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Nei «barrios» di Caracas

padre Alejandro Moreno

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Finesettimana.org - pubblicato il 08/01/14

Padre Alejandro Moreno, religioso salesiano diventato sociologo, ha fondato nel 1984 a Caracas il Centro di investigazioni popolari e resta, a 79 anni, uno dei migliori specialisti dei «barrios» venezuelani
di Claire Lesegretain

Ha lo stesso patronimico di un celebre giocatore di calcio venezuelano. Ma questo Alejandro Moreno è un salesiano di Don Bosco di 79 anni, conosciuto per i suoi studi sulla delinquenza e sulla violenza in Venezuela e giornalista fisso del settimanale El Nacional. Uno sguardo agli scaffali di libri che tappezzano il suo studio, all'entrata del grande collegio salesiano San Francesco di Sales, al centro di Caracas, è sufficiente a valutare la vastità delle sue ricerche. Non ci sono libri sulla società venezuelana pubblicati negli ultimi cinquant'anni che non abbia memorizzato.


Di origini spagnole – è nato a Toledo nel 1934 – ma vissuto a Caracas e naturalizzato venezuelano fin dall'adolescenza, questo religioso ha optato, dopo gli anni di filosofia e teologia, per lo studio della psicologia “per comprendere meglio gli adolescenti verso i quali sarei stato inviato”. Dopo un dottorato in scienze sociali, insegna all'Università di Carabobo, poi all'Università cattolica Andrés Bello (UCAB) dove è professore emerito. Si rende conto dell'assenza di statistiche sociali affidabili, poiché lo Stato venezuelano non ha né la volontà né i mezzi per creare un istituto indipendente per questo. Fonda quindi nel 1984 il Centro di investigazioni popolari (CIP), la cui sede è anch'essa nel Collegio San Francesco di Sales a Caracas. “Si trattava di comprendere il funzionamento delle famiglie e il modo di vivere del popolo venezuelano”, riassume, col volto stanco e il corpo per metà nascosto dal tavolo di lavoro sovraccarico.

Nel corso degli anni, il CIP è diventato uno dei migliori luoghi di ricerche in scienze sociali, che attira i professori universitari e pubblica testi di riferimento. È quindi sotto la direzione di padre Alejandro Moreno che furono pubblicati, nel 2009, due volumi di una notevole inchiesta sulla delinquenza e sulla violenza popolare, con il titolo "Y salimos a matar gente" (Usciamo ad ammazzare gente). Cofirmati con altri tre sociologi, questi due volumi sono il risultato di centinaia di ore di conversazioni con giovani dei «barrios» (quartieri), in particolare in quello di San Isidro-de-Petare dove padre Moreno ha svolto il suo ministero per più di vent'anni. “Quest'inchiesta è una delle più commoventi e delle più inquietanti che io abbia letto nella mia esistenza”, avverte a guisa di prologo Atanasio Alege, scrittore e professore universitario ben conosciuto in Venezuela. Infatti, queste “storie di vita” – secondo il metodo sociologico della “scuola di Chicago” – fanno comprendere dall'interno come degli adolescenti arrivano, per ozio o per disperazione, ad acquistare ed usare armi e come contribuiscano a deteriorare la società.
“La società dei barrios è centrata sulle madri, spiega padre Moreno, affondato nella sua poltrona in pelle. La donna non esiste se non in quanto madre e l'uomo in quanto è e resta figlio di sua madre”. Per padre Moreno è un “grosso errore” considerare la violenza come il risultato della distruzione delle famiglie perché “sono più di quindici secoli che la società sudamericana funziona così: è la madre che sostiene tutto, il padre non fa che passare, quando passa…”.

Una constatazione che non gli impedisce di denunciare “la debolezza delle istituzioni e di tutto il sistema di sicurezza”, dall'elezione nel 1998 del presidente Hugo Chavez deceduto l'anno scorso. “Le leggi sono stati cambiate in maniera ambigua, cosicché la loro applicazione è diventata arbitraria; il che ha come conseguenza il favorire una impunità quasi assoluta”, afferma il salesiano ricordando che in Venezuela il 94% dei crimini non vengono né indagati né perseguiti. “Per questo, si è a poco a poco forgiata una mentalità secondo la quale, se si vuole qualcosa, la si può ottenere con le armi”. Analisi alimentate dalle “storie di vita” I numerosi studi pubblicati da circa trent'anni dal Centro di investigazioni popolari (CIP) riguardano sia la donna venezuelana (“La storia di Felicia Valera”) che l'uomo venezuelano (“Cercando il padre”), nonché il linguaggio e le conoscenze dei giovani dei barrios (“Il cerchio e la trama”)…

Queste inchieste del CIP si basano su metodi detti “qualitativi”, principalmente sulle “storie di vita” e sulla “ermeneutica conviviale”, lontani dai metodi classici più direttivi e lontani. “Solo interviste approfondite permettono di comprendere le motivazioni profonde e le relazioni degli abitanti con il loro ambiente”, insiste padre Alejandro Moreno. Il che fa dire alla sociologa venezuelana Veronica Zubillaga, che è stata sua allieva, che il prete salesiano ha contribuito a stabilire una “ontologia” (studio dell'essere) della vita nei barrios.

Tratto da La Croix, traduzione Finesettimana.org

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