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Amore impaziente, amore crudele

Love Impatient Love Unkind Ana Bierzanska – it

Ana Bierzanska

Stephen Herreid - Aleteia Team - pubblicato il 10/01/14

Amare i nostri nemici è complicato come qualsiasi amicizia e richiede altrettanto lavoro

L'altro giorno ho avuto l'opportunità di fare una cosa che non facevo dai tempi del college: mi sono seduto e ho guardato i video di YouTube a tarda sera. Due mi sono rimasti particolarmente impressi. Il primo era un video cristiano sull'amore, che mira, suppongo, a migliorare l'efficacia dell'evangelizzazione cristiana. All'inizio del video, il presentatore si lamenta del fatto che i cristiani ignorino sempre il comandamento di Cristo di amare i nostri nemici. Poi un gruppo di giovani artisti cristiani dimostra come complichiamo sempre la questione fino a sentirci giustificati per il fatto di essere crudeli nei confronti dei nostri nemici per odio o per paura. In un breve sketch, un padre dice al figlio di essere duro e di attaccare i propri nemici. Il ragazzo replica “Pensavo che mi avessi sempre detto di amare i miei nemici”. Il padre resta sconcertato per un attimo, poi balbetta la sua giustificazione: “È amore duro”. Il video torna sul presentatore, che rotea gli occhi. “Gesù non vuole che viviamo con odio o paura”, afferma. “So che è un pensiero veramente scomodo, ma cosa succederebbe se l'unica cosa complicata nell'amare i nostri nemici fosse… che non è complicato?”

Il vero pensiero scomodo è che amare i nostri nemici è tanto complicato quanto qualsiasi amicizia (pensate al parente o all'amico di vostro marito o vostra moglie che vi sta meno simpatico) – e richiede altrettanto lavoro. In un momento che molti leader cristiani definiscono “post-cristiano”, con lo Stato e la cultura che non ci favoriscono, mi sono sempre stupito sentendo i cristiani ammonirsi reciprocamente di essere “non caritatevoli” verso il mondo ben più spesso di quanto sento voci che si levano in una giusta indignazione contro i nemici di Cristo.

“Amore duro”: roba da santi

Non dobbiamo compiere una ricerca troppo approfondita nella storia della Chiesa per trovare esempi di amore che oggi non sembrerebbero “caritatevoli” a molti di noi. Provate a trovare amore in San Nicola che colpiva Ario in faccia (amore di Cristo Dio-Uomo, la cui divinità veniva negata da Ario), o in San Pietro che colpiva marito e moglie morti per aver mentito sulle loro entrate (amore di Cristo Verità e della comunità che questa coppia aveva ingannato) – per non parlare di Cristo che rovescia i banchi e chiama il primo papa “Satana” guardandolo in faccia. Sicuramente, Cristo e i santi non agivano del tutto senza vizi. Una volta che vediamo l'amore in queste varie ombre, constatiamo la complessità del comandamento di “amare i nemici”. Non è semplice come parlare dolcemente o essere gentili con coloro che ci deridono. Non possiamo rischiare di far corrispondere all'amore la comune gentilezza.

San Paolo scrive: “L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato”. Secondo l'apostolo, “le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili”. Paolo scrive di ogni uomo. Sembra che Dio rifiuti di essere ignorato anche dai pagani, che sollecita con l'inevitabile responsabilità che viene con l'essere umano, nella fattispecie di arrivare a conoscere la verità e di conformare la propria vita ad essa.

Cosa dobbiamo fare, quindi?

Sarebbe un errore desiderare al di sopra di tutto la semplicità e l'assenza di confronto. Sarebbe ancora peggio confondere questi due desideri con virtù, e la cosa peggiore di tutte sarebbe fonderli con la carità. La carità richiede un'urgente preoccupazione per il progresso della saggezza nei propri vicini. Nel libro dei Proverbi, la saggezza grida a tutta l'umanità e può essere trovata in pubblico. La saggezza è quella “verità” e conformità alla verità che San Paolo presenta come lo standard eterno con cui tutti gli uomini possono essere giudicati, ma questa saggezza è accessibile a tutti gli uomini, che sono senza scuse nella loro responsabilità di lottare per essa, indipendentemente dal fatto che abbiano ricevuto il beneficio della rivelazione.

Il cristiano, dall'altro lato, è un membro del popolo eletto, l'“eredità” di Dio, ed è privilegiato ad avere non solo la rivelazione, ma anche la saggezza della tradizione cattolica, mezzi sacramentali di grazia e molti altri doni, manifesti e nascosti, concessi a lui per promuovere i suoi sforzi. La saggezza grida ai cristiani dalla scrittura: “Abbandonate la stoltezza!” (Proverbi 9:6). E Cristo stesso, che Sant'Agostino ha riconosciuto come la Saggezza generata prima di tutte le ere, ha esortato i suoi seguaci ad amarsi vicendevolmente…

Non sto raccomandando di non essere crudeli. Suggerirei piuttosto che sostituire l'amore con la gentilezza è, alla fin fine, crudele. Rimuovendo dall'amore il dovere di pensare e parlare attentamente e criticamente, possiamo rendere al vero amore un grande disservizio – equivalente, se l'amore è realmente una virtù così alta come afferma la nostra tradizione, a una sorta di sacrilegio. Questo pericolo è sempre esistito, ma in quest'epoca oscura mostra la sua morbosità particolare così chiaramente che quanti vi cadono per mancanza di attenzione possono opporre deboli scuse alla loro stupidità.

Ho recentemente perso le staffe leggendo un titolo sulla persecuzione dei cristiani in Siria. Ho pronunciato parole non pubblicabili sul Presidente Obama, che fornisce i fucili e i coltelli che i “combattenti siriani per la libertà” usano per brutalizzare, torturare e uccidere i cristiani a centinaia. Un mio amico mi ha sentito e ha esclamato “Hey, è una cattiveria!” Gli ho spiegato la situazione dei cristiani in Siria e lo status del nostro Presidente di nemico unanimemente temuto e odiato dei leader cristiani che sono sopravvissuti lì. “Diresti ai cristiani siriani la tua opinione per cui è cattivo offendere Obama”, ho chiesto, “o non sarebbe questo cattivo da parte tua?”

Dopo una mia visita recente al mio paese natale, St. Johnsbury, ho riferito a un mio amico le condizioni in cui vivono i miei vicini, intrappolati in un cerchio senza fine di assegni del welfare e sussidi di disoccupazione. “Sono fallimenti, ma anche le conseguenze del loro fallimento sono cancellate con i fondi statali e federali”, ho affermato. “Con una gestione costante da parte degli assistenti sociali, perdono presto di vista il significato delle loro azioni. Molti sono obesi, e sono incoraggiati a sviluppare cattive abitudini che li mandano costantemente al pronto soccorso per cure che non possono permettersi. Presto devono la propria vita allo Stato, ma avendo perso la propria dignità non se ne curano più. Tutto ciò di cui si preoccupano è che ci sia un grande televisore nel loro sporco appartamento sovvenzionato dal Governo e un McDonald's a pochi passi – sono ridotti a vivere come topi”. Il mio amico era assai indignato per la mia “retorica conservatrice” e mi ha chiesto come potevo usare un simile “linguaggio disumanizzante” parlando dei poveri. Se io ero indignato perché la vita della gente era rovinata, il mio amico era offeso per il fatto che io fossi brusco sulla questione.

Dovremmo ricordarci che siamo creature complesse, progettate con una facoltà razionale per affrontare problemi complicati. L'amore è spesso definito un “dono di sé”. Nel donare noi stessi, non dovremmo fermare questa facoltà. Se Cristo ci chiede di amare, dovremmo perseverare in questo compito con tutta la forza della nostra mente, e non solo con il cuore. Dovremmo vedere la saggezza come una componente necessaria dell'amore, e la stupidità confusa come crudele senza scusanti. Sant'Agostino ha scritto una volta che non dovremmo solo pregare come se tutto dipendesse da Dio, ma anche agire come se tutto dipendesse da noi. Il difficile compito di amare i nostri nemici dipende più dai nostri sforzi di quanto ci piacerebbe ammettere.

Una buona “opera”, che i cristiani dovrebbero realizzare come se tutto dipendesse da questo, è esaminare la propria vita. Il principio “conosci te stesso”, sviluppato nella “vita esaminata” di Platone, è un dovere inerente alla natura umana razionale – qualcosa che tutti possiamo conoscere facilmente. È anche il modo per raggiungere la saggezza. Gli uomini lo sapevano prima che la rivelazione cristiana li raggiungesse, e Socrate non lasciava che gli stolti restassero fuori dai guai. Lo ammettessero o no, dimostrava loro che erano capaci di discernere ciò che era giusto da ciò che era sbagliato, e li esortava ad aspirare alla saggezza con l'intenzione di raggiungere una virtù. Platone e il suo studente Aristotele rappresentano il primo sviluppo di una tradizione di diritto naturale poi abbracciata dai cristiani, che insistevano sul fatto che la moralità è “inscritta nei nostri cuori” e che gli uomini che ignorano i principi del diritto naturale sono condannati dalle proprie coscienze. Non è stato a causa della sua adesione alla legge soprannaturale e rivelata di Dio che Giobbe, un pagano, è stato descritto come un uomo molto saggio. È stato definito saggio perché ha scelto di non ignorare la legge naturale che era inscritta nel suo cuore. Nella Rivelazione cristiana, San Paolo non solo afferma che la moralità è conoscibile da parte di tutti gli uomini, ma suggerisce che tutti gli uomini saranno responsabili della sua conoscenza nel giudizio finale.

Il comportamento umano, soprattutto se non esaminato, può essere malvagio e dannoso, sia a chi fa del male che a chi gli sta vicino. È un bene per l'individuo cristiano esaminare se stesso, ma non è un compito specificatamente cristiano. È un compito solo cristiano insistere anche sul fatto che gli altri si rendano conto di sé, non solo per il bene di ogni individuo, ma anche per la preoccupazione caritatevole per le minacce che ogni individuo può porre all'innocenza della comunità. Questa preoccupazione era dietro la “durezza benevolente” con cui Sant'Agostino e San Tommaso credevano che i governanti dovessero punire i criminali, visto che “un po' di lievito corrompe tutta la massa”. Per parafrasare Socrate, “la vita non esaminata” dovrebbe essere considerata “non degna di essere vissuta” tra i cristiani.

L'“amore duro” e l'opera di evangelizzazione

Se vediamo l'amore come nient'altro che stare attenti a non offendere, come possiamo sperare di correggere, di convincere, di esortare, di evangelizzare? Questa domanda mi porta al secondo video di YouTube che mi è rimasto impresso: un filmato del brillante dottor Ben Carson che parla al National Prayer Breakfast nel 2012. Con il Presidente Obama che sedeva nella sua posizione ormai nota (la testa inclinata all'indietro, guardando dall'alto il mondo intorno a lui) a pochi metri di distanza, Carson ha parlato contro il politically correct negli interventi pubblici. Se tutti vengono messi a tacere da una paura costante di offendere, ha sostenuto Carson, allora non ci sarà nessuno che parlerà coraggiosamente contro il male quando bisogna mettere in guardia contro di esso. Non è di parlare coraggiosamente che ci dovremmo preoccupare, ha affermato, ma della sensibilità che scoraggia l'audacia minacciando di essere “offesi” da questa. Mentre il Presidente si spostava sulla sedia, Carson è arrivato a condannare quella sensibilità come “pericolosa”, e a chiedere di sbarazzarsene. Se l'approccio di chi ha realizzato il primo video consisteva nel rendere onore alla sensibilità altrui, quello di Carson consiste nel chiedere di mettere da parte la propria sensibilità e di spingersi verso una vita più aperta alla verità. Una delle cose che preferisco tra quelle che ha detto il papa attuale è che la politica è “una delle più alte forme della carità perché cerca il bene comune”. Ben Carson è l'incarnazione di questa affermazione – un uomo inequivocabilmente amorevole, che si impegna nelle dispute politiche dal profondo del cuore. Affronta il male con coraggio – anche il male che si annida nel cuore del nostro Presidente – e lo condanna parlando schiettamente.

Oggi nella pubblica piazza la saggezza come quella del dottor Carson è spesso ignorata. Come cristiani, potremmo dire di non riuscire a mettere in riga le cose perché siamo “confusi” dal mondo “postcristiano” che vediamo intorno a noi. I realizzatori del video hanno presentato ere di tradizione sulla carità come confusionarie, caratterizzate da complicazioni e da scontri crudeli. Hanno presentato in modo caricaturale gli sforzi di riconciliare l'amore con la necessità di affrontare i peccati dei nostri vicini e dei nostri nemici. La confusione è nemica dell'amore, ma dovremmo affrontarla e dissiparla, non rifuggirla. La “confusione” copre in realtà una moltitudine di peccati – forse più peccati rispetto all'amore. Ma l'amore è un dono di Cristo Luce, e ci esorta ad assumerci la responsabilità della salute delle vite altrui così come della nostra, mentre la “confusione” è uno strumento di Satana, il nemico caotico, e ci esorta ad abbandonare le nostre responsabilità non solo come esseri umani che si trovano in qualsiasi evento “senza scusa”, ma come cristiani che sono chiamati alla carità. Andare avanti in un mondo in cui dilaga il male non farà sì che il cristianesimo possa avere più successo tra i non credenti. Come cristiani, cadere ben al di sotto dello standard a cui si attengono anche i pagani, e farlo in nome dell'amore, la nostra chiamata più alta e il dono più unico come figli di Dio, è un grande scandalo.

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