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Il fascino irresistibile dell’ “Unico necessario”

Certosa di Serra San Bruno

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Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 17/01/14

Il “non fare” degli eremiti è il respiro del mondo

Per Isacco Turrina, sociologo dell'Università di Bologna che li ha censiti qualche anno fa (I nuovi eremiti. La fuga mundi nell'Italia di oggi – Medusa, 2007), sono circa 200 gli eremiti a tempo pieno in Italia mentre sarebbero oltre 1000 i monaci metropolitani che conducono una vita di silenzio mimetizzati nel frastuono delle città. A questi si aggiungono coloro che compiono una scelta di ritiro ad intermittenza, magari nel fine settimana. Fenomeni simili si registrano anche in altri Paesi.

Di una scelta così radicale rispetto alla “normalità” della società del XXI secolo, abbiamo parlato con Enzo Romeo, responsabile della redazione Esteri e vaticanista del Tg2 Rai, che si è occupato a più riprese di questo argomento nella sua attività professionale. Suo il documentario “I solitari di Dio. Separati da tutto, uniti a tutti” che racconta la vita dei monaci della Certosa di Serra San Bruno, in Calabria.

Che cosa attrae in questa scelta di silenzio e solitudine, così diversa dalla frenesia delle nostre giornate?

Romeo: Ci sono ovviamente motivazioni diverse per chi arriva a questa scelta attraverso un percorso di fede o altri percorsi. Nel 1985 ho pubblicato un saggio-inchiesta su Cesare Pavese che ho intitolato “La solitudine feconda” perché lo scrittore, costretto suo malgrado ad una vita eremitica dal confino in un paesino calabrese, aveva elaborato in quel periodo alcuni temi importanti per la sua attività letteraria oltre che per il suo percorso umano. Va detto che comunque coloro che compiono questa scelta sono pochi ma rappresentano un segno di contraddizione, una “pietra di inciampo” per una società come la nostra che con la sua organizzazione ci inquadra come soldatini, con lo stesso passo e secondo modelli uguali: ci riduce a dei “numeri”, come si dice comunemente. Il solitario è colui che rompe questo schema e segnala alla società che c'è qualcosa d'altro. Per chi compie questa scelta con motivazione religiosa, segnala che si può spendere la vita per qualcosa, Qualcuno, che non si vede e su questo Qualcuno, sull'essenzialità, essi scommettono la vita.

L'eremitismo è una scelta trasversale, comune anche ad altre religioni: come si caratterizza l'eremitismo cristiano?

Romeo: Chi sceglie l'eremitismo in un percorso di fede cristiana ha dei riferimenti evangelici a guidarlo: la scelta di Gesù di rimanere quaranta giorni da solo nel deserto, la scelta di passare sull'altra sponda per isolarsi dalla folla. Il riferimento di una solitudine non fine a se stessa ma orientata a dare ancora di più agli altri. Significa non recidere i contatti ma viverli in maniera diversa. Uno dei monaci certosini che ho intervistato per il documentario mi ha detto che prima di entrare nella Certosa di Serra S. Bruno era volontario in una comunità che si occupava di disabili psichici gravi ed era molto impegnato nel suo compito di assistenza, si faceva in quattro per loro. Quando scelse la vocazione di certosino i suoi compagni nel volontariato non capirono, a loro sembrava che venisse meno ad un impegno. Invece il monaco rispose che se prima riusciva a rendersi utile solo per qualcuno, dalla Certosa, attraverso la preghiera e il contatto con Dio, avrebbe potuto abbracciare tutti.

E' la risposta a chi pensa che in qualche modo una vita dedicata solo alla preghiera sia una vita “sprecata”?

Romeo: Come mi hanno detto ancora i certosini la loro è una vita “sprecata” nello stesso senso in cui la donna del Vangelo sprecò l'olio prezioso versandolo sui piedi di Gesù. Le più grandi pazzie nella vita si fanno per amore e loro “sprecano” la loro vita per l'Unico necessario, come chiama Dio il fondatore dell'ordine, San Bruno. Come l'innamorato dà tutto alla sua amata, mi hanno spiegato i certosini, anche loro danno tutto a Dio. E' proprio questa gratuità assoluta a costituire la “pietra d'inciampo” per la nostra società che è estremamente utilitaristica e nella quale qualsiasi gesto, anche il più altruistico, deve avere un ritorno, deve produrre un risultato. Invece lo spreco della vita, come scriveva Oscar Wilde, è proprio nell'amore che non abbiamo utilizzato per la nostra prudenza egoistica. Il “non fare” degli eremiti che si nascondono al mondo è davvero il respiro del mondo, della società e di ogni persona.

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