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L’ideologia gender nella scuola dell’infanzia

Coppia gay con due bambine

© JEAN-PHILIPPE KSIAZEK/AFP

La nuova Bussola quotidiana - pubblicato il 18/12/13

Approvato un progetto di formazione per gli asili comunali di Venezia sulle famiglie omogenitoriali e l'omosessualità

di Tommaso Scandroglio

Immemori che il 25 dicembre si celebra la nascita di Gesù, molti affermano che il Natale è la festa dei bambini. Il Comune di Venezia ha pensato bene invece di far la festa ai bambini introducendo in tutti i nido e asili comunali delle lezioni sull’omosessualità.

Per l’anno scolastico 2013-2014 è stato infatti approvato per tramite dell’Assessorato Politiche Educative e Politiche per la Famiglia un “Piano di Formazione” per le “Educatrici e Insegnanti dei Servizi per l’Infanzia Comunali” che tra le altre cose prevede corsi di formazione per le maestre il cui focus è lo sdoganamento in tenera età della teoria del gender. Tra i docenti figura Ilaria Trivellato, referente delle Famiglie Arcobaleno per l’Emilia Romagna.

In merito alla formazione degli insegnanti nel “Piano di Formazione” si può leggere che “il percorso […] ha l’obiettivo di aumentare le informazioni relative alle nuove tipologie di famiglia in Italia. […] L’educazione di genere pone fra gli obiettivi quello di accrescere la conoscenza sulle famiglie omogenitoriali ed i loro bambini”. Si chiamano “pratiche educative inclusive”.
Riguardo invece ai piccoli ospiti degli asili, il documento prosegue mettendo in guardia da un pericolo: “succede talvolta che gli sguardi e le parole che gli adulti rivolgono ai bambini veicolino una valorizzazione o una svalutazione legate al maschile e al femminile che si insinua negli esempi, nei giochi e nei giocattoli, nei libri letti, nelle filastrocche e nelle fiabe, nei modi di dire”. Tutto questo può ingenerare “profonde asimmetrie e stereotipi legati a identità e ruoli di genere”. Tradotto significa che guai se le bambine vogliono giocare con le bambole perché si sentono piccole mamme e guai se i maschietti tirano calci ad un pallone, gioco troppo virile. E guai soprattutto se si crede ancora che l’universo della specie umana sia divisa in maschi e femmine. Le nuance dell’identità sessuale sono invece infinite ed indefinite.

Detto questo ecco gli obiettivi che si pone il corso in questo specifico ambito: “accrescere le conoscenze sulle famiglie omosessuali e i loro bambini; potenziare le competenze relative alla comunicazione con i genitori omosessuali; perfezionare le pratiche educative affinché siano inclusive dei bambini che vivono in famiglie non tradizionali”.
Se andiamo poi a spulciare il programma didattico del corso per gli insegnanti troviamo lezioni su “famiglie omogenitoriali e diritti negati; casi, situazioni e ‘imbarazzismi’ in classe, che fare?”. La soluzione degli hard cases prevede giochi di ruolo tra i docenti. Lasciamo all’immaginazione del lettore riempire di significato quest’ultima espressione. Il programma prosegue con “una educatrice di nido e una di materna [che] raccontano la loro esperienza ‘arcobaleno’; le mamme arcobaleno [che] raccontano il loro rapporto con la scuola e le educatrici dei loro figli”.
Una volta imbottiti dei dogmi del credo omosessualista, va da sé che le maestre di asilo saranno pronte a far leggere filastrocche omo ai bambini ed a inventare role playing arcobaleni dove Anna si fingerà Marco e Claudio darà un bacio sulla guancia a Stefano.

Più che un futuro arcobaleno per i bambini di Venezia ci pare che questo sarà un futuro orcobaleno. Si badi bene: tale iter formativo non è una trovata bislacca del comune di Venezia, ma, come sa bene il lettore della Nuova Bussola, ricalca fedelmente le indicazioni contenute nel documento della Sezione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal titolo “Standards for Sexuality Education in Europe”, in quello denominato “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” pubblicato dal nostro Dipartimento delle Pari Opportunità e infine nel recente Decreto scuola (104/2013) che impone corsi formativi agli insegnanti anche sui temi legati all’orientamento sessuale.

Dicevamo prima che per molti il Natale è la festa dei bambini. Ecco questi bambini per legge non solo sono cresciuti come piccoli gay, ma – andando oltre al caso veneziano – vengono dati in affido a coppie gay (v. l’episodio della bambina data in affido ad una coppia omosessuale di Bologna), uccisi prima di nascere con l’aborto e subito dopo con l’eutanasia infantile (v. il caso della recente legge belga), concepiti in provetta come se fossero cose, usati per la sperimentazione (come vuole il nuovo programma Horizon 2020 della UE), violentati prima dai pedofili e poi dai giudici (v. il caso del pedofilo a cui la Cassazione ha mitigato la pena perché si trattava di “amore”), indotti alla masturbazione a scuola (v. il documento dell’OMS prima citato), fatti prostituire dalle mamme (v. i casi di baby squillo romane) e naturalmente costretti a crescere con un solo genitore perché papà e mamma sono divorziati. Erode al confronto era un boy scout. Buon Natale bambini.

Fonte La Nuova Bussola Quotidiana

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