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La Teologia del Popolo in papa Francesco

Cardinal Bergoglio – it

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Esteban Pittaro - Aleteia Team - pubblicato il 29/01/14

La parola “popolo” è usata 164 volte nella “Evangelii Gaudium”: cosa intende il pontefice con questa?

Dal 13 marzo 2013, la teologia argentina è stata oggetto di interesse come mai prima. Forse papa Francesco non è stato uno dei suoi ideologi più importanti, ma ne è stato sicuramente uno degli interpreti di maggior spicco quando viveva a Buenos Aires, e l'ha offerta al mondo nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium. Il papa menziona 164 volte la parola “popolo”; è il sostantivo più utilizzato di tutto il documento. Il papa parla di popolo di Dio e di popolo fedele di Dio, come faceva a Buenos Aires.

Il sacerdote gesuita Juan Carlos Scannone, forse il teologo argentino più conosciuto all'estero, è uno dei principali punti di riferimento della teologia argentina del popolo e della teologia latinoamericana in generale. Padre Scannone lavorava negli ultimi mesi a un documento sulla presenza della scuola argentina e latinoamericana nel magistero di papa Francesco, e la pubblicazione della Evangelii gaudium lo ha costretto a completare il suo lavoro, “in cui appare chiarissimo tutto il suo approccio”.

Una scuola né liberale né marxista

Ripercorrendo con padre Scannone gli elementi essenziali della Teologia del Popolo, come viene chiamata questa corrente teologica argentina, emerge quasi immediatamente un chiarimento che negli ultimi mesi non si è stancato di approfondire: il rapporto della teologia argentina con la versione più diffusa della Teologia della Liberazione. Già negli anni Ottanta, padre Scannone distingueva quattro correnti della Teologia della Liberazione, “tra le quali c'è la teologia argentina del popolo, ma che non ha mai avuto in alcun modo nulla a che vedere con quella marxista”. La sua distinzione è stata presentata dall'allora segretario generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), monsignor Antonio Quarracino, in seguito diventato arcivescovo di Buenos Aires.

Le origini di questa corrente ecclesiale, che è stata presente nella rotta della Chiesa argentina fin dal Concilio ed è stata assai influente nelle conferenze generali dell'episcopato latinoamericano, risalgono alla conformazione della Commissione Episcopale per la Pastorale (COEPAL), il cui leader teologico era il presbitero Lucio Gera e della quale facevano parte anche altri personaggi come monsignor Enrique Angelelli, Rafael Tello, Fernando Boasso e Justino O'Farrell. Quest'ultimo apparteneva anche alle cattedre nazionali di Sociologia all'Università di Buenos Aires, dove si cercavano categorie di comprensione che non fossero né liberali né marxiste per spiegare la storia latinoamericana e argentina, ha spiegato padre Scannone.

In base alla nuova prospettiva, le categorie che spiegano la storia, senza ricorrere a categorie liberali o marxiste, “sono di tipo storico-culturale, tratte dalla storia e dalla cultura latinoamericana. La teoria del popolo appartiene molto a Bergoglio, soprattutto applicata al Popolo di Dio”, nozione già utilizzata dal Concilio Vaticano II nella Lumen gentium. “La Teologia del Popolo pensava la Chiesa in dialogo con i popoli. E non pensa al Popolo in un modo liberale, secondo il quale il popolo sono le persone che abitano in un dato territorio”. Il passaggio da abitanti a cittadini fa parte della necessaria evoluzione, anche se non esaurisce la riflessione. La principale analogia per parlare del Popolo di Dio, considera padre Scannone, è quella popolo-nazione.

Leonardo Boff, ha osservato, afferma che la categoria del Popolo di Dio viene più dalla nozione di popolo-classe, o di popoli come classi popolari. Nella teologia argentina, ricorda padre Scannone, Boasso lo dice esplicitamente: “Di fatto in America Latina quelli che più conservano la cultura del proprio popolo, i valori del popolo-nazione, sono i poveri. E anche questo è assai tipico di Bergoglio. Dice sempre la Nazione, ma soprattutto i poveri, i più bisognosi, sia perché sono quelli che hanno più bisogno che perché sono coloro che conservano maggiormente questa nozione di popolo”. L'analogia che muove il pensiero che ispira il papa non è quella di classe, come indica Boff, ma quella di popolo-nazione.

La cultura nella Teologia del Popolo

“Il popolo di Dio e i popoli della terra”, indica padre Scannone, è un tema centrale per il pensiero di Gera e per quello della Teologia del Popolo, tema al quale uno dei suoi referenti più recenti, padre Carlos Galli, ha dedicato la propria tesi di dottorato. La cultura gioca un ruolo fondamentale in questa riflessione, perché partendo dalla cultura si pensa a quel popolo. “Da qui l'importanza che hanno per la Teologia del Popolo l'evangelizzazione della cultura e l'inculturazione del Vangelo; è una questione teologica e pastorale, e questo è assai tipico di Bergoglio”.

Come Rettore del Collegio Máximo, ricorda padre Scannone, Bergoglio ha organizzato un congresso svoltosi nel 1985 al quale hanno assistito il cardinale Paul Poupard, moltissimi vescovi dell'America Latina e anche teologi di Asia e Africa. Bergoglio ha pronunciato l'intervento inaugurale. “È stata la prima volta che in America Latina si è svolto un congresso sull'inculturazione del Vangelo nella cultura”. Per la Teologia del Popolo, “nella cultura è sostanziale la religione (…) Da qui la valorizzazione in Argentina e in America Latina della religiosità popolare, della pietà popolare”.

“Anche se Bergoglio non è mai stato un teologo ed è sempre stato un pastore”, è evidente che si nutriva di questa corrente, ha osservato padre Scannone, ricordando anche che dopo la morte di Gera ha disposto che questi venisse sepolto nella Cattedrale di Buenos Aires.

L'universalizzazione della Pietà popolare

Pastorale e teologia era un'idea propria di Gera e della Teologia del Popolo. “La teologia la elaborano al servizio della cultura”, ha spiegato Scannone, tornando sulla conferenza inaugurale di Bergoglio al congresso al Máximo, dove insegnava Teologia Pastorale.

“Il tema della cultura era già presente al Concilio, ma il tema della religiosità popolare arriva al Sinodo dell'evangelizzazione (1974) attraverso vescovi latinoamericani, che già conoscevano la teologia della COEPAL e di Gera. E poi, secondo Galli, è stato soprattutto (Eduardo) Pironio, in seguito cardinale, a fare da mediatore tra il Sinodo e la ricezione di questo tema da parte di Paolo VI nella Evangelii Nuntiandi, che lo ha portato per la prima volta al livello di magistero universale. Secondo questa teoria, la nozione di Religiosità Popolare, o Pietà Popolare, è nata in Argentina, e viene ripresa dal papa attraverso il Sinodo, e ciò che fa Puebla è applicare la Evangelii nuntiandi (1975) all'America Latina”, ha spiegato il sacerdote gesuita.

Chi ha lasciato un segno nel pensiero del papa

Lucio Gera è forse il teologo più importante tra quelli che hanno segnato la scuola della Teologia del Popolo così presente nel pensiero di papa Francesco. Non è noto all'estero quanto Scannone, anch'egli decisivo, e non è così citato perché, come ha ricordato il gesuita, non scriveva molto, “non perché gli costasse pensare, ma perché era un perfezionista”.

È evidente anche la riconoscenza di papa Francesco nei confronti di monsignor Víctor Fernández, citato dal papa nella Evangelii gaudium e che consultava molto quando era a Buenos Aires.

Anche se il papa non lo cita esplicitamente nell'esortazione, nella Evangelii gaudium è presente anche monsignor Enrique Angelelli, vescovo argentino morto durante l'ultima dittatura militare in circostanze dubbie. “Il predicatore deve anche porsi in ascolto del popolo, per scoprire quello che i fedeli hanno bisogno di sentirsi dire. Un predicatore è un contemplativo della Parola ed anche un contemplativo del popolo”, scrive Francesco al punto 154, evocando il detto “un orecchio al popolo e l'altro al Vangelo” di monsignor Angelelli.

Traduzione a cura di Aleteia

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