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Il fondo salva banche allontana l’ombra dei default

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Team - pubblicato il 20/12/13

Becchetti: l'unione bancaria è nel segno della condivisione delle responsabilità tra gli stati dell'Unione Europea. Ma ora norme etiche anti-speculazione per manager e trader e più tutele per chi deposita denaro

«Per l’Europa è stato un giorno positivo. Per meglio dire, è stata una notte positiva. L’accordo sull’unione bancaria, raggiunto in tarda serata a Bruxelles mercoledì 18 dicembre, segna un passo avanti importante nell’integrazione europea. Un passo nella direzione giusta, anche se incompleto» (Le Monde, 19 dicembre).

«L'intesa, che è stata definita "storica" dal ministro dell'Economia italiano Fabrizio Saccomanni, dovrà ora essere approvata dal Parlamento europeo entro la fine della legislatura. Ai più l'accordo apparirà un compromesso al ribasso. Eppure comporta una importante cessione di sovranità e una prima mutualizzazione di risorse» (Il Sole 24 Ore, 19 dicembre).

Vengono stabilite fondamentalmente due cose. La prima: gli Stati daranno vita ad un fondo salva-banche unico, finanziato con prelievi sugli istituti di credito a livello nazionale. Inizialmente sarà formato da compartimenti nazionali che alla fine confluiranno in un unico fondo nel giro di dieci anni. Nel primo anno, le banche in default controllato potranno attingere solo al fondo del proprio Paese, ma negli anni successivi, man mano che il fondo cresce, ci sarà una mutualizzazione progressiva delle risorse.

Il "backstop" o paracadute voluto dall'Italia assicura che nella fase iniziale del fondo, dopo l'auto-salvataggio o 'bail-in' delle banche che assegna le perdite ad azionisti, obbligazionisti e grandi depositi, se a una banca serviranno ancora fondi, si potranno avere "finanziamenti ponte" da parte degli Stati o del fondo salva-Stati Esm.

La seconda componente del meccanismo di risoluzione unico è l'autorità che prende la decisione di far fallire una banca in difficoltà: sarà un board formato da rappresentanti delle autorità nazionali, che agirà su impulso della Bce. Saranno gli Stati ad avere l'ultima parola, perché la Commissione, che avrebbe voluto voce in capitolo, è stata invece in pratica estromessa. La decisione su come e quando "risolvere" una banca sarà presa in 24 ore, come voleva la Bce. Il meccanismo unico di risoluzione si applicherà a tutte le banche supervisionate dalla Bce, entrerà in vigore il 1 gennaio 2015 (La Repubblica, 19 dicembre).

«L'Unione Europea è più forte quando procede unita pertanto l'accordo deve essere visto con favore – commenta il professore Leonardo Becchetti, docente di Economia Politica all'Università di Roma "Tor Vergata" – perché rappresenta un "ombrello" più grande per le banche in crisi».

E' soddisfacente il nuovo meccanismo di protezione delle banche europee?

Becchetti: «Sicuramente ci sono una serie di interessanti protezioni che prevedono interventi prima degli azionisti, poi dei depositanti con conti superiori a 100mila euro e infine del fondo comunitario. Di contro ritengo che non sia corretto coinvolgere i soldi dei depositanti in queste operazioni».

Per quale motivo?

Becchetti: «Una banca commerciale può usare i soldi dei depositanti per fare attività speculativa. Ma il depositante si rivolge ad una banca perché pensa che i suoi soldi siano al sicuro, non perché con quei soldi debbano essere fatte operazioni speculative. Se la banca fallisce, il depositante incassa oltre al danno anche la beffa. Nel provvedimento andava introdotta una norma modello Volcker Rule approvata negli Usa».

I depositanti pagano al posto dei manager?

Becchetti: «Il paradosso è proprio questo. Se c'è questo nuovo meccanismo di protezione a monte, ma se al contempo abbiamo dei trader che non pagano nulla in caso di perdite per le loro operazioni, se abbiamo manager con le le stock option non vengono penalizzati neppure in caso di perdita, allora manager e trader saranno ancora più incentivati a fare speculazione. Pertanto nel provvedimento andava rivista la formula degli incentivi ai manager e introdotte penalità per i trader. E poi aggiungo ancora un limite».

A che si riferisce?

Becchetti: «Non si tiene conto della specificità del sistema bancario. Una grande banca e una banca di credito cooperativo locale hanno profili molto diversi tra loro, hanno funzioni e natura diverse. C'è il rischio che nella rete dei controlli dell'autorità di vigilanza finiscano solo le grandi banche».

Ha una dimensione etica questo provvedimento?

Becchetti: «Certo. La condivisione e la mutualizzazione delle responsabilità tra i paesi europei è un principio importante nel settore bancario».

Il sistema bancario italiano avrà benefici?

Becchetti: «Dipende tutto da come saranno valutati in Europa i titoli pubblici delle banche italiane. Se si attribuisce ai titoli pubblici delle nostre banche un fattore di rischio elevato, allora le si mette in grande difficoltà. La conseguenza sarebbe che le banche sarebbero costrette a ridurre in maniera repentina i titoli in loro possesso. Ma il dato reale è che rischi eccessivi non esistono e di questo l'Europa ne è a conoscenza».

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