carcerati, accogliere i pellegrini e riscattare i prigionieri.

Le opere di misericordia, oltre ad essere praticate a livello individuale, hanno anche ispirato nel corso dei secoli innumerevoli istituzioni ecclesiali: scuole, ospedali, luoghi di accoglienza delle persone di passaggio, centri di distribuzione di alimenti e mense, apostolato nelle prigioni, così come molti ordini religiosi, maschili e femminili, di tutte le epoche e i luoghi che si sono dedicati a questi servizi.

Ad esempio, ordini redentori come i trinitari o i mercedari si sono dedicati dalla fine del XVIII secolo ad oggi ai carceri, dove esercitano il proprio apostolato tra i prigionieri per ogni tipo di crimine e tra le loro famiglie, e insieme a laici e sacerdoti svolgono compiti di volontariato nei carceri e per il reinserimento sociale. In precedenza il cristianesimo aveva favorito la dignità degli schiavi, con esempi di spicco di carità nei loro confronti come San Pedro Claver e della loro difesa come Bartolomé de las Casas e i gesuiti Alonso Sandoval e Antonio Vieira.

La Pia Almoina

Nei secoli XII e XIII funzionavano in varie diocesi occidentali istituzioni di beneficenza che aiutavano i più emarginati, organizzate dai capitoli delle cattedrali sotto la tutela dei vescovi. In alcuni luoghi, conosciuti come Pia Almoina, si fornivano cibo e abiti ai poveri. A Barcellona e Lérida il servizio di mensa arrivò a distribuire fino a 288 e 137 pasti quotidiani rispettivamente.

In altri luoghi offrivano quotidianamente pane e denaro per l'acquisto di alimenti. Le risorse provenivano da elemosine e lasciti dei fedeli, laici e chierici. Alcuni uomini, chiamati elemosinieri, amministratori o economi, si occupavano dell'amministrazione del patrimonio di queste istituzioni.

Erano istituzioni caritative stabili, che insieme alla rete di ospedali sono durate quasi fino al XIX secolo, adattandosi alle necessità di ogni epoca. Come testimoni della loro importanza restano grandi edifici gotici e rinascimentali in varie città.

Ospedali e orfanotrofi

Nel Medioevo proliferarono gli ospedali della Chiesa e si verificò anche una certa specializzazione. Uomini di Chiesa promossero in molte città luoghi di accoglienza per malati incurabili, ad esempio per i lebbrosi, molti dei quali assistiti dall'ordine ospedaliero di San Lazzaro. La lebbra è diffusa ancora oggi in Asia, Africa e America Latina, e la Chiesa cattolica possiede in questi luoghi circa 650 lebbrosari.

Mentre nel mondo antico greco e romano era usuale abbandonare alla morte i bambini indesiderati, il cristianesimo ha promosso la creazione dei primi orfanotrofi. Il famoso ospedale di Santo Spirito in Saxia a Roma (1240), che ha usufruito del mecenatismo di papa Innocenzo III, sembra che abbia inventato il sistema della “ruota” per lasciare anonimamente i bambini non voluti ed evitare che venissero gettati nel fiume Tevere. Le “ruote” proliferarono ovunque in ospedali e conventi.

Il dibattito sulla carità e l'assistenza ai poveri

Nel XVI secolo, che vide grandi trasformazioni sociali, culturali e religiose, si mise in discussione la forma tradizionale di carità, considerando che favoriva il fatto di mendicare e vagabondare, comportamenti percepiti come portatori di pericoli sociali e disordine pubblico.

Grandi personalità della Chiesa contribuirono al dibattito, come il domenicano spagnolo Domingo Soto, difensore della dottrina tradizionale dell'elemosina e del dovere cristiano di soccorrere i poveri, e il benedettino Juan de Robles, che difendeva la riforma dell'assistenza sociale e proponeva la secolarizzazione del patrimonio ospedaliero e della distribuzione delle elemosine, lasciando nelle mani del clero solo il controllo del funzionamento delle istituzioni benefiche.

Anni dopo il teologo Miquel Giginta cercò di conciliare le due posizioni e propose il necessario intervento delle autorità pubbliche di fronte al progressivo deterioramento delle città. In concreto, propose la creazione delle Case di Misericordia, per accogliere i veri poveri e mettere in evidenza quelli falsi (vagabondi e sfaccendati) senza necessità di mettere in atto azioni coercitive. Queste Case dovevano offrire accoglienza, formazione, lavoro e preghiera. Sarebbero state finanziate con la carità dei potenti e il lavoro degli ospiti. La proposta di Giginta trovò una buona accoglienza sociale ed ecclesiale, e venne messa in pratica in varie città.

Tra gli eroi della carità di quest'epoca ci sono San Giovanni di Dio – il primo che agì con categorie moderne nel campo dell'assistenza ai malati, essendo considerato per questo il creatore dell'ospedale moderno –, San Camillo de Lellis – iniziatore di un'opera che può essere considerata precursore della Croce Rossa Internazionale – e San Vincenzo de' Paoli, che esercitò la carità in tutti gli ambiti pastorali e fondò le Figlie della Carità al servizio dei poveri.

Una carità razionale

All'epoca dell'Illuminismo, l'epoca della ragione e della centralizzazione amministrativa in cui si insisteva sul fatto che la carità non doveva favorire la mendicità, la Chiesa moltiplicò le opere di assistenza ai poveri – sia in ambito diocesano e parrocchiale che in quello delle congregazioni religiose – e di educazione dei bambini.

San Giuseppe Calasanzio aprì a Roma nel 1597 una scuola totalmente gratuita per bambini poveri, e avviarono vaste opere educative che perdurano ancora oggi anche Nicolas Barré, San Giovanni Battista de La Salle, la beata Rosa Venerini e Santa Lucia Filippini, tra gli altri.

Le nuove forme di povertà legate all'espansione industriale trovarono risposta in un sorprendente fiorire di nuove congregazioni religiose nel corso del XIX secolo. Si calcola che in Europa siano apparse circa mille congregazioni femminili, molte delle quali dedite ai poveri in dispensari, ospedali, asili, carceri…

Di fronte al socialismo e al carattere pagano del liberalismo economico, i cristiani più impegnati nella questione sociale videro che la riforma interiore non era sufficiente e che era necessario aggiungere quella delle istituzioni. Il gesuita Vicente, ad esempio, fondò a Manresa nel 1864 il Circolo degli Operai, e diffuse in tutta la Penisola iberica istituzioni e movimenti di carattere sociale, come Casse di Risparmio, società cattoliche di soccorso reciproco e abitazioni per operai.

Enorme fu lo sforzo compiuto dalle associazioni cristiane per alleviare la miseria e le sofferenze di tutti coloro che formavano le zone operaie delle grandi città industriali. Giovanni Bosco, Giuseppe Cottolengo, il vescovo Ketteler, i religiosi Gafo, Gerard e Nevares, i sacerdoti Lamennais, Pícaro e Arboleya e innumerevoli laici come Ozanam o Hermel si dedicarono a bambini abbandonati, donne dedite alla prostituzione, anziani, malati senza assistenza, operai…

Dal punto di vista magisteriale, papa Leone XIII pubblicò nel 1891 l'enciclica Rerum novarum, il primo documento pontificio che cercava di studiare in modo approfondito il problema sociale provocato dall'industrializzazione e che attribuisce allo Stato il ruolo di promotore del bene comune e promuove la classe operaia. Nel XX secolo apparsero le grandi encicliche sociali dei papi e venne elaborata la Dottrina Sociale della Chiesa.

L'aiuto ai poveri oggi

Il XX secolo, che ha visto consolidarsi le grandi organizzazioni degli Stati relativamente a sicurezza sociale e assistenza, ha visto anche il moltiplicarsi dell'azione sociale e caritativa della Chiesa da parrocchie e organizzazioni di carità.

I cattolici hanno realizzato moltissime iniziative di fronte alle grandi catastrofi naturali e alle guerre o per la promozione e lo sviluppo dei popoli, nonché attività più locali per far fronte ai problemi delle loro comunità: operai disoccupati, immigrati, tossicodipendenti, malati di Aids e tutti coloro che sono a rischio di esclusione sociale.

Si possono menzionare personalità rilevanti come Hélder Câmara, Oscar Romero, Teresa de Calcuta, l'abbé Pierre…

Quanto alle istituzioni contemporanee di portata internazionale al servizio della carità, si possono sottolineare:

1. “Caritas Internationalis”: è un'organizzazione intimamente legata alla Santa Sede e formata dalle Caritas nazionali e diocesane. Fondata nel 1867 nella città tedesca di Friburgo, è diventata un'organizzazione internazionale all'inizio del XX secolo. È un'istituzione ecclesiale che gode di grande prestigio nella società, sia per la sua attività umanitaria e caritativa che per l'affidabilità dei suoi rapporti e documenti sulla povertà. Nella Caritas si trovano dalle azioni concrete per alleviare ogni tipo di sofferenza e povertà alla lotta a favore della giustizia e del rispetto della dignità umana. La Caritas è una prova tangibile della solidarietà dei credenti verso tutte le situazioni di povertà.

2. Il Pontificio Consiglio Cor Unum per la promozione umana e cristiana: creato da papa Paolo VI nel 1971, ha l'obiettivo di essere lo strumento esecutivo della carità del papa, promuove iniziative umanitarie e coordina altre istituzioni cattoliche come, ad esempio, Manos Unidas. Con i suoi studi stimola la riflessione teologica e sociale e la carità dei fedeli. Il papa ha affidato a questo Pontificio Consiglio la Fondazione Giovanni Paolo II per la lotta alla siccità e alla desertificazione e la Fondazione "Populorum progressio" al servizio delle popolazioni indigene afroamericane e dei contadini poveri dell'America Latina e dei Caraibi.

3. Nel 1958 è stata creata in Germania l'istituzione Misereor contro la fame e le malattie nel mondo, che collabora a programmi di sviluppo. I vescovi tedeschi hanno istituito anche Adveniat per aiutare l'America Latina. In Spagna, le donne dell'Azione Cattolica hanno fondato nel 1960 Manos Unidas per la lotta alla fame, alla povertà e al sottosviluppo dei Paesi più poveri e contro le cause che li provocano. A Roma è nata nel 1968 la Comunità di Sant'Egidio, movimento di laici impegnati nell'evangelizzazione e nella carità nei confronti dei poveri, diffuso in molti Paesi. È impossibile enumerare tutte le istituzioni e personalità della Chiesa cattolica che oggi danno una risposta efficace alla povertà.