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Aumentano le persecuzioni di cristiani

Christian book burning in Raqqa – it

Graham Binns

Isabelle Cousturie - Aleteia Team - pubblicato il 10/01/14

Corea del Nord, Somalia, Siria, Iraq e Afghanistan sono i Paesi in cui i cristiani subiscono più violenze

Dal 1997, la ONG Porte Aperte pubblica ogni anno una lista mondiale della persecuzione dei cristiani nel mondo per attirare l’attenzione sui 50 Paesi in cui i cristiani sono più perseguitati. “Persecuzione” significa aggressioni ma anche pressioni, divieti o discriminazioni.

Quest’anno, tre nuovi Paesi sono entrati in questa triste classifica: Bangladesh, Sri Lanka e Repubblica Centroafricana.

Nella sua nuova lista, Porte Aperte mette in evidenza un’argomentazione generale della persecuzione dei cristiani nel mondo e responsabilizza l’islam in 36 dei 50 Paesi indicati.

Secondo il direttore dell’ONG, Michel Varton, “le regioni colpite in modo più violento sono oggi i Paesi del Sahel, dove un quinto dei cristiani convive con un settimo dei musulmani del mondo”.

Quanto agli omicidi, Varton ha sottolineato durante una conferenza stampa a Parigi che “è la Siria, nell’agonia della guerra civile, a detenere il triste record dei cristiani assassinati nel 2013”, passando dall’11º al 3º posto della classifica.

I dieci Paesi in cui i cristiani hanno subito più violenze sono Repubblica Centroafricana, Siria, Pakistan, Egitto, Iraq, Birmania, Nigeria, Colombia, Eritrea e Sudan.

Solo in Egitto, Porte Aperte ha registrato almeno 167 atti violenti di persecuzione e più di 490 tentativi di chiudere chiese o edifici annessi.

La Corea del Nord, presente nel rapporto da dodici anni, continua ad essere il Paese in cui l’esistenza dei cristiani è più pericolosa e precaria. La persecuzione in questo Stato è caratterizzata da una forte pressione sulle attività quotidiane dei fedeli.

È il caso anche di altri Paesi: Afghanistan, Maldive, Somalia, Arabia Saudita, Yemen, Iran, Libia, Uzbekistan e Qatar.

In Somalia, Stato definito “devastato”, al secondo posto nella classifica, i cristiani subiscono una forte pressione che arriva ad attentare contro la più intima libertà di pensiero. Le chiese devono agire nel massimo segreto. Alcuni clan musulmani uccidono quasi tutti i cristiani che si trovano.

In Siria, tra guerra civile e influenza crescente dei jihadisti all’interno delle forze di opposizione, i cristiani sono diventati un gruppo estremamente vulnerabile, sottoposti a pressioni collegate alla loro fede in tutti gli ambiti della vita.

Fin dall’inizio della guerra, ormai tre anni fa, le atrocità commesse contro i cristiani non sono mai state numerose quanto negli ultimi tempi. Il peggiore attacco perpetrato contro i cristiani è stato quello del 21 ottobre 2013 a Sadad, un villaggio a maggioranza cristiana.

In Pakistan i cristiani devono affrontare forti limitazioni in ogni ambito della vita. Sono guardati con sospetto e discriminati, e corrono il rischio di essere accusati di blasfemia se tengono libri cristiani in casa.

Nella Repubblica Centroafricana, i responsabili cristiani hanno lanciato l’allarme parlando di un rischio di “genocidio confessionale”. Come il Mali lo scorso anno, la Repubblica Centroafricana dimostra come un Paese che sembrava relativamente stabile abbia potuto tendere rapidamente al caos e come una popolazione cristiana si possa trovare improvvisamente ad affrontare una violenza tipica di un genocidio.

Porte Aperte è socia di Open Doors International, che riunisce 21 uffici nel mondo e agisce in oltre 60 Paesi. La sua ultima lista mondiale di persecuzioni 2014 copre i fatti avvenuti tra il 1° novembre 2012 e il 31 ottobre 2013.

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