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Ecologia dell’uomo, all’EXPO 2015 il modello di una nuova economia

Expo 2015, una nuova economia

@James Neeley

Emanuele D'Onofrio - Aleteia Team - pubblicato il 22/01/14

Nel suo ultimo scritto, il cardinale Angelo Scola traccia le linee guida per una nuova relazione tra uomo, cibo ed energia

Per la Città del Vaticano sarà davvero la prima volta. L’anno prossimo, all’Expo milanese, sarà tra gli oltre 140 paesi partecipanti. Ma la Santa Sede porterà a questo evento, dedicato al tema Nutrire il pianeta, energia per la vita, ben più di un semplice stand. Il cardinale Scola, che sarà presente e che ha esteso l’invito anche a Papa Francesco, ha già rese pubbliche nel suo testo Cosa nutre la vita? le idee portanti di un nuovo modo di pensare il rapporto con il Creato e con la trasformazione di esso nelle attività produttive, finalizzate alla nutrizione e alla creazione di energia.

Questi contenuti sono già presenti in L’ecologia dell’uomo (Libreria Editrice Vaticana, LEV) che include diversi testi e discorsi di Benedetto XVI. Il testo è stato curato da Maria Milvia Morciano, archeologa, storica dell’arte e collaboratrice della LEV, che noi di Aleteia abbiamo contattato perché ci regalasse una sua riflessione sui temi dell’ecologia dell’uomo.

Cos’è l’ecologia dell’uomo di cui parla Benedetto XVI e che il cardinale Scola riprende?

Morciano: Quel volume di Benedetto XVI è un’antologia di testi tratti dai suoi vari discorsi dall’inizio del suo mandato papale fino alla fine del 2011. In questi discorsi egli parla di continuo dell’ecologia dell’uomo, e affronta subito un tema fondamentale che è questo: l’ecologia non è qualcosa di avulso dall’uomo, non è un movimento. Per il cardinale Scola, per Benedetto XVI, ma ancora prima per Giovanni Paolo II e ora per Francesco, Dio è l’essere a cui l’uomo deve far riferimento. Il Creato viene donato da Dio all’uomo, l’uomo non deve semplicemente soggiogarlo. Lo deve custodire. Quindi ha una responsabilità. In questo senso fa parte di un sistema: non è una questione semplicemente gerarchica, ma di una correlazione profonda tra Dio, uomo e Creato. In questo senso l’ecologia diventa prima di tutto un fatto etico.

Cos’è il nutrire di cui parla il cardinale Scola?

Morciano: La differenza tra animale e uomo è che il primo usa la natura, mentre il secondo la può trasformare. Nutrire l’uomo e gli esseri viventi in generale significa, come fatto fondamentale, avere cura della vita, perché se manca il nutrimento, la vita viene meno. In questo senso non si può non avere cura della vita se non si custodisce quello che Dio ci ha donato, cioè il Creato. Non si può pensare di mangiare manipolando i cibi, perché questo automaticamente fa male allo stesso Creato e anche all’uomo. E poi Scola approfondisce il discorso, ma lo fa anche Benedetto XVI, per cui il nutrire non è semplicemente dare “cibo” al corpo: l’uomo è un insieme di anima e corpo. Quindi nutrire, come anche la vicinanza tra eucarestia e pane, è qualcosa che nutre anche l’anima. E poi va da sé che Dio è il primo nutrimento, si fa uomo per darsi in pasto all’uomo. Per dargli la vita, ma la vita eterna. E Scola – ma anche Benedetto XVI perché io vedo grandi somiglianze nei loro discorsi – non distinguono mai tra queste queste cose, non parlano mai da una parte del cibo quotidiano e dall’altra parte dell’Eucarestia. È tutto collegato.

In che senso questa ecologia si fonda sulla relazione?

Morciano: Questo è un discorso che spiega molto bene il cardinale Scola quando parla della Genesi, perché supera la non comprensione frequente del concetto del soggiogare la natura. La parola che utilizza di più Benedetto XVI, e ancora di più Francesco nella messa di insediamento al soglio pontificio, è “custodire”, che toglie quell’aspetto un po’ violento insito nella parola “soggiogare”, e gli dà una valenza molto più alta. Nei discorsi di Benedetto XVI – io per esempio ho introdotto tutti i discorsi fatti alla FAO in occasione della Giornata dell’alimentazione – si vede molto chiaramente come i concetti di alimentazione, energia ed ecologia siano assolutamente correlati. Mentre nell’antichità la natura veniva vista come il caos, come una specie di disordine caotico – lo diceva Eraclito – da cui prendere a caso, con il Cristianesimo la natura diventa logos, Dio stesso, Gesù. E la natura diventa così ordine. In questo ordine non si può parlare di un solo elemento grezzo, ma di una serie di elementi in cui l’uomo diventa anche parte del divino. Un’altra parola molto bella, usata da Benedetto XVI, è “collaboratore”: l’uomo è “collaboratore” di Dio.

E nell’EXPO 2015 lei vede l’idea di una nuova economia?

Morciano: Ho visto che il cardinale Scola si batte soprattutto per un aspetto fondamentale: non si può parlare solo di questione materiale. Noi come cristiani, come cattolici, abbiamo anche il dovere di richiamare tutti, senza distinzione di religione, a collaborare a qualcosa che sia integrale. Quindi è sempre lo stesso discorso: non solo diritto all’acqua, al cibo per tutti, ma a qualcosa di più profondo, che investe anche la persona in modo olistico. Questo implica l’idea di una nuova economia. Non dimentichiamo che Benedetto XVI parla continuamente di agricoltura, come di una nuova possibilità di lavoro anche per i giovani del futuro.

Apparentemente uno può pensare che sia un discorso un po’ ingenuo, invece non è affatto così e questo lo vediamo ancora oggi nella nostra società: negli anni Sessanta e Settanta si pensava che ci saremmo ridotti alle pillole: cioè che ci saremmo nutriti di pillole e non di cibo. Oggi invece il cibo diventa una questione fondamentale, una cultura: vediamo i cuochi che non sono più cuochi ma diventano chef, fanno opere d’arte. Il cibo non è soltanto un materiale che si ingoia, ma c’è anche la ricerca di un cibo che sia anche rispettoso dell’ambiente: il kilometro zero, ecc. In questo l’uomo non è più succube della tecnologia, ma può dirigerla utilizzando quegli antichi lavori, facendoli in modo diverso, però rispettando lo stesso Creato. Quindi, di nuovo, non trasformare la natura in modo utilitaristico, ma poterla usare come “custodi”. Il custode delle pecore le nutre, oltre che usarle. Quindi l’agricoltura diventa un’attività del futuro. Ricordiamo l’importanza che ha San Francesco in questa visione dell’ecologia: generalmente si pensa che Francesco abbia una visione un po’ naif della natura, invece ha una visione profondamente teologica. E questa visione teologica della natura si vede già in papa Francesco, ma l’aveva anche il suo predecessore:una visione per cui la natura non è soltanto stupore e bellezza, ma un delicato organismo in cui respira Dio. Al centro dell’universo c’è l’uomo, il custode, che «non può essere “responsabile” del creato senza Qualcuno a cui rispondere».

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