I nazisti e i comunisti non sono gli unici sub-umanisti: questa tossica visione del mondo si è infiltrata in quella tradizionale
di Jason Jones e John Zmirak*
Nietzsche aveva ragione: se Dio è morto, con lui muore qualsiasi blocco morale alla volontà di potenza. Se non c'è Dio a registrare le nostre sofferenze innocenti e ricompensarle, allora non abbiamo motivo di sopportarle – almeno quando riusciamo a trovare i mezzi per deviarle sugli altri. Se il mondo è davvero quello di Darwin e Hobbes piuttosto che quello di Dio, allora la natura umana ha denti e artigli rossi, e tutti gli slogan felici di fraternità e di giustizia con cui rivestiamo una società libera sono tante bugie che ci bisbigliamo per superare la giornata. In articoli precedenti, abbiamo già accennato alla lunga lista delle vittime nel ventesimo secolo dovute agli uomini che hanno seguito questa logica dall’inizio alla fine, agendo di conseguenza.
Ma non dobbiamo invocare incessantemente i peggiori criminali della storia per descrivere il sub-umanesimo; tali confronti melodrammatici ci scagionano troppo facilmente. ("Ti ringrazio, Signore, per non essere come questi commissari che fanno morire di fame i kulaki…. "). Invece, guardiamo a noi stessi e ai nostri amici e vicini. Esaminiamo una tendenze nelle gravidanze americane – e cioè il fatto che oltre il 90 per cento dei bambini con diagnosi di sindrome di Down viene uccisa prima della nascita. I genitori che prendono queste decisioni non sono dei mostri morali come gli uomini che combattevano volontariamente come nazisti o Khmer rossi uccidendo unità di soldati. Non sono ancora al livello degli sceriffi razzisti del Sud che picchiavano gli elettori neri. Eppure, questi genitori americani stanno usando la violenza per eliminare persone innocenti. Dovremmo esaminare le loro ragioni, e vedere se riusciamo a trovare dei difetti nella loro logica. Ascoltiamo un litigio tra due genitori che hanno appena ricevuto questa notizia straziante.
Il sacrificio di Abramo.
Abramo: Oh tesoro, mi dispiace tanto. Eravamo così contenti. Ma possiamo riprovarci.
Sarah: Che vuol dire, “riprovarci”?
Abramo: Beh, non possiamo continuare… non sarebbe giusto.
Sarah: Giusto per chi?
Abramo: Per la bambina, innanzitutto. I dottori dicono che al massimo potrà raggiungere un’età mentale di 11 anni – per tutta la vita. Non sarà in grado di prendersi cura di se stessa, di lavorare… non potrà vivere da sola, o avere una famiglia. Dovremo sorvegliarla come falchi per impedirle di farsi male, o impedire ad altri di farle del male. Le persone ritardate sono spesso… sfruttate. Soprattutto le ragazze.
Sarah: Nelle istituzioni pubbliche, forse, stai dicendo che vuoi lasciare nostra figlia in un’istituzione pubblica?
Abramo: Vuoi davvero passare il resto della tua vita – delle nostre vite – a prenderti cura di un bambino che non sarà mai un adulto? Che non collaborerà mai, in niente? Che non andrà mai al college, né si sposerà, né ci darà dei nipotini? E che accadrà quando moriremo? Chi se ne prenderà cura allora?
Sarah: Beh, potrebbe avere dei fratelli o sorelle…
Abramo: Tesoro, non credo. Se dobbiamo prepararci a prenderci cura di una bambina handicappata, credi davvero che avremo soldi ed energie per altri figli dopo di lei? Non riesco proprio a immaginarlo.