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C’è del buono a questo mondo…

Don Bosco In libano ar – it

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Vinonuovo.it - pubblicato il 31/01/14

Don Bosco scelse di puntare sul buono che c'era nei ragazzi, partendo proprio dagli ultimi e incontrandoli con il volto del Risorto

di Marco Pappalardo

Sam: «È come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero, erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perché come poteva esserci un finale allegro, come poteva il mondo tornare com'era dopo che erano successe tante cose brutte; ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest'ombra, anche l'oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perché, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so: le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l'hanno fatto; andavano avanti, perché loro erano aggrappati a qualcosa».
Frodo: «Noi a cosa siamo aggrappati Sam?».

Sam: «C'è del buono in questo mondo, padron Frodo: è giusto combattere per questo!».
(Dal film "Il Signore degli anelli – Le due torri").

Chi educa non può che crederci: "C'è del buono a questo a mondo"! Crederci è combattere nelle "Terre dell'educazione", tutti i giorni, la buona battaglia per ogni giovane che viene posto sulla propria strada:

Stefania che a 20 anni è morta di leucemia, ma qualche giorno prima ha voluto salutare tutte le persone che le erano state vicine. Sul letto della sua stanza, consumata dalla malattia nel fisico, non ha mai smesso di sorridere e ha fatto al suo prof. la domanda più difficile che abbia mai ricevuto: «Prof, ma in Paradiso soffrirò ancora?»;

Giada che, facendo una sera – come ogni lunedì – volontariato con gli immigrati e i senza dimora, riceve 5 euro da un povero anziano contento a cui aveva dato un po' di sollievo, quasi fosse sua nipote. Da allora quella banconota è incorniciata e appesa nella sua camera per ricordarle ciò per cui è importante vivere;

Gianni che a scuola il suo prof. ogni giorno trovava a fumare nascosto nei bagni e da allora non smette di telefonargli in tutte le feste per fargli gli auguri;

Milena che, dopo una giornata difficile a scuola con una classe, raggiunge in corridoio la prof., le dà una pacca sulla spalla e dice con un gran sorriso: «Stia serena»;

Gigi che, una mattina al campo estivo dell'oratorio, vedendo il don preoccupato poiché la giornata era piovosa, gli dice: «Don, di che ti preoccupi? L'importante è che il sole ce l'abbiamo dentro»;

Rosario, detto Saro, che tutti gli animatori rimproveravano all'oratorio, ma nessuno per mesi e mesi gli aveva mai chiesto come si chiamasse;

Chiara che non si sente voluta bene da nessuno, vomita ciò che mangia e questo riesce a raccontarlo solo in chat a suor Agnese per lunghe ore la sera;

Giuseppe, orfano di padre, che oggi è laureato e ha pubblicato una raccolta di poesia realizzando un suo piccolo sogno e chissà quante soddisfazioni lo aspettano ancora.

Allora ogni vita è una storia grande, di quelle che contano davvero e per poter vivere è necessario essere aggrappati a qualcosa, a Qualcuno. In questo mondo, nonostante tutto, c'è qualcosa di buono per cui vale la pena impegnarsi! Don Bosco scelse di puntare sul buono che c'era nei ragazzi, partendo proprio dagli ultimi e incontrandoli con il volto del Risorto, che è un volto che manifesta bontà e gioia. E gli educatori possono solo restare a guardare o ammirare quanto fatto da altri?
Certo ad alcune situazioni dovrebbero pensarci le istituzioni, ma non è forse vero che la prima "istituzione" è proprio l'uomo e che non saranno certo le istituzioni ad andare in Paradiso o da qualche altra parte più giù? Nei luoghi in cui non si è presenti educativamente, ci saranno altri pronti a rubare il cuore e la serenità ai giovani, offrendo il marcio a buon mercato e travestito di buono. In ognuna delle "Terre dell'educazione" si è chiamati a stare con uno sguardo da "risorti", con la gioia di chi ha incontrato Gesù Cristo, perché – se si è tristi – vuol dire che si è incontrato qualcun altro! Gesù poteva mai essere un uomo triste? Chi avrebbe mai seguito un giovane con il muso lungo, chi avrebbe mai passato del tempo con lui? E come educatori che sguardo c'è sulla realtà? C'è la certezza che il bene è più contagioso del male? Si crede che una foresta intera che cresce possa fare più rumore di un albero che cade? Si sogna che chi nasce tondo possa morire quadrato al di là di tutte le leggi della geometria? Ci s'impegna affinché da ogni sogno possa nascere un progetto di vita?

Non si andrà in Paradiso perché papa Francesco testimonia e vive la povertà e l'attenzione agli ultimi, non ci basterà dire a San Pietro: «Siamo amici di papa Francesco». Funzionerà forse un po' come in certe discoteche o locali dove si entra solo se accompagnati, dove la ragazza entra gratis in coppia! L'educatore entrerà in Paradiso solo accompagnato dai giovani cui avrà voluto bene; saranno loro il pass, saranno loro il biglietto di ingresso.

Qui l'articolo originale

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