Nuova etica del nuovo Regno
Marguerite A. Peeters, nell’opuscolo “La nuova etica globale: sfide per la Chiesa” (2006) è stata ancora più precisa. La generazione del 1968 – scrive – «aveva occupato posti-chiave all’Onu». Dopo il 1989, costoro «si sono presentati come “gli” esperti» e, «senza incontrare opposizione […] hanno esercitato una leadership normativa a livello mondiale». Figli dunque di una visione libertaria, se non anarchica del mondo, gli «esperti» hanno bypassato il tracollo social-comunista, riuscendo ad imporre un’«etica globale che si pone al di sopra di tutto», di ogni governo o religione. Questa nuova etica, che presume di ridefinire cosa sia bene e male, ha tratti ben riconoscibili. A parere della giornalista, innanzi tutto è un «diktat», una «dittatura», se non altro perché prevede un «allineamento» generale di ogni corpo sociale e il coinvolgimento acritico di tutti: se qualcuno protestasse, se non esprimesse attivamente il proprio «consenso», sarebbe immediatamente consegnato al pubblico ludibrio, mediante l’«esercizio arbitrario del potere» e dell’«intolleranza».
La Peeters lamenta, in varie parti della sua opera, l’imposizione del nuovo linguaggio, che «non è più esterno alla Chiesa». Anzi, oramai, «l’avversario è da cercarsi dentro». Già «molte ong, organismi di aiuto, università, associazioni femminili cattoliche, sacerdoti e pastori» hanno già adottato questo linguaggio. Eppure «la Chiesa resta ignorante rispetto alle sfide di questa etica» anticristiana: tanto ai «rischi», poiché «sono mortali per la vita della fede», quanto alle «occasioni» offerte dal cambiamento culturale per l’evengelizzazione.
Una montagna di danaro per distruggere la famiglia
La sociologa e saggista tedesca Gabriele Kuby, nella recente intervista pubblicata su “Tempi” (11 gennaio, a cura di Vito Punzi), ha molto apprezzato il libro della Peeters sulla «Rivoluzione culturale occidentale», perché le «ha aperto gli occhi». E soprattutto nel rivelare chi realmente sta dietro ai massicci finanziamenti che servono agli ideologi delle Nazioni Unite – e ultimamente dell’Unione Europea – per ottenere visibilità e spazi sui media: «gruppi industriali globalizzati, grandi fondazioni come Rockefeller e Guggenheim, persone molto ricche come Bill e Melinda Gates, Ted Turner e Warren Buffett, […] e l’Unione internazionale delle lesbiche e degli omosessuali (Ilga)». Grandi lobby, insomma, gruppi di potere in grado di autofinanziarsi e, dunque, di accedere ai media e controllarli in modo massiccio e continuativo.
La Kuby è una convertita, battezzata il 12 gennaio 1997. Nel 2012 ha dato alle stampe l’ultimo suo libro, “La rivoluzione sessuale globale. Distruzione della libertà in nome della libertà”, non ancora tradotto in italiano. Dopo la conversione – dice – «mi sono cadute le bende dagli occhi». Secondo la sociologa, la rivoluzione culturale odierna sta realizzando uno dei suoi programmi più nefasti: la distruzione della famiglia umana naturale, con il pretesto di promuovere una completa liberazione sessuale. L’ideologia e il «concetto di “Gender” – osserva la Kuby nell’intervista – presuppone che qualsiasi orientamento sessuale […] sia equivalente e debba essere accettato dalla società» e «chiunque si contrapponga a ciò» è «discriminato come “omofobo”». Siamo, quindi, di fronte ad «un attacco mondiale all’ord
ine della creazione» e, per questo, «all’intera umanità». L’obiettivo è distruggere «il fondamento della famiglia», per «ridurre la crescita della popolazione su questo pianeta». Inoltre, «sono in pochi a essere coscienti che dietro si cela una strategia delle élite di potere, dall’Onu all’Unione Europea, all’alta finanza».