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L’Italia cresce grazie agli stranieri

Rapporto immigrazione 2013

© Public Domain

Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 30/01/14

Presentato a Roma il XXIII Rapporto Caritas e Migrantes. A Lampedusa verrà inaugurato il Centro operativo Caritas Migrantes

L’Italia cresce grazie agli stranieri. All’inizio del 2013 risiedevano in Italia 59.685.227 persone, di cui 4.387.721 di cittadinanza straniera, pari al 7,4% della popolazione. Gli stranieri residenti sono aumentati di oltre 334 mila unità, con un incremento dell' 8,2% rispetto all’anno precedente. Ogni 10 cittadini stranieri residenti circa 3 sono comunitari. E' quanto emerge dal XXIII Rapporto sull'immigrazione 2013 Caritas e Migrantes "Tra crisi e diritti umani" presentato a Roma il 30 gennaio. E ancora: i bambini nati da entrambi i genitori stranieri sono stati nel 2012 quasi 80 mila, il 15% del totale delle nascite in Italia che diventa il 20% se a questi si aggiungono i nati con almeno un genitore straniero. Tuttavia, affermano i promotori dell'iniziativa, l'immigrazione oggi in Italia è una risorsa che la crisi sta “dissipando inesorabilmente, mettendo a rischio non solo il destino di quasi 5 milioni di cittadini stranieri, ma il futuro di un intero Paese, che ha potuto sino ad oggi garantirsi benessere anche grazie agli immigrati”.

Per questo il Rapporto, nel fotografare il fenomeno immigrazione, collega la crisi al tema dei diritti umani presentandosi con una nuova impostazione, come spiega ad Aleteia Oliviero Forti, responsabile dell'Ufficio immigrazione di Caritas italiana.

In che modo è cambiata la XXIII edizione del Rapporto sull'immigrazione?

Forti: Nel passato è stata privilegiata nel Rapporto la parte riguardante i numeri perché non esistevano banche dati riguardo all'immigrazione; oggi che questa funzione è stata ripresa dall'Istat, con una piattaforma dalla quale abbiamo attinto largamente per il Rapporto, è più importante per noi passare all'interpretazione del fenomeno non soltanto sulla base dei dati, ma anche delle esperienze nostre sul territorio – diocesi, associazioni di volontariato – che sono molto cresciute e ci permettono una lettura a tutto tondo.

Che cosa emerge?

Forti: La foto di una immigrazione che nonostante la crisi continua a crescere in termini numerici. In parte dipende dal fatto che l'Istat ha ridefinito il numero dei residenti, ma in genere continua il trend positivo delle nascite e dell'incremento della popolazione. Possiamo notarlo anche dalla popolazione scolastica. C'è una crescita, dunque, anche se si può notare un rallentamento dovuto alla politica di chiusura adottata dal governo italiano negli anni scorsi.

In che misura la crisi economica incide sulla popolazione immigrata?

Forti: La crisi colpisce indistintamente italiani e stranieri ma sugli immigrati i riflessi possono notarsi in modo più severo. Se, per esempio, rispetto al lavoro di cura e assistenza le famiglie italiane non possono fare a meno dell'aiuto degli immigrati, però essendoci una disponibilità economica limitata questo significa per i lavoratori stranieri salari più bassi che nel passato e minori tutele. Gli immigrati che lavoravano già da qualche anno nelle fabbriche del nord Italia, a causa della perdita del posto di lavoro, hanno dovuto cercare un'occupazione in agricoltura nei campi del sud accettando forme para-schiavistiche. Nelle campagne pugliesi un immigrato prende 3,5 euro per riempire un cassone di 300 chili di pomodori. Tutto questo è noto ma non ha prodotto interventi risolutivi. Tuttavia la precarizzazione dell'immigrato è un danno per tutto il Paese perché va ad incidere su una cultura del lavoro che ha contraddistinto l'Italia e sulla quale c'è oggi un generale arretramento.

Come affrontano questa fase gli immigrati?

Forti: Dal Rapporto emerge ciò che Scialdoni ha definito un “immigrato resiliente”, cioè un immigrato che non si dà per vinto e resiste ai colpi della crisi economica. C'è la generale tendenza a non abbandonare il progetto migratorio nel quale molti hanno investito tutta la vita e infatti i rientri nel proprio Paese sono relativamente pochi. La volontà è quella di poter uscire da questa fase a testa alta.

Perchè ha parlato della necessità per gli italiani di un mutamento culturale sulla questione immigrazione?

Forti: Noi scontiamo 15 anni di non cultura sull'immigrazione che hanno avuto la loro punta massima nella legge Bossi-Fini da cui l'Italia esce a pezzi. Occorre rimettere mano a un livello culturale e anche per questo il Rapporto ha cambiato impostazione. Ciò che si vuole segnalare è che immigrazione non significa solo sbarchi; c'è tanto altro, ci sono 4 milioni e mezzo di persone con la loro storia e i loro progetti, le capacità di inventarsi un presente. Gli italiani devono superare la regressione che ci ha fatto tornare agli stereotipi degli immigrati straccioni e delinquenti.

Intanto anche Caritas e Migrantes “sbarcano” a Lampedusa con una presenza stabile…

Forti: Il prossimo 1° febbraio sarà inaugurato sull'isola il Centro operativo Caritas-Migrantes che vuole essere un punto di riferimento stabile per la comunità lampedusana, per le istituzioni e il terzo settore impegnati nell'accoglienza. Coordinata da Caritas italiana insieme a Migrantes e alla Caritas della diocesi di Agrigento, un'equipe formata da operatori e volontari di tutte le Caritas diocesane e Migrantes d'Italia potrà garantire un servizio di sostegno ai migranti. Il Centro operativo è un segno concreto che abbiamo voluto dare a Lampedusa in risposta all'appello di Papa Francesco di aprire le porte ai migranti.

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