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Francesco sta costruendo la Chiesa di Benedetto?

Pope Francis 724 – it

AFP/Vincenzo Pinto

Ethika Politika - pubblicato il 21/01/14

L’evidenza mostra tra i due una continuità maggiore di quanto si credesse

di Timothy Kirchoff

Nella Evangelii Gaudium, paragrafi 93-97, papa Francesco stabilisce due forme di "mondanità spirituale" che vede come ostacolo al vero cristianesimo. Un confronto di questi passaggi con ciò che Joseph Ratzinger prevedeva come il futuro della Chiesa suggerisce che il nostro attuale vescovo di Roma e il vescovo emerito condividono la stessa visione su ciò che la Chiesa si appresta a diventare nei prossimi anni. Le cose che si frappongono sulla via della Chiesa che Ratzinger prevedeva sono proprio quelle che papa Francesco identifica come problematiche. Ratzinger, scrivendo alla fine del 1960, sembra predire il collasso totale del Cattolicesimo culturale e delle istituzioni che lo caratterizzano: “Dalla crisi di oggi verrà fuori domani una chiesa che avrà perduto molto. Diventerà più piccola, dovrà ricominciare tutto da capo. Non potrà più riempire molti degli edifici che aveva eretto nel periodo della congiuntura alta. Oltre che perdere degli aderenti numericamente, perderà anche molti dei suoi privilegi nella società. Si presenterà in modo molto più accentuato di un tempo come la comunità della libera volontà, cui si può accedere solo per il tramite di una decisione”.

La Chiesa, prediceva Ratzinger, avrebbe perso il proprio prestigio sociale e molte delle sue istituzioni. Paragoniamo questa predizione con la condanna di Francesco di quella forma di mondanità spirituale che egli chiama gnosticismo: “La medesima mondanità spirituale si nasconde dietro il fascino di poter mostrare conquiste sociali e politiche, o in una vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche, o in un’attrazione per le dinamiche di autostima e di realizzazione autoreferenziale. Si può anche tradurre in diversi modi di mostrarsi a se stessi coinvolti in una densa vita sociale piena di viaggi, riunioni, cene, ricevimenti. Oppure si esplica in un funzionalismo manageriale, carico di statistiche, pianificazioni e valutazioni, dove il principale beneficiario non è il Popolo di Dio ma piuttosto la Chiesa come organizzazione”.

Oltre a considerare gli articoli di fede solo come “una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare”, questo gnosticismo cattolico è focalizzato sul mantenimento delle istituzioni e di programmi per salvare le apparenze: mira a preservare proprio quei privilegi sociali ed edifici istituzionali che la Chiesa, prevedeva Ratzinger, avrebbe dovuto essere pronta ad abbandonare. Tra gli edifici che dovranno essere abbandonati, senza dubbio, ci sono numerose scuole cattoliche, ospedali e associazioni di beneficenza. Molte scuole parrocchiali e anche le parrocchie che sono state costruite nelle grandi città degli Stati Uniti hanno chiuso i battenti negli ultimi decenni.

Aumentare la pressione culturale per quella che viene eufemisticamente chiamata "salute riproduttiva" e sorveglianza del governo del settore medico può portare all’acquisto o all’abbandono di molti degli ospedali cattolici che si sono sviluppati persino negli ultimi decenni. L’istituzione delle unioni omosessuali ha causato, in vari Stati, la chiusura di agenzie di adozione cattoliche che in precedenza erano le più efficaci nello Stato. Da notare in questo ultimo caso che, anche se la maggior parte di tali agenzie in tutto lo Stato ha chiuso, quella della diocesi di Belleville ha tagliato i suoi legami religiosi e dottrinali nel tentativo di aggrapparsi a una missione cristiana di servizio sociale.

C’è un momento in cui dovremo essere pronti ad abbandonare il prestigio che deriva dalla realizzazione di una gran numero di programmi "cattolici", a tagliare il cordone istituzionale che non serve a nessun altro scopo se non quello di identificare la Chiesa come il progenitore di questi sforzi di beneficenza. Se insistiamo sulla identità cattolica di queste istituzioni solo perché il cattolicesimo fornisce qualche effetto terapeutico e non è mai stato o non è veramente parte integrante della loro missione, allora siamo caduti preda di questa prima forma di mondanità spirituale.

Un bel po’ di tempo è già stato speso in discussioni sull’altra forma di mondanità spirituale, che Francesco chiama “neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico”: una spiritualità fissata su alcune regole o su una particolare manifestazione storica di una identità culturale e religiosa cattolica. Alcuni hanno analizzato e sezionato il preciso significato di questa frase, ma mi sembra che sia ben riassunta nelle parole di Ratzinger: “la ristrettezza faziosa di vedute così come la pomposa autodeterminazione dovranno essere eliminati”. L’ossessiva aderenza ad un “particolare stile cattolico del passato” e l’analisi inquisitoria che papa Francesco critica può essere facilmente inserita sotto l’etichetta di ristrettezza faziosa di vedute. Allo stesso modo, la pomposa autodeterminazione risulta evidente nella mentalità di coloro che, nelle parole di Francesco, “preferiscono essere generali di eserciti sconfitti piuttosto che semplici soldati di uno squadrone che continua a combattere”.

Come altri hanno dimostrato, più si mettono a confronto Francesco e Benedetto, più è facile vedere che le continuità sono profonde, mentre le apparenti differenze di stile non sono altro che questo. Vi è, tuttavia, ancora un altro raffronto da fare. In Matteo 23:5-7, Gesù condanna chiaramente gli scribi e i farisei, criticando la loro maggiore attenzione alle apparenze rispetto alle richieste di legge:
“Fanno tutte le loro opere per essere ammirati dagli uomini; allargano le loro filatterie, e allungano le frange dei loro vestiti, amano i posti d’onore nei conviti e i primi posti nelle sinagoghe, e anche i saluti nelle piazze, e di sentirsi chiamare dagli uomini rabbi, rabbi”.

Non ci vuole molta immaginazione per scoprire la connessione tra la spiritualità velenosa degli scribi e dei farisei e le spiritualità incentrate sull’aspetto che Francesco ha riconosciuto come ostacoli alla realizzazione della vocazione della Chiesa nel mondo. Francesco e Benedetto, nel presentare la loro comune consegna alla Chiesa moderna, non stanno semplicemente mostrando continuità l’uno con l’altro, ma con Cristo.

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