Intervista a padre Lloyd Baugh, esperto di teologia e cinema
Aleteia ha intervistato padre Lloyd Baugh, esperto di teologia e della settima arte, su un ciclo di conferenze sulla “forza delle donne nel cinema” organizzato dalla Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana (PUG) di Roma e che terminerà il 15 gennaio prossimo.
Per padre Baugh, decano della Facoltà, la riflessione teologica sulle opere cinematografiche è una specializzazione accademica che dura 28 anni, alimentata da un gran numero di libri, articoli, seminari e conferenze a livello internazionale.
Come sta cambiando il ruolo rappresentato dalla donna nel cinema contemporaneo?
Lloyd Baugh: Il cinema è spesso a favore o contro i cambiamenti sociali. Parlando specificatamente del ruolo della donna, dal mio punto di vista nel cinema popolare esiste una tendenza a non accettare lo sviluppo dinamico che si sta verificando in tutte le società, siano esse in Africa, Asia, Europa o nelle Americhe.
Il cinema popolare in genere non mette molto in discussione lo statu quo. Il ruolo della donna nel cinema d’azione, ad esempio, non è molto rivoluzionario. Non riflette le innumerevoli possibilità che esistono per scoprire la donna di oggi.
Il cinema d’arte, invece, discute il ruolo tradizionale della donna.
Il cinema d’arte è creativo perché cerca di riflettere nuove realtà, cerca di porre domande prima di dare semplici risposte. La mia posizione personale è a favore del cinema d’autore (d’arte), che cerca di approfondire gli argomenti, i temi, le situazioni reali, per cui esplora i vari ruoli che la donna deve rappresentare nella società. Rappresentare attraverso il cinema una donna forte è assumere la realtà del mondo contemporaneo.
Il cinema ha il potere di aiutare a cambiare l’immagine di una donna sottomessa e poco attiva nei cambiamenti sociali del mondo?
Lloyd Baugh: Io parlerei di due tipi di cinema: il cinema commerciale e quello d’autore (d’arte). Il cinema commerciale spesso riflette una realtà conservatrice ed è realizzato per guadagnare soldi con la produzione di pellicole sentimentali, d’azione, umoristiche.
In base alla mia esperienza, si tratta di un tipo di cinema che non contraddice l’immagine classica della donna. Non spezza lo statu quo. La donna è manipolata dall’uomo, per le circostanze per cui deve stare a casa o almeno al servizio dell’uomo protagonista della pellicola. Una donna subordinata all’uomo, limitata. “La donna deve stare al suo posto”.
Il cinema d’arte è più audace perché dà più spazio alla donna, alla donna com’è di fatto e come può essere nel cinema. Fa vedere immagini di donne che mostrano altri livelli della realtà nella società contemporanea. Non limita la donna, piuttosto la libera, perché sia la persona che deve essere. Non è più una donna appendice dell’uomo al servizio di questi, ma una donna, un essere umano forte.
Hollywood sta riscoprendo le storie della Bibbia. L’anno prossimo usciranno film come “Noè”, diretto da Darren Aronofsky e interpretato da Russell Crowe ed Emma Watson. Che opinione ha di questo tipo di cinema?
Lloyd Baugh: L’esperienza pratica del cinema biblico non suscita in me grandi speranze, e non solo per il ruolo della donna in questi film, ma per la qualità che dovrebbe avere. Abbiamo tanti esempi relativi a episodi biblici, a figure bibliche. E in genere queste pellicole restano al livello di film d’azione con un semplice riferimento all’autentico testo biblico.
Non ripongo quindi grandi speranze in questo tipo di cinema. Probabilmente, se la produzione è fatta bene, venderà, ma credo che non abbia un grande impatto teologico o sociologico. Non penso che queste opere daranno nuovi ruoli alle donne bibliche. Non credo che rappresenteranno le donne della Bibbia per come sono in realtà, per come sono state davvero.