La comprensione dei "segni", che troviamo lungo il cammino che ci porta alla Liturgia eucarestica, è fondamentale per capirne il suo significato
La comprensione dei "segni", che troviamo lungo il cammino che ci porta alla Liturgia Eucarestica, è fondamentale per capirne il suo significato.
1. Per iniziare
Possiamo iniziare l’incontro del gruppo (liturgico… catechesi adulti…) con queste sollecitazioni:
All’aula si accede attraverso un atrio e una porta d’ingresso. Mentre l’atrio è spazio significativo dell’accoglienza materna della chiesa, la porta. è l’elemento significativo del Cristo, ‘porta’ del gregge (La progettazione di nuove chiese 21).
– Superato il sagrato e la soglia, che cosa è necessario per riconoscersi come assemblea riunita per la celebrazione eucaristica?
– In che modo viene dato rilievo ai riti di accoglienza, soprattutto per quanto riguarda i sacramenti del battesimo e del matrimonio, come viene proposto dal nuovo rito?
– Vengono valorizzati in modo diverso i singoli luoghi liturgici (ambone, fonte battesimale e custodia eucaristica) per celebrazioni specifiche (per esempio veglia di preghiera, adorazione eucaristica)?
2. Per riflettere
Ogni celebrazione prevede un passaggio dall’esterno all’interno e un successivo ritorno alla quotidianità. Da qui scaturisce l’esigenza di spazi d’incontro, come un sagrato o un porticato, collegati alla chiesa che la anticipino e la prolunghino al di qua della soglia vera e propria.
Se, dunque, lo spazio liturgico ha una sua soglia, allora possiamo dire che di qua della soglia ci sono persone con le loro gioie, le loro speranze, le loro tristezze o angosce, e che ogni fedele non giunge alla celebrazione eucaristica già preparato su quello che farà, perché ha i suoi problemi che lo assillano e che, forse, gli impediscono di sintonizzarsi in modo ottimale sull’azione liturgica alla quale prende parte. È necessario, quindi, creare un raccordo tra ‘il fuori’ e ‘il dentro’, tra il ‘feriale’ e il ‘festivo’, perché, secondo Guardini, già prima della soglia «l’invisibile parla agli uomini e si intrattiene con loro per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Li conduce per mano fino alla soglia e oltre la soglia».
Il primo elemento che ci introduce nella chiesa, che ci invita alla festa, è dunque il portale d’ingresso. La tradizione artistica ha sempre considerato con particolare riguardo il portale della chiesa, perché la bellezza del portale era già un primo incontro con la bellezza della chiesa e della festa che vi si celebrava. «Il portale – afferma Guardini – non ha solo la funzione di porta da cui uno entra ed esce dalla chiesa, ma anche di richiamo e simbolo di ciò che l’attende». E anche se le nostre chiese non possiedono portali riccamente decorati non dovremmo varcare frettolosamente, quasi di corsa, quella soglia! Il nostro non sia solo un ‘passare’ per entrare, ma un avanzare in quell’ambiente che è già anticipazione della Gerusalemme celeste.
Entrare attraverso quella porta è riconoscere che è Cristo la nostra meta, poiché ogni celebrazione è un incamminarsi verso Cristo e anche se ormai le nostre chiese non sono più ‘orientate’ in senso cosmico come nell’antichità, lo sguardo di chi entra in chiesa, deve essere orientato in senso cristologico, deve percepire che quella chiesa-edificio è ‘icona escatologica’ grazie al collegamento dinamico che unisce il sagrato alla porta, all’aula, all’altare.
Purtroppo nella fretta con cui si svolgono molte celebrazioni eucaristiche, sono proprio i riti di accoglienza a essere sacrificati; raramente viene fatta la processione introitale e talvolta viene omesso anche il canto d’ingresso; è invalsa, purtroppo, l’abitudine ad arrivare tardi, ritenendo che la celebrazione abbia inizio con la liturgia della Parola. Invece bisogna pensare a come il fedele esce dall’atmosfera ordinaria in cui è immersa la sua vita, come si immette nell’assemblea dei fedeli, come viene accolto e si trova dentro la grande aula, in che rapporto si sente con i presenti, con il presbiterio e con Dio. La ‘chiesa-comunità che si raduna’ deve diventare ‘chiesa-comunità di ascolto ‘, e tale comunicazione deve essere favorita anche tecnicamente, per poi convergere nella ‘chiesa-comunità conviviale’.