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Chiesa
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La chiesa come spazio simbolico

Interno di una chiesa

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Dimensione Speranza - pubblicato il 08/01/14

La comprensione dei "segni", che troviamo lungo il cammino che ci porta alla Liturgia eucarestica, è fondamentale per capirne il suo significato

La comprensione dei "segni", che troviamo lungo il cammino che ci porta alla Liturgia Eucarestica, è fondamentale per capirne il suo significato.

1. Per iniziare

Possiamo iniziare l’incontro del gruppo (liturgico… catechesi adulti…) con queste sollecitazioni:

All’aula si accede attraverso un atrio e una porta d’ingresso. Mentre l’atrio è spazio significativo dell’accoglienza materna della chiesa, la porta. è l’elemento significativo del Cristo, ‘porta’ del gregge (La progettazione di nuove chiese 21).

– Superato il sagrato e la soglia, che cosa è necessario per riconoscersi come assemblea riunita per la celebrazione eucaristica?

– In che modo viene dato rilievo ai riti di accoglienza, soprattutto per quanto riguarda i sacramenti del battesimo e del matrimonio, come viene proposto dal nuovo rito?

– Vengono valorizzati in modo diverso i singoli luoghi liturgici (ambone, fonte battesimale e custodia eucaristica) per celebrazioni specifiche (per esempio veglia di preghiera, adorazione eucaristica)?

2. Per riflettere

Ogni celebrazione prevede un passaggio dall’esterno all’interno e un successivo ritorno alla quotidianità. Da qui scaturisce l’esigenza di spazi d’incontro, come un sagrato o un porticato, collegati alla chiesa che la anticipino e la prolunghino al di qua della soglia vera e propria.

Se, dunque, lo spazio liturgico ha una sua soglia, allora possiamo dire che di qua della soglia ci sono persone con le loro gioie, le loro speranze, le loro tristezze o angosce, e che ogni fedele non giunge alla celebrazione eucaristica già preparato su quello che farà, perché ha i suoi problemi che lo assillano e che, forse, gli impediscono di sintonizzarsi in modo ottimale sull’azione liturgica alla quale prende parte. È necessario, quindi, creare un raccordo tra ‘il fuori’ e ‘il dentro’, tra il ‘feriale’ e il ‘festivo’, perché, secondo Guardini, già prima della soglia «l’invisibile parla agli uomini e si intrattiene con loro per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Li conduce per mano fino alla soglia e oltre la soglia».

Il primo elemento che ci introduce nella chiesa, che ci invita alla festa, è dunque il portale d’ingresso. La tradizione artistica ha sempre considerato con particolare riguardo il portale della chiesa, perché la bellezza del portale era già un primo incontro con la bellezza della chiesa e della festa che vi si celebrava. «Il portale – afferma Guardini – non ha solo la funzione di porta da cui uno entra ed esce dalla chiesa, ma anche di richiamo e simbolo di ciò che l’attende». E anche se le nostre chiese non possiedono portali riccamente decorati non dovremmo varcare frettolosamente, quasi di corsa, quella soglia! Il nostro non sia solo un ‘passare’ per entrare, ma un avanzare in quell’ambiente che è già anticipazione della Gerusalemme celeste.

Entrare attraverso quella porta è riconoscere che è Cristo la nostra meta, poiché ogni celebrazione è un incamminarsi verso Cristo e anche se ormai le nostre chiese non sono più ‘orientate’ in senso cosmico come nell’antichità, lo sguardo di chi entra in chiesa, deve essere orientato in senso cristologico, deve percepire che quella chiesa-edificio è ‘icona escatologica’ grazie al collegamento dinamico che unisce il sagrato alla porta, all’aula, all’altare.

Purtroppo nella fretta con cui si svolgono molte celebrazioni eucaristiche, sono proprio i riti di accoglienza a essere sacrificati; raramente viene fatta la processione introitale e talvolta viene omesso anche il canto d’ingresso; è invalsa, purtroppo, l’abitudine ad arrivare tardi, ritenendo che la celebrazione abbia inizio con la liturgia della Parola. Invece bisogna pensare a come il fedele esce dall’atmosfera ordinaria in cui è immersa la sua vita, come si immette nell’assemblea dei fedeli, come viene accolto e si trova dentro la grande aula, in che rapporto si sente con i presenti, con il presbiterio e con Dio. La ‘chiesa-comunità che si raduna’ deve diventare ‘chiesa-comunità di ascolto ‘, e tale comunicazione deve essere favorita anche tecnicamente, per poi convergere nella ‘chiesa-comunità conviviale’.

Qualcuno obietta che si sta perdendo il senso della ‘sacralità del luogo’, diventato più il luogo della chiacchiera che non il luogo privilegiato dell’incontro con Dio e con i fratelli. Occorre, forse, riscoprire quei gesti semplici che ci aiutano a ‘varcare la soglia’, come, il segno della croce e il fare silenzio; occorre reimparare a leggere i segni e le suggestioni simboliche legate all’azione liturgica, occorre imparare a vivere nella bellezza per poter celebrare con la bellezza.

La croce, l’immagine della Madonna, del patrono e altre eventuali immagini devono trovare nel celebrare la loro espressività rituale: sono molto più che un ornamento. Il programma iconografico unisce, allora, la storia del popolo in cammino a coloro che sono già beati nel Cielo e nella pietà popolare convergono le istanze del vissuto, i bisogni emozionati e i propri impegni religiosi. Tali espressioni artistico-religiose vanno, quindi, riscoperte e ricomprese, così da continuare a vivere la pietà popolare nella cultura dell’oggi.

Tante nostre celebrazioni risultano fredde e insignificanti, perché trascurano quasi completamente la dimensione emotiva dell’uomo, il suo desiderio di armonia e autenticità, perché non tengono conto che l’uomo ha tutti i cinque sensi che interagiscono e hanno un ruolo nell’azione liturgica. Ci si scorda che l’udito non è solo per l’ascolto della parola di Dio, ma anche per il linguaggio della musica e del silenzio, che la vista abbraccia l’estetica del luogo, ma coglie anche gli atteggiamenti, i gesti, le immagini. Così il tatto è sensibile al contatto di una stretta di mano, all’abbraccio e il gusto ci aiuta nel mangiare e bere il pane e il vino eucaristico. Infine c’è l’odorato, il più trascurato dei nostri sensi, mentre il profumo dell’incenso, dei fiori, ma anche quello dei frutti e delle foglie odorifere possono tra- smettere grandi emozioni e messaggi.

3. Per agire

L’ambiente-chiesa non ci suscita più alcuna emozione, alcuno stupore, perché abbiamo sempre tutto a disposizione: tutti i segni sono sempre presenti e pertanto diventato scontati. Bisogna invece proporli gradualmente, riscoprirli volta per volta, a seconda del loro uso e del loro significato all’interno di quella particolare celebrazione.

– In quasi tutte le chiese, lungo la navata, si trovano le immagini della via crucis; si potrebbe toglierle durante tutto l’anno e riproporle, sistemandole nel modo più opportuno, nel periodo quaresimale: sicuramente si avrà una maggiore incisività del messaggio.

– Allo stesso modo si possono valorizzare tanti elementi spesso accantonati nelle cantine e nelle soffitte che, usati anche per una sola liturgia nel corso dell’anno, possono riacquistare un loro senso e solennizzare quelle festività per le quali erano state originariamente realizzati (L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica 42). Infatti, non sono da trascurare, durante l’anno liturgico, le feste mariane, quelle dei santi e quelle legate alla pietà popolare.

– Evitare manifesti, cartelloni o grandi scritte, spesse volte anche banali, che mettono in secondo piano o addirittura nascondono, gli stessi luoghi della celebrazione. Anche per le attività proposte dai gruppi catechistici, che sono certamente importanti in alcuni momenti della vita della comunità parrocchiale (come in Avvento e in Quaresima) è necessario pensare a uno spazio che non sia il presbiterio.

– 1’eccessivo moltiplicarsi di
materiale pubblicitario o informativo richiede una collocazione idonea, che non sia il portale d’ingresso della chiesa.

4. Per concludere

Si potrebbe proporre un ‘pellegrinaggio’ liturgico-sacramentale da compiersi all’interno della chiesa. Può essere organizzato in una sola giornata, magari nel giorno della dedicazione della chiesa o per la festa del santo patrono della parrocchia, ma anche suddiviso secondo i momenti dell’anno liturgico per una catechesi che coinvolga tutta la comunità parrocchiale, dai bambini agli adulti. I luoghi proposti per il pellegrinaggio sono:

1. porta d’ingresso;

2. fonte battesimale;

3. ambone;

4. altare;

5. custodia eucaristica;

6. confessionale o area penitenziale;

7. crocifisso;

8. immagine di Maria.

A seconda della modalità scelta si preparano le letture, le preghiere, le riflessioni più adatte, non senza aver prima preparato anche i luoghi presso i quali si effettueranno le diverse tappe del pellegrinaggio:

Avanzare in una chiesa, andare in processione fare una via crucis, hanno per scopo di ricordare la condizione itinerante del cristiano (mons. Albert Rouet).

Articolo pubblicato su Dimensione Speranza

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