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La forza delle donne nel cinema

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Ary Waldir Ramos Díaz - Aleteia Team - pubblicato il 02/01/14

Intervista a padre Lloyd Baugh, esperto di teologia e cinema

Aleteia ha intervistato padre Lloyd Baugh, esperto di teologia e della settima arte, su un ciclo di conferenze sulla “forza delle donne nel cinema” organizzato dalla Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana (PUG) di Roma e che terminerà il 15 gennaio prossimo.

Per padre Baugh, decano della Facoltà, la riflessione teologica sulle opere cinematografiche è una specializzazione accademica che dura 28 anni, alimentata da un gran numero di libri, articoli, seminari e conferenze a livello internazionale.

Come sta cambiando il ruolo rappresentato dalla donna nel cinema contemporaneo?

Lloyd Baugh: Il cinema è spesso a favore o contro i cambiamenti sociali. Parlando specificatamente del ruolo della donna, dal mio punto di vista nel cinema popolare esiste una tendenza a non accettare lo sviluppo dinamico che si sta verificando in tutte le società, siano esse in Africa, Asia, Europa o nelle Americhe.

Il cinema popolare in genere non mette molto in discussione lo statu quo. Il ruolo della donna nel cinema d’azione, ad esempio, non è molto rivoluzionario. Non riflette le innumerevoli possibilità che esistono per scoprire la donna di oggi.

Il cinema d’arte, invece, discute il ruolo tradizionale della donna.

Il cinema d’arte è creativo perché cerca di riflettere nuove realtà, cerca di porre domande prima di dare semplici risposte. La mia posizione personale è a favore del cinema d’autore (d’arte), che cerca di approfondire gli argomenti, i temi, le situazioni reali, per cui esplora i vari ruoli che la donna deve rappresentare nella società. Rappresentare attraverso il cinema una donna forte è assumere la realtà del mondo contemporaneo.

Il cinema ha il potere di aiutare a cambiare l’immagine di una donna sottomessa e poco attiva nei cambiamenti sociali del mondo?

Lloyd Baugh: Io parlerei di due tipi di cinema: il cinema commerciale e quello d’autore (d’arte). Il cinema commerciale spesso riflette una realtà conservatrice ed è realizzato per guadagnare soldi con la produzione di pellicole sentimentali, d’azione, umoristiche.

In base alla mia esperienza, si tratta di un tipo di cinema che non contraddice l’immagine classica della donna. Non spezza lo statu quo. La donna è manipolata dall’uomo, per le circostanze per cui deve stare a casa o almeno al servizio dell’uomo protagonista della pellicola. Una donna subordinata all’uomo, limitata. “La donna deve stare al suo posto”.

Il cinema d’arte è più audace perché dà più spazio alla donna, alla donna com’è di fatto e come può essere nel cinema. Fa vedere immagini di donne che mostrano altri livelli della realtà nella società contemporanea. Non limita la donna, piuttosto la libera, perché sia la persona che deve essere. Non è più una donna appendice dell’uomo al servizio di questi, ma una donna, un essere umano forte.

Hollywood sta riscoprendo le storie della Bibbia. L’anno prossimo usciranno film come “Noè”, diretto da Darren Aronofsky e interpretato da Russell Crowe ed Emma Watson. Che opinione ha di questo tipo di cinema?

Lloyd Baugh: L’esperienza pratica del cinema biblico non suscita in me grandi speranze, e non solo per il ruolo della donna in questi film, ma per la qualità che dovrebbe avere. Abbiamo tanti esempi relativi a episodi biblici, a figure bibliche. E in genere queste pellicole restano al livello di film d’azione con un semplice riferimento all’autentico testo biblico.

Non ripongo quindi grandi speranze in questo tipo di cinema. Probabilmente, se la produzione è fatta bene, venderà, ma credo che non abbia un grande impatto teologico o sociologico. Non penso che queste opere daranno nuovi ruoli alle donne bibliche. Non credo che rappresenteranno le donne della Bibbia per come sono in realtà, per come sono state davvero.

Qual è la sua opinione sul cinema che rappresenta Maria di Nazareth o Maria Maddalena?

Lloyd Baugh: Il cinema sulla Madre di Gesù suscita molte perplessità. Mostra una Maria devota, passiva, sottomessa. È l’unico ruolo concesso a Maria nel cinema.

Dobbiamo capire che secondo gli studiosi della Bibbia Maria madre di Gesù e altre donne del Nuovo Testamento sono forti, sono donne con un dinamismo intenso e ampio, oltre ad avere un impatto molto forte sulle comunità di quell’epoca.

E Maria Maddalena?

Lloyd Baugh: Maria Maddalena ha un ruolo “eccezionale” nella Bibbia. Vogliamo pensare a Maria Maddalena come alla grande peccatrice, prostituta, impura, quando invece non lo era. Il cinema ha sottolineato questa immagine distorta per decenni e lo fa ancora oggi.

Maria Maddalena è importante nella nostra fede e nella nostra cultura cristiana perché è stata la prima a testimoniare la resurrezione di Gesù. Maria Maddalena è stata al momento della resurrezione l’apostolo degli apostoli, l’apostolo agli apostoli. È un ruolo forte, ma il cinema lo riflette? Pochissimo. Il momento nel giardino vicino alla tomba di Gesù viene spesso espresso nel cinema come un momento sentimentale. Non riflette il valore forte e profondo di questa figura biblica.

Nel Vangelo non ci sono prove di una Maria Maddalena prostituta. Perché, allora, l’immagine di questa donna è alterata dal cinema e in generale dalla credenza popolare?

Lloyd Baugh: Tutti siamo peccatori. Maria Maddalena non è la prostituta di un episodio precedente della Bibbia, questo è un errore commesso da papa Gregorio Magno (Roma 540-604), che in un’omelia (anno 591) confuse il ruolo di tre donne (Maria di Betania, un’altra donna anonima che Gesù salvò nel momento in cui stava per essere lapidata e Maria Maddalena). L’equazione Maria Maddalena-prostituta salvata non ha quindi un’origine biblica. Il cinema, invece, ha dato a Maria Maddalena il ruolo di prostituta che poi si converte, ma ribadisco che non riflette la realtà biblica.

Possiamo considerare l’equazione cinematografica Maria Maddalena-prostituta il classico esempio del cinema che riduce l’immagine della donna a un essere debole e commovente per antonomasia?

Lloyd Baugh: Maria Maddalena potrebbe essere il simbolo di nuove possibilità per la donna nel cinema religioso.

Il cinema biblico popolare, invece, ha interesse a fare di Maria Maddalena la prostituta. La vediamo in una scena ambigua prima della conversione e poi si trasforma in una santa. Sto pensando ad esempio al film di Martin Scorsese “L’ultima tentazione di Cristo” (Stati Uniti 1988).

Al contrario, poche pellicole sul Vangelo rappresentano con tutta la forza Maria Maddalena come avrebbe il diritto di essere rappresentata: “l’apostolo degli apostoli” al momento della resurrezione. Per me, in questa immagine troviamo la chiave di lettura per poter tornare a immaginare il ruolo di Maria Madre di Gesù, il ruolo di Marta e Maria, il ruolo delle profetesse dell’Antico Testamento.

Bisogna tornare all’origine, non rappresentando storie sentimentali, ma narrazioni coraggiose che riflettono l’importanza del ruolo di queste donne nel cristianesimo.

Uno sceneggiatore cinematografico affronta vari problemi trovando pochi riferimenti biblici alla figura di Maria di Nazareth…

Lloyd Baugh: Nel caso di Maria Madre di Gesù abbiamo poca realtà autenticamente biblica. Uno dei fatti più rappresentativi nella Bibbia è l’annunciazione.

Dall’altro lato, sappiamo poco di ciò che ha fa
tto Maria a Betlemme. Ci sono due o tre riferimenti nel testo biblico. La visita ad Elisabetta e la presentazione di Gesù al tempio. Poi scompare.

Una pellicola che deve durare due ore deve inventare la vita di Maria Madre di Gesù. Il problema è quando si cade nel sentimentalismo.

A questo proposito, una pellicola intitolata “Maria di Nazareth” diretta da Giacomo Campiotti (Italia 2013), prodotta dalla RAI e trasmessa di recente [8 dicembre], narra il rapporto tra Maria e Maria Maddalena. Il film ha vari elementi di fiction e pochi elementi biblici.

Ma Maria Madre di Gesù è l’unico ruolo che si può dare a Maria? Potrebbe averne un altro? Se Maria è rappresentata come la madre in una lunga serie di episodi non autenticamente biblici, c’è un problema perché non rappresenta la Maria autentica.

Forse rappresenta una Maria “di sogno” per lo sceneggiatore, ma è capace di riflettere la realtà biblica? Esprime la realtà teologica di Maria? Nutro dei dubbi al riguardo.

Per vedere una Maria forte, coraggiosa, quasi apostolo, ritengo eccezionale la pellicola sudafricana sul Vangelo “Son of Man” (Mark Dornford-May, 2006), in cui Maria Madre di Gesù ha un ruolo evangelico rivoluzionario al momento della morte e resurrezione di Gesù.

Che cosa vuol dire che un film è religioso?

Lloyd Baugh: A volte il termine riduce questa lettura ai santi, ai profeti, ai martiri. A mio avviso, questa definizione di cinema religioso si può estendere ad altre pellicole. Direi che si può vedere il cinema in un altro modo. Il cinema, come l’arte pittorica, esprime nuove forme e riflessioni bibliche e teologiche.

Esiste una spiritualità o una teologia implicita in pellicole che non hanno la definizione “religiose”?

Lloyd Baugh: Ci sono film come “Il pranzo di Babette” di Gabriel Axel (Danimarca 1987) in cui una donna è la metafora di Gesù e dell’evento della salvezza; “Bagdad Café” di Percy Adlon (Germania 1992); “Il Decalogo VI – Non desiderare la donna d’altri” di Krzysztof Kieslowski (Polonia 1984), in cui abbiamo una Maria Maddalena forte. Un altro esempio di cinema d’autore è il film “Veronica Guerin” di Joel Schumacher (Stati Uniti, 2003), in cui una donna lotta contro la corruzione, una posizione cristiana e morale. La protagonista finisce per essere una martire.

Potrebbe raccomandare altri film con significato profondo e cristiano da vedere in questo periodo di festa e di vacanze natalizie e per l’anno nuovo?

Lloyd Baugh: Cerchiamo di ampliare il concetto di cinema religioso. Penso anche al film “Romero” di John Duigan (Stati Uniti, 1989), che mostra i passi del sacerdote fino a diventare arcivescovo. Romero ha un’esperienza di conversione profonda che lo obbliga a dedicarsi alla situazione dei poveri e alle vittime di ingiustizia e lo fa essere un martire. Per me sono film importanti.

Ci sono poi i dieci film de “Il Decalogo” di Krzysztof Kieslowski. Noi che apparteniamo alla Chiesa abbiamo a volte la tentazione di dire “Questo film non ha alcun valore” perché Kieslowski ha detto “Sono ateo”.

“Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (Italia, 1964), una delle pellicole più importanti su Gesù, è disprezzato da alcuni all’interno della Chiesa che dicono: “Questo film non ha alcun valore perché Pasolini era comunista, omosessuale e ateo”. Io non accetto queste argomentazioni. Prima guardiamo il film e poi potremo giudicare.

Prossimo appuntamento cinematografico alla Pontificia Università Gregoriana di Roma:

15/01/2014
Facoltà di Scienze Sociali
Proiezione di Veronica Guerin. Il prezzo del coraggio, di Joel Schumacher (Stati Uniti, 2003)
Commento di Mary McAleese, Facoltà di Diritto Canonico
Ciclo “La forza della donna: 4 film-testimonianza di impegno, creatività e coraggio coniugati al femminile”
Ore 12.30. Aula Magna. Ingresso libero.

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